Non è cancellando i diritti dei lavoratori che si fanno le riforme!
“Gli italiani posseggono delle virtù senza le quali non vi sarebbe civiltà”, a sostenerlo era un valoroso ufficiale tedesco, Rommel, oggi se fosse ancora vivo, vedendo come vanno le cose nel nostro Paese, non credo che lo ripeterebbe. Le virtù degli italiani sembrano essersi disciolte nell’odio e nell’invidia, il comportamento autolesionista di molti nostri politici e dei loro seguaci pare incomprensibile a chi, come noi, ama l’Italia al punto di aver fatto dell’impegno politico una vera e propria missione e non uno squallido mestiere con il quale arricchirsi a spese della Nazione.
Comunque, bisogna ragionare su quanto asseriva Rommel, bisogna ritrovare le virtù smarrite, anzi, le virtù che i più si sono fatti portare via dalla politica e dalle su ideologie inquinate di statalismo e burocrazia. Ora è davvero giunto il momento, non più procrastinabile, di dire basta! Basta all’odio imperante in politica; basta essere, più o meno consapevolmente, gli strumenti di cui si servono i partiti nella loro interminabile lotta per la spartizione e la lottizzazione dell’Italia. Il Paese è nostro, è del popolo italiano, non di questo o quel partito, non di questo o quel politico e nemmeno di questa o quella banca, questo bisogna capire se non si vuole continuamente essere strumentalizzati, se non si vuole continuamente essere tirati in ballo per lotte e giochi di potere che al popolo non appartengono, per lotte che provocano grandissimi e gravissimi danni all’economia e alle finanze italiane, danni che poi, come sempre, la partitocrazia fa pagare agli italiani che lavorano ed insensatamente si azzuffano fra loro per beghe che non li riguardano. Dobbiamo tornare ad essere un popolo libero e fiero, un popolo capace di organizzarsi e di darsi governi rispettosi delle libertà che sono alle fondamenta della democrazia, dobbiamo dare e fare il meglio per il Paese, senza condizionamenti ideologici, con il grande obbiettivo di smantellare per sempre la piovra partitocratica. Dobbiamo agire in fretta, il tempo delle riflessioni è finito perché in Italia è da tempo in atto lo smantellamento di tutti i settori produttivi e la storia dimostra che gli stati, che volutamente si privano dei mezzi per operare i cambiamenti necessari all’evolversi dei tempi, poi, inevitabilmente non hanno i mezzi per conservarsi. Noi non vogliamo questo per l’Italia, vogliamo fare tutto quanto nelle nostre possibilità per strapparla dalle mani della partitocrazia romanocentrica e per restituirla alla democrazia, ma per farlo c’è bisogno dell’impegno di tanti italiani, di italiani, però, che amano il loro Paese e che per questo sono disposti a scendere con noi nell’agone della battaglia politica. Italiani che non vedano la lotta come occasione di scontro di piazza e nemmeno come occasione per andare ad imbrattare muri con scritte farneticanti, si può cambiare e lo si può fare attraverso una lotta civile tesa a conquistare consenso e credibilità fra gli elettori, si deve diventare portatori di un nuovo messaggio, fatto d’amore, coraggio e saggezza!
Italia Terra Celtica, forte del suo progetto di riforma federalista dello Stato, lo può fare, noi non vogliamo in un momento come questo “cavalcare la tigre” per ottenere potere, lo lasciamo tranquillamente fare ai politici romanocentrici, professionisti nell’istigare il popolo all’odio, noi sappiamo che ovunque, anche in Italia è successo, chi ha cercato di “cavalcare la tigre” ne è sempre, prima o poi, giustamente, rimasto divorato. L’Italia sta covando un germe pericoloso nell’indifferenza colpevole di quasi tutti i media, anzi, di tutti quelli schierati più o meno a sinistra, molti, troppi sono i casi di violenza che vengono sottovalutati e di cui spesso non si racconta nemmeno nelle cronache. Verso gli inizi degli anni “70 è stato lo stesso, le avvisaglie c’erano tutte, ma nessuno è intervenuto per stroncare sul nascere il fenomeno terroristico che tante vittime ha provocato nel nostro Paese. Già allora i media schierati a sinistra facevano finta di niente, arrivando addirittura più volte a giustificare, se non proprio a condividere, il comportamento assassino e banditesco dei brigatisti rossi. Ebbene, oggi i rischi sono gli stessi, oggi la crisi economica è molto più grave di allora e le recenti “riforme” del governo Renzi sembrano fatte apposta per aggravarla ulteriormente. La partitocrazia deve farsi da parte e consentire l’avvento sulla scena politica di nuove forze e nuove idee, diversamente, se si arroccherà nei palazzi del potere cercando legittimazione nel poco più del 30% di italiani che ancora vanno a votare, se continuerà ad impedire la rivoluzione pacifica, si renderà responsabile di una inevitabile rivoluzione violenta, che da ciò che sta accadendo ogni qual volta ci sono manifestazioni di piazza pare sempre più inevitabile.
Il Segretario Federale
Paolo BINI