Schiavi dell’incapacità di cambiare, stiamo scrivendo una brutta pagina di storia
La lotta è appena iniziata, dovrebbe esserci voglia di partecipazione, dovrebbe esserci gente, italiani in ogni dove, desiderosi di riprendersi la loro Terra, di strapparla dalle mani della partitocrazia romanocentrica, di cacciare i partiti dai palazzi del potere per ridare slancio alla Nazione, per riportare la democrazia là dove la partitocrazia ha distrutto l’economia dell’intero Paese, là dove la partitocrazia è arrivata a portare centinaia di italiani al suicidio cancellando i sogni e la speranza di un intero popolo. Dovrebbe esserci voglia di ribellione, di ricostruire l’Italia, di dare un futuro ai propri figli. Tutto chiude, fabbriche, aziende, negozi, attività di ogni genere e tipo, la disoccupazione continua a far marcare nuove percentuali record nonostante in Italia per risultare disoccupati si debba essere senza lavoro da 24 mesi consecutivi, per capirci, se in due anni si lavora un mese tramite qualche agenzia di lavoro interinale non si va ad ingrossare la lista dei disoccupati, anche se di fatto non si hanno i soldi per la spesa, per l’affitto o il mutuo e non si hanno nemmeno le caratteristiche richieste dagli istituti di credito per avere diritto ad un prestito. Insomma, le cose vanno male come non mai, dovrebbe essere poco più che uno scherzo andare a riprenderci l’Italia, le motivazioni non dovrebbero mancare a nessuno ed invece, fatta eccezione per pochi volenterosi guerrieri, quello che vedo è un Paese immobile, congelato, un Paese dove da mezzo secolo abbondante non si muove foglia se i Ras di partito non vogliono. Sono cambiati i governi, le mode, i palinsesti televisivi, ma tutto è avvenuto in modo che nulla di essenziale cambiasse davvero. Guardate la crisi, la si vive sulla nostra pelle, se ne parla e se ne scrive da ormai sette-otto anni, eppure pare non averci insegnato niente, la gente preferisce lamentarsi, piangere, chiedere sussidi ed elemosina piuttosto che lottare con noi, al nostro fianco per avere ciò che uno stato democratico non dovrebbe mai negare al suo popolo: libertà, rispetto e sicurezza, cose che da noi, ad essere sinceri si sono sempre e solo ottenute attraverso pagamenti e conoscenze, cose che da noi sono chimera e utopia. L’Italia è il Paese dove si pagano le tasse in cambio di niente, dove si versa l’Inps con la certezza di non andare in pensione o di avere una pensione da fame e per contro è il Paese dove la classe politica è la più pagata al mondo, dove si dispensano sussidi milionari ad ex onorevoli e senatori, dove le pensioni di chi non ha mai versato un centesimo possono arrivare anche a superare i novantamila euro al mese, insomma è la negazione della democrazia e probabilmente, sicuro che in modo o nell’altro le cose cambieranno semplicemente perché ormai si è arrivati al capolinea, nei futuri libri di storia, sui quali studieranno i nostri figli o i nostri nipoti, questo frangente storico verrà ricordato come un periodo buio dove per oltre cinquant’anni, grazie al disinteresse del popolo per la politica, l’Italia fu governata da una dittatura partitocratica.
Il Segretario Federale
Paolo Bini