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RACCOMANDAZIONI E LEGGEREZZE

by / mercoledì, 25 maggio 2022 / Published in Giustizia e società
I “social” talvolta regalano incontri importanti, in questo caso ci siamo imbattuti nelle riflessioni di Matteo Volpe e non abbiamo potuto fare a meno di renderle fruibili ai nostri lettori, non solo, invitiamo tutti coloro che amano il pensiero libero a seguire Matteo Volpe attraverso la sua pagina facebook.
B.P.
Questa idea delle mascherine non più obbligatorie ma “raccomandate” mi manda in estasi. Ma si può mai scrivere su un atto ufficiale del governo una roba del genere? Cosa sono, i consigli della nonna? E perché non aggiungere anche “si raccomanda di bere molta acqua e di mangiare tanta frutta”? Per quale motivo bisogna “raccomandare” ciò che ha smesso di essere obbligatorio? È come se quando abolirono il reato di adulterio avessero scritto “è fortemente raccomandato di non fare le corna”.
Questo moralismo partenalista è apprezzato da molti italiani. A molti italiani piace essere trattati da bambini e che le istituzioni si rivolgano a loro come ai bambini. E come i bambini, infatti, fanno i capricci su cose irrilevanti e si piegano dove invece sarebbe necessario un fermo rifiuto. Ma anche quando rifiutano non lo fanno mai in modo netto e chiaro. È sempre un rifiuto a metà, che si nasconde dietro il consenso apparente: “La mascherina la metto sempre, però poi la tolgo per fumare la sigaretta”. “Sono contrario al lasciapassare, ma al bar voglio andarci lo stesso, allora esibisco quello fasullo”. 
Nulla deve essere chiaro e certo, tutto è annacquato, una “legge” che però non è una legge, si impone con un atto pubblico che non impone ma “raccomanda”. 
Del resto siamo o non siamo il Paese del “severamente vietato”? Quindi esiste anche un “leggermente vietato”? E quale sarebbe la differenza? Un’azione o è vietata oppure non lo è. Ciò che è vietato non si può fare e ciò che si può fare non è vietato.
Tertium non datur, dicevano i logici medievali. Ma a noi piace sfidare il principio di non contraddizione. La mascherina incollata alla faccia anche per andare al cesso, anche in strade totalmente deserte perché “la sicurezza prima di tutto!” Però poi la tolgo sulla pista da ballo affollata; entro al ristorante con la maschera in faccia, ma la levo quando mi siedo. Poi la rimetto per andare al bagno. Poi la tolgo di nuovo e infine la rimetto per uscire dal locale. E tutto questo è accettato come del tutto normale ed è persino stato messo nero su bianco attraverso una legge che giunge a regolare le più assurde minuzie… scusate, più che legge, decreti assimilati a leggi, che non sono leggi, ma che poi vengono convertiti in leggi. E la Costituzione, che è la legge suprema? Eh, va be’, ma c’è “LA PANDEMIA!”. Ma la Costituzione dice che la libertà personale è inviolabile. Sì, è inviolabile, ci spiegano quelli studiati, chi dice il contrario? È inviolabile però qualche volta la puoi anche violare, capito? È sempre la storia del severamente o del leggermente vietato e del “raccomandabile”. E il lasciapassare col codice a barre quindi lo aboliamo? Eh adesso! Aboliamo… Abolire è una parola grossa, troppo netta, troppo decisa; ci vuole RESPONSABILITÀ! Lo congeliamo, ecco, lo mettiamo in “stand by”, come dicono quelli che sanno le lingue ma non le sanno usare, perché poi, dopo l’estate, chissà… non si sa mai. E l’obbligo di inoculazione? Almeno quello possiamo abolirlo? Sì… Tranne che per i sanitari. E comunque è un’abolizione temporanea, perché poi, dopo l’estate, chissà… 
È “leggermente abolito”.
Matteo Volpe

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