O riforma federale o disfacimento economico e sociale dello Stato
Gli italiani, da nord a sud, sono arcistufi di vedersi rapinare di parte cospicua del loro reddito da un prelievo fiscale esoso e mafioso, destinato a foraggiare intere legioni di scaldasedie, raccomandati e intrallazzatori di ogni genere che come nani e ballerine vivono alla corte della “nomenklatura romana”. Gli italiani da tempo manifestano il loro rigetto nei confronti di questa classe politica e della burocrazia parassitaria che la circonda, non a caso cresce ad ogni tornata elettorale il numero degli astenuti e delle schede nulle. Solo delle persone estremamente ingenue possono attendersi una “bonifica” di questa vergognosa situazione dall’attuale partitocrazia per il semplice motivo che essa ha fatto dello Stato e della “cosa pubblica” il suo strumento centrale di potere clientelare e finanziario. In passato, i partiti di governo e quelli di opposizione, non hanno fatto nulla per difendere i “produttori” dalla rapina fiscale e anche oggi le cose non sono cambiate, infatti i due blocchi, centro-destra e centro-sinistra, non mostrano di voler ridimensionare drasticamente lo Stato, al contrario, tra retorica populista e patriottica i segnali sono tutti per un rafforzamento del Leviatano parassitario. Anche la “triplice sindacale” ha rivelato da tempo le sue vere radici e matrici burocratiche, assicurando per anni ai dipendenti pubblici miglioramenti retributivi e normativi molto superiori a quelli ottenuti per i lavoratori del privato. Questa è la vera questione sociale del nostro Paese, questo ha determinato la nascita di ITALIA TERRA CELTICA, unico movimento politico dal DNA antipartitocratico che ha nel suo progetto lo sfoltimento e lo smantellamento della burocrazia parassitaria in favore di una nuova forma di organizzazione statuale ispirata al principio di sussidiarietà dello Stato, principio secolare, anche cardine della dottrina sociale della Chiesa Cattolica. Nessuno dei partiti oggi presente nelle istituzioni ha un valido progetto di riforma, piuttosto sembrano tutti intimamente legati fra loro, tutti impegnati a recitare il loro ruolo nel “teatrino della politica romana”, tutti pronti a perseguire il tanto sbandierato risanamento finanziario dello Stato, sempre e solo con l’inasprimento fiscale a danno dei cittadini che, nonostante continue, umilianti e inopportune vessazioni, ancora cercano di rimanere, loro si! Fedeli al proprio Paese, lavorando e pagando tasse, tanto inique, che negli anni hanno determinato lo smantellamento, quasi definitivo, del sistema produttivo nazionale e il conseguente impoverimento relativo o addirittura assoluto di milioni di italiani, causando l’inevitabile scivolamento del Paese verso aree economiche di sottosviluppo. Il popolo deve prendere assolutamente coscienza di ciò che sta accadendo, deve riprendersi dal lavaggio del cervello a cui quotidianamente è sottoposto dai media di regime, deve rendersi conto, che la classe politica che sin qui lo ha rappresentato ha provocato un debito pubblico che sfiora i tre milioni di miliardi di vecchie lire. Tutto ciò non è avvenuto in un giorno, sono decenni che i segnali sono chiari, tangentopoli , ricordate, non è così lontana . Bisogna, quindi, per attuare un grande cambiamento, sapersi prendere le proprie responsabilità. Tutto ciò è avvenuto, forse, anche per nostra viltà, o forse per troppo servilismo, o per scarsa attenzione, o per voglia di delegare sempre ad altri la politica, sta di fatto, che questa è divenuta per il nostro Paese l’epoca degli imbroglioni, degli arruffoni e degli arraffoni, un’epoca grigia che è durata sin troppo a lungo e che ancora durerà, divenendo sempre più grigia, se non si trova il coraggio di cacciare i nostri amministratori che, seppur lautamente pagati, non perdono occasione per dimostrarsi incapaci in tutto ciò che fanno. Bisogna, per superare l’attuale crisi, mettere in moto un grande processo di defiscalizzazione e deregolamentazione improntato, ovviamente, ad una ragionevole gradualità. Solo così, sottraendo competenze ed attribuzioni ai settori pubblici, le imprese potranno tornare a respirare con prevedibili benefici per l’occupazione. Il tempo ci sembra ormai giunto, se non si cambia, se non si arriva in tempi ragionevoli ad avviare una grande e sostanziale riforma dello Stato in senso FEDERALE, sarà il totale disfacimento economico e sociale!
Il Segretario Federale
Paolo Bini