VIA I RESPONSABILI DEL DISASTRO ECONOMICO DALLA GUIDA DEL PAESE
Questi nostri amari anni sono caratterizzati dalla fine di un sogno, di un’illusione seducente. L’illusione nata dalle speranze dell’Italia del dopoguerra che ridisegnava una mappa di nuovi bisogni, di nuove proposte e la possibilità di una convivenza, da subito però apparsa difficile, tra la società civile e la classe politica, tra il diritto del cittadino a vedere accolte le sue sacrosante richieste e la partitocrazia intrisa di centralismo e burocrazia che tendeva ad usurpare funzioni e poteri negandoli alla collettività, oggi una regola.
Di fronte ad uno Stato nato dalle lotte e dalle rivendicazioni della resistenza, che voleva riaffermare il primato delle conquiste sociali, primato che avrebbe significato il rilancio dell’immagine di civiltà e cultura tipiche della nostra Terra, si sono poste le frequentissime mediocrità di uomini che, preposti alla gestione delle “cosa pubblica”, hanno provocato la marcescenza di situazioni divenute drammatiche, condannandole colpevolmente alla totale disfunzione. Non è un caso che denunce sempre più pressanti si levino da ogni dove: ospedali in sfacelo, spesso senza le più elementari attrezzature; liste d’attesa spaventose per analisi vitali; cronica carenza di fondi, specie per il comparto anziani; sale di pronto soccorso sull’orlo del collasso; una giustizia che fa acqua da tutte le parti; l’occupazione che sta diventando una chimera, così come il diritto alla pensione ad un’età che non sia l’anticamera della morte; una delinquenza sempre più arrogante che recluta con facilità fra le migliaia di immigrati clandestini manodopera a basso costo; una scuola che troppo spesso fa politica e non istruzione; il dilagare delle droghe, troppo spesso offerte ai nostri figli proprio davanti a quelle scuole dove da poveri illusi li mandiamo con fiducia per dar loro una sempre migliore istruzione. Si potrebbe non finire più di elencare quanto sale a gran voce dal popolo, costretto ad assistere allo spreco giornaliero di risorse pubbliche e nel contempo a convivere con problemi sempre più gravi e numerosi.
Il nostro Stato, sempre più participio passato del verbo essere, attraverso i governi che negli anni si sono succeduti, infrangendo tutte le regole di buon governo e caratterizzando una bassa morale di gestione che sta toccando il punto più orrendo della degradazione, non ha fatto, in barba alla Costituzione, leggi chiare in favore degli italiani, ma anzi è riuscito a colpire a morte il diritto del cittadino ad essere tutelato. Sana gestione e interessi partitocratici, è palese, non vanno d’accordo, quindi, c’è bisogno di cambiare rotta. Cambiarla nel senso radicale del termine, non c’è più spazio per il vecchio modo di fare politica, bisogna trasformare le attuali disperazioni in speranze e certezze portatrici di sicure realizzazioni. La situazione dell’economia non si è deteriorata improvvisamente, di colpo e per caso. Non è divenuta drammatica perché siamo sfortunati o antipatici, o perché qualcuno ci vuole male. Noi crediamo che vadano identificate con serietà e indipendenza di giudizio le cause di questa crisi economica per poi spiegarle chiaramente ai cittadini. E’ una questione di metodo e di rispetto per la gente a cui adesso si chiedono sacrifici per riparare i danni prodotti da incapaci e delinquenti che negli anni si sono allegramente succeduti alla guida del Paese. Sappiamo che sulle cause della crisi sono stati scritti volumi dotti, sofisticati ed incomprensibili, ma quello che riteniamo necessario è un documento del governo. Il documento dovrà essere scritto con linguaggio comprensibile alla gente comune, quella gente che più soffre per la mancanza di servizi sociali decenti e che più soffrirà per gli ulteriori sacrifici economici che si renderanno necessari. Dovrà essere scritto senza i tecnicismi di professori che non hanno alcuna esperienza pratica e senza le frasi bizantine dei professionisti della politica………… e da esso si dovranno poter ricavare due elementi:
1) Il decalogo degli errori del passato che non dovranno essere ripetuti.
2) L’elenco con nome e cognome, sigle e ragioni sociali delle persone fisiche, delle persone giuridiche e delle associazioni che hanno portato il Paese a questo punto della crisi. Chi ha sbagliato in buona fede, per pochezza culturale o per vigliaccheria, dovrà sparire dalla scena politica. Coloro e sono tanti, che hanno privilegiato i loro interessi personali, non importa se per fare regali alle fidanzate, o per finanziare qualche partito politico, o per garantirsi dei voti, o per qualsiasi altro motivo, non possono restare impuniti. Il governo deve impegnarsi perché questi signori e questi partiti paghino di persona e restituiscano tutto, fino all’ultimo centesimo. La gente si aspetta questo dal governo e devo dire: “Ha tutte le ragioni del mondo!”
Il Segretario Federale
Paolo BINI