Non confondiamo la politica con i politicanti, noi abbiamo un progetto, gli altri hanno un metodo
Nonostante il nostro progetto sia pressoché esclusivo, così come la nostra linea politica; nonostante in esso non ci sia nessun riferimento a vecchie ideologie; nonostante l’attuale Arco Costituzionale sia rappresentato da partiti che nei loro programmi non possono vantare similitudine alcuna con il nostro progetto di riforma statuale; nonostante tutto ciò, sentiamo ancora qualcuno, probabilmente poco attento o in mala fede, che ci addita o ci definisce come un derivato della Lega, oramai da tempo non più Nord.
Non è così! Non ci saremo presi tanti “mal di pancia” per clonare qualcosa di già esistente; non ci saremo impegnati anima e corpo per costruire l’ennesimo partito, stile 5 Stelle, da far gravare sul portafoglio degli italiani.
In passato l’ho già fatto, ma i chiarimenti sembra che non siano mai troppi e in ogni caso è giusto darli quando a chiederli sono i cittadini. E’ giusto darli perché non si generi confusione; è giusto darli in prima persona per evitare strumentalizzazioni e affibiazioni di parentele con partiti già esistenti, soprattutto quando questi sono da noi così profondamente diversi e distanti come lo è la Lega, sottolineo, non più Nord. Chiarisco, quindi, che il nostro carattere e la nostra linea politica ci collocano in una posizione molto avanzata rispetto a quella dei partiti romanocentrici, non a sinistra, non al centro, non a destra, piuttosto al di sopra dell’intero sistema partitocratico al quale appartiene, per diritto guadagnato sul campo, la Lega, mi ripeto, non più Nord.
Noi riteniamo che nessuna delle forze politiche, oggi rappresentate nelle istituzioni, sia moralmente legittimata a rappresentare le istanze degli italiani. Tutte marciano compatte a suon di promesse mai mantenute; tutte sono sempre pronte a sbranarsi per niente, ma nessuna appare minimamente interessata ad aprirsi a nuovi progetti, a nuove idee, agli impulsi che vengono dalla parte sana della popolazione e dalle classe dei produttori. Detto questo, giusto per non sembrare arrogante come coloro che da anni, incoraggiati dal consenso elettorale, ieri come oggi, stanno guidando il Paese verso la bancarotta, non pretendiamo di concorrere per il “Nobel dei più furbi”, cerchiamo solo di suggerire all’elettorato una più attenta disamina del quadro politico che gli si pone di fronte; cerchiamo solo di far capire alla gente che l’alternativa alla partitocrazia romanocentrica esiste e il nulla offerto sin qui dall’attuale Nomenklatura può, se solo lo si vuole, essere sostituito da Italia Terra Celtica. Noi riteniamo che l’atteggiamento “confuso” dei governanti sin qui visti all’opera, tanto in quel di Roma, come nelle Regioni, nelle Province e nelle Città Metropolitane, sia semplicemente un metodo. Un metodo che, certamente li fa apparire incapaci, ma poverini, mai per colpa loro. Un metodo che li porta sempre a scartare, per la risoluzione di qualsivoglia problema, le soluzioni più evidenti, quelle più pratiche e meno costose. Un metodo che ormai, praticamente sempre, li porta scientemente ad avvalersi, per affrontare problematiche di difficile determinazione, quale ad esempio il consigliare di bere chi mai dovesse avere sete, di costosissimi uffici di consulenza e di commissioni di esperti in ogni settore, il più delle volte composte da amici e parenti.
Ciò nonostante prendono i voti; ciò nonostante, anche adesso, chiusi in casa, molti in procinto di fallire, gli italiani non trovano di meglio che mostrarsi per ciò che sono: pecore da tosare!
