Un’amicizia che Italia Terra Celtica rifiuta
1999, solo 16 anni fa, dopo l’ennesima strage scolastica made in U.S.A. avvenuta in un liceo di Denver dove due fanatici, prima di togliersi la vita, avevano ucciso a fucilate e senza disdegnare l’uso di bombe 13 compagni di scuola, il democratico Bill Clinton, uno dei più amati Presidenti americani della storia, arrivò a rivolgere alla Nazione il seguente appello: “E’ ora di insegnare ai nostri figli a risolvere i conflitti con le parole e non con le armi”. Una cosa assolutamente grottesca e aggiungerei, propria di chi non sa nemmeno dove sta di casa la vergogna. L’appello, inutile dirlo, anche i più disattenti se ne saranno accorti, cadde nel vuoto, la violenza nelle scuole statunitensi è rimasta cosa quotidiana e non passa anno senza che le cronache siano costrette ad informarci, seppur contro voglia, di nuove stragi e ferimenti ad opera di studenti definiti pazzi, introversi, difficili o, quando finiscono gli aggettivi, sempre e comunque fanatici di destra.
Fin qui ci potremmo limitare a gridare all’orrore, a prendere le distanze da tale malato e bacato sistema e tutto potrebbe anche avere un senso, invece no! Giorno dopo giorno sembra che l’unico scopo della politica italiana sia quello di tracopiare la società a stelle e strisce, di traslare in Italia il sistema sociale e politico americano. D’altronde il buon Obama con cui Renzi è di recente andato a braccetto ci definisce come grandi amici degli Stati Uniti e noi, da amiconi, come possiamo rifiutare l’insegnamento di vita che ci viene offerto gratuitamente da chi ha la pretesa di esportarlo in tutto il mondo, quando lo ritiene necessario, anche e soprattutto con l’uso delle armi?
Cosa conta se i loro ragazzi a scuola si sparano, cosa conta se episodi come quello recentemente accaduto al tribunale di Milano e per il quale tanto ci siamo scandalizzati, da loro è cosa quotidiana in ciascuno dei 50 Stati che compongono l’Unione?
A quanto pare nulla, la nostra immensa ipocrisia ci porta a odiare chi lotta per la libertà di pensiero, opinione e culto solo quando il diktat arriva da Washington, poi, che ci frega di avere amici che detengono il primato mondiale nei morti da arma da fuoco; che ci frega se fu il bello, bravo e gentile Kennedy a iniziare la guerra in Vietnam e se fu proprio Clinton, quello che voleva insegnare ai ragazzi americani a risolvere le diatribe con la parola e non con la pistola, a volere la guerra in Serbia, a far bombardare una capitale europea, Belgrado, per 72 giorni, causando secondo gli edulcorati dati ufficiali qualcosa come 5.500 morti. Niente, agli italiani tutto questo non interessa, non capiscono e non vogliono capire che i mali della nostra politica e della nostra società derivano quasi unicamente dall’ingerenza americana nella nostra politica interna. A loro cosa interessa se gli italiani muoiono di fame, se non arrivano a fine mese, se percepiscono pensioni e paghe ridicole, se si tolgono la vita perché massacrati dal fisco e se i nostri politici e tutti gli amici che gli girano intorno fanno la vita da nababbi? Niente, non gli interessa niente, loro sono abituati a sostenere e detronizzare dittatori in giro per il mondo ogni volta che gli fa comodo e poi, cosa da non dimenticare, da loro le cose vanno così da sempre, da loro la polizia ti spara per strada anche solo per il colore della pelle, non passa giorno senza che qualche rovinato decida di farsi giustizia da solo facendo strage di colleghi e capi ufficio e quella che noi italiani definiamo crisi, l’assenza di sicurezza, di lavoro, di giustizia, le pensioni tradotte in chimera, il diritto alla salute e all’istruzione solo per chi se lo può permettere, bisogna aver ben chiaro in mente, che per gli americani è la normalità già dai tempi in cui, facendo scempio di oltre 100 milioni di nativi, si proposero al mondo come gli Stati Uniti d’America.
Il Segretario Federale
Paolo Bini