SI! una cosa è certa, ora c’è da rendere esecutivo il taglio dei parlamentari e da riorganizzare l’economia del Paese
Una cosa è certa, il 20 e 21 settembre 2020 non potranno essere ricordati come i due giorni in cui gli italiani, chiamati alle urne per scegliere se fosse giusto o no essere “rappresentati” dal numero di parlamentari più alto rispetto a qualsiasi altra nazione conosciuta al mondo, decisero di farsi, ancora una volta di più, molto male. Questa volta non sono serviti i sotterfugi, le indicazioni poco chiare, i tanti ma e però messi in campo dalla partitocrazia romanocentrica, il popolo ha chiaramente fatto capire di non poterne più di questa classe dirigente il cui numero spropositato di componenti si è sempre palesato come direttamente proporzionale alla sua incapacità. Il referendum, voluto trasversalmente da 71 senatori appartenenti a diversi schieramenti politici, si è risolto con una sonora bocciatura per i tanti, da Casini a Veltroni, da Prodi a Giorgetti, da Malan alla Boldrini o da Brunetta a De Luca, scesi apertamente in campo, mettendoci il loro bel faccione, con l’intento di convincere gli italiani a votare per mantenere lo status quo.
Il risultato della consultazione referendaria sul “taglio dei parlamentari”, che secondo noi non avrebbe nemmeno dovuto esserci, non fosse altro che per il rispetto del “buon gusto”, è stato cavalcato la Movimento 5 Stelle come una grande vittoria politica e noi, abituati sin dalla nostra nascita a sentire sproloqui e rivendicazioni fuori luogo, esagerate o addirittura basate su fatti non veri e inventati, continuiamo a lasciar fare nella convinzione che un asino lo si può anche bardare da cavallo da corsa, ma asino era e asino rimane. Sia chiaro, nonostante Italia Terra Celtica sia l’unico Movimento politico presente sul territorio nazionale ad aver progettato sin dall’ottobre 2005 una Camera con 400 parlamentari, eletta attraverso elezioni politiche con sistema proporzionale a sbarramento del 4-5% ed una Camera delle Regioni eletta in occasione delle elezioni amministrative dove a rappresentare il popolo sarebbero stati chiamati, prima dello scempio delle “Città Metropolitane”, i 110 Presidenti di Provincia ed i 20 Presidenti di Regione, non adopererà una sola riga e non spenderà nessuna parola per proclamarsi vincitrice, al pari dei “5 Stelle”, di questo referendum. In un referendum, la si metta come si vuole, se ne strumentalizzi pure il risultato, a vincere o perdere è sempre e solo il popolo e questa volta gli italiani, non so quanto scientemente, secondo noi hanno comunque vinto. Ora vedremo se la prossima campagna elettorale regalerà ai contribuenti le due Camere più leggere o se, per mancanza di una nuova legge elettorale, il volere degli italiani conterà per l’ennesima volta come il due di fiori a briscola quando la briscola e cuori. Non vorremmo che dopo tante discussioni sul risultato politico del quesito referendario a quest’ultimo venisse dato, vista l’arrembante vittoria dei “SI”, un mero valore simbolico e folcloristico ed il tutto si risolvesse col classico “chi se ne frega” di partitocratica memoria.
Insomma, ora, senza più tentennamenti, c’è da riorganizzare l’economia di un’Italia allo sbando, di un’Italia che si appresta ad indebitarsi ulteriormente con l’Europa, di un’Italia che a forza di parole, di discussioni inutili, di spreco di denaro per accogliere clandestini e per mantenere nullafacenti di ogni ordine e grado, si ritrova con centinaia di migliaia di aziende medio-piccole ed a conduzione familiare in procinto di chiudere definitivamente i battenti. Ora c’è da fare in fretta una nuova legge elettorale che possa rendere esecutivo il taglio dei parlamentari richiesto a gran voce dal popolo italiano. Ora c’è da “mettere in funzione il cervello”, vedremo se questo governo, palesemente “grillosinistrato”, appoggiato dalle grandi testate giornalistiche e da quasi tutta l’informazione televisiva, sino ad oggi distintasi per averne avvallato e taciuto le molteplici incompetenze e nefandezze, sarà in grado di farlo. Noi nutriamo forti dubbi, così, tornando al momento difficile dettato dalla pandemia da “covid19”, che sembra essere senza fine, pare quasi che al governo ci siano politici che non abbiano neanche il più vago sintomo d’intelligenza, anzi, sembra proprio che all’intelligenza siano totalmente immuni, forse perché, per tenerla ben lontana, vaccinati da piccoli in qualche oscura segreteria di partito.
Il Segretario Federale
Paolo Bini