Prima che questa pandemia, palesemente inventata per motivi di potere e di business, scoppiasse mettendo in ginocchio l’intero pianeta, da noi, nella “civile” e “democratica” Italia, i lavoratori autonomi, i commercianti, i farmacisti e gli artigiani, erano quasi ritenuti colpevoli, dalla politica partitocratica, di costituire una voce negativa nel bilancio dello Stato. Si assisteva un giorno si e l’altro pure a sproloqui di Ministri, responsabili economici di vari partiti, sedicenti economisti e tuttologi di “fama internazionale”, unicamente tesi ad indicarli quali “untori dell’evasione fiscale”. Nessuno che dicesse la verità, quella certificata da numeri incontrovertibili, non come quelli artati e amplificati dei decessi causati da questa “pandemia”, che a ben guardare, avrebbe potuto essere molto più contenuta e avrebbe potuto essere molto meno mortale se solo, sin dall’inizio, si fossero riaperti gli innumerevoli ospedali chiusi negli ultimi 10 anni con lo scopo di destinarli ai soli malati covid. Le statistiche, cari signori, o valgono per tutto e tutti o non valgono per niente e per nessuno e queste ci narrano che nel 2019 (ultimo anno in cui si è lavorato), a fronte di un gettito complessivo annuo di 81,20 miliardi di tasse versate all’erario, il costo annuo sostenuto dalle piccole e medie imprese per la gestione dei rapporti con la Pubblica Amministrazione è stato ben superiore a 57 miliardi di euro, quindi, ecco che, anche il più distratto degli osservatori, senza dover ricorrere a economisti e analisti la cui laurea dovrebbe essere confiscata, si può subito rendere conto che l’unica vera e grande voce negativa nel bilancio dello Stato è la politica, il metodo usato per far politica dai partiti romanocentrici. Altroché caccia all’evasore, sono gli sprechi; i banchi a rotelle; i ventennali lavori per la T.A.V.; gli infiniti lavori per la tratta autostradale Salerno – Reggio Calabria; gli aeroporti costruiti in mezzo al niente, dove non atterrerà e non decollerà mai un aereo; le ferrovie che finiscono nei prati; i viadotti che crollano dopo una settimana dalla data di inaugurazione; gli ospedali finiti, mai inaugurati, consegnati al degrado e sono i privilegi, una volta propri solo dei monarchi, di cui gode la nostra classe politica, a comporre la vera, grande, enorme, voce negativa nel bilancio dello Stato italiano.
E ancora c’è qualcuno, qualche osservatore politico dedito all’informazione o qualche cittadino, evidentemente riluttante ad informarsi, anche solo poco, che vede in noi una qualche similitudine con la Lega, definitivamente non più Nord?!
Spero di no, voglio proprio sperare di non dover più tornare su questo argomento. Noi abbiamo un progetto gli altri, tutti, nessuno escluso, fanno solo delle chiacchiere, tutti bravi quando sono all’opposizione, tutti uguali quando sono al governo. Le soluzioni serie non fanno per loro, altrimenti salterebbe l’apparato, il loro sistema di potere, che da sempre ed oggi più che mai, si fonda sugli scambi di favori; sui compromessi; sull’estorsione perpetrata ai danni dei ceti produttivi; sulla lottizzazione; sull’assistenzialismo; sulla spartizione e sul trasformismo. Noi siamo la soluzione, loro gli artefici di tutti i problemi italiani. Noi sosteniamo la necessità del cambiamento radicale, senza sconti per nessuno e senza compromessi. Noi, unici in Italia, sosteniamo l’inderogabile necessità di una riforma costituzionale in senso federalista ed il conseguente riassetto di tutte le istituzioni. Noi, senza promettere favori, redditi di cittadinanza, carriere facili, bonus, sovvenzioni ed elemosina di vario genere, ci rivolgiamo a tutti i cittadini che hanno voglia di rompere il malefico incantesimo partitocratico; che vogliono vivere liberi dall’asfissiante cappa romanocentrica; che sono stanchi di votare per partiti e politici periodicamente sotto indagine per corruzione, concussione e illeciti di ogni tipo. Questa è Italia Terra Celtica, la Lega, per l’ultima volta non più Nord, appartiene agli altri, a tutti gli altri partiti romanocentrici.
Il Presidente Federale
Carlo Verna