IL RISPETTO PER L’AMBIENTE NON HA COLORAZIONI POLITICHE
E’ giunto il tempo in cui il principio propulsore della politica deve essere il rispetto dei cittadini, veri proprietari dei beni e dei servizi pubblici, innanzitutto perché ogni persona merita rispetto e poi perché, se le persone avvertono il rispetto, collaboreranno responsabilmente alla risoluzione dei tanti problemi che affliggono il Paese.
Il livello di partecipazione democratica e di controllo sulle decisioni politiche, di proposta e collaborazione deve necessariamente crescere, il Paese ha bisogno che gli italiani smettano di delegare ai partiti la gestione del territorio e della loro vita.
Bisogna farla finita con i “grandi politici”, i “grandi ingegneri” ed i “grandi economisti”, gente palesemente incapace di far quadrare il bilancio dello Stato come, altrettanto palesemente, capace di ridurre l’Italia ad un immenso immondezzaio.
Il nostro territorio, da nord a sud, ha subito le peggiori devastazioni grazie ad una classe politica tanto inadeguata da far sorgere il sospetto che possa essere stata ed ancora sia, addirittura, complice dei responsabili materiali dello scempio che solo i ciechi e le persone particolarmente stupide possono ostinarsi a non vedere. Da noi, ancora oggi, ci si chiede, denotando particolare rincoglionimento, se l’ecologismo è di destra o di sinistra. Da noi ogni cosa, la difesa dell’ambiente non fa eccezione, è strumentalizzata dai partiti politici, non vi è intervento sul territorio senza strombazzamenti e pubblicità in favore di questo o quel politico, di questo o di quel partito e, soprattutto, nonostante lo spreco miliardario di cui negli anni siamo stati capaci, la nostra povera e martoriata Terra, come ogni estate ci ricordano i devastanti incendi e come ormai tutto l’anno ci ricordano le ricorrenti ed ancor più devastanti alluvioni che la distruggono, pare che al di là di fiumi di chiacchiere, promesse e proclami, nei palazzi del potere non possa contare su nessuno.
I partiti politici, infatti, proprio per ciò che di fatto rappresentano, cioè gli interessi dei partiti stessi e dei loro finanziatori, inibiscono lo sviluppo e la messa in opera di ogni idea libera, non inquinata dai bisogni della partitocrazia.
Essere ecologisti, rispettare l’ambiente, cercare nuove fonti energetiche, secondo noi, non significa essere di destra e neanche di sinistra, significa semplicemente amare il proprio Paese, significa aver voglia di investire per creare un futuro migliore.
Oggi ecologisti non se ne vedono, oggi in Italia, come più o meno è sempre stato, c’è da tenere insieme una coalizione, c’è da salvaguardare gli interessi di chi ha speso milioni di euro in manifesti e spot elettorali, c’è da tutelare chi ha contribuito alle spese, c’è, insomma, da fare di tutto, ovviamente, basta che non si parli di fare qualcosa di concreto per l’ambiente che, oramai, comincia a mostrare ferite difficilissime da guarire. Lo Stato, da sempre latitante, non ha mai fissato regole da rispettare e non ha mai stabilito con chiarezza cosa fosse lecito o illecito. Non solo, non ha mai fatto nulla di concreto per tutelare il patrimonio urbanistico, architettonico e artistico delle nostre città, così piene di storia e di cultura. Così facendo non ha permesso, colpevolmente, che le testimonianze più alte delle civiltà che ci hanno preceduto, su tutte quella celtica, praticamente cancellata dalla storia ufficiale del nostro Paese, divenissero accessibili alle generazioni future. Abbiamo assistito, solo ed esclusivamente, a sporadici interventi parziali, settoriali e locali sull’ambiente, interventi che non hanno avuto alcun successo proprio perché non supportati adeguatamente dalle autorità e dalle istituzioni, interventi che hanno messo a nudo l’assoluta mancanza del ruolo del regolatore, ruolo che solo lo Stato può e deve assumere.
Badate bene, non vorremmo essere fraintesi, noi non predichiamo l’austerità ideologica fine a se stessa, non vogliamo far inserire la retromarcia alla nostra già disastrata economia, quello che ci preme far capire, è la necessità non più procrastinabile di una politica responsabile, capace di guardare ai problemi ambientali in termini preventivi di proposta e non più di sterile protesta, quella, tanto per capirci, sempre messa in campo da chi ha sempre strumentalizzato i problemi ambientali per soli, meri fini elettorali. Si tratta, quindi, di modulare meglio, in maniera più corretta e razionale lo sviluppo, si tratta di educare le coscienze alla responsabilità morale dell’uomo nei confronti dell’ambiente, si tratta di chiarire in maniera definitiva il concetto tale per cui non può esserci ecologia senza sviluppo e non può esserci sviluppo senza ecologia, così come, ogni scienza ed ogni tecnica sono vane in assenza di etica e spiritualità.
Il Segretario Federale
Paolo BINI