Ma è possibile andare avanti così senza porsi nessuna domanda?
Quando sono più di 10 anni che, indipendentemente da chi governa, il mantra non cambia e ci si sente continuamente dire “I provvedimenti di quest’anno si vedranno l’anno prossimo, il pil salirà e diminuirà la precarietà”, se proprio il cervello all’ammasso non lo si è ancora portato, si dovrebbe capire che qualcosa non va. Insomma, qualche domanda in più rispetto alle scelte politiche fatte ce la si dovrebbe porre. Quando si vede che in testa alla lista delle importazioni dall’estero ci sono i clandestini, quando si vede azzerata la giustizia, spazzata via da una legalità che di giusto non ha niente, forse, gli italiani dovrebbero cominciare a capire che di politica, se ci si ostina a fare scelte assurde, dettate da promesse vergognose e irrealizzabili, si può anche morire. Nel nostro Paese è stimato che siano circa 4.000 i suicidi ogni anno ed è provato che la grave crisi economica, sociale e morale che stiamo vivendo sia la prima responsabile di questo raccapricciante risultato.
Quando si fa fatica a raggiungere il 50% di affluenza alle urne rispetto agli aventi diritto al voto in qualsiasi tipo di tornata elettorale, forse, invece di stare a casa, o di ostinarsi a far parte di chi ancora vota, qualche cosa bisognerebbe avere il coraggio di chiedersela.
Quando si vede la meritocrazia calpestata quotidianamente dalle raccomandazioni e dalla truffa di titoli di studio altisonanti, viste le capacità di chi li espone o millanta, ottenuti non si sa come e non si sa dove, lo sforzo di cambiare andrebbe fatto, non fosse altro perché le lamentele, dimostrato da sempre, non servono a nulla.
Quando viene certificato, in ogni caso ed a scanso di equivoci, che poi qualsiasi partito o coalizione si voti, le cose non possono e non devono cambiare perché le scelte politiche italiane devono essere di gradimento dell’Unione Europea e degli Stati Uniti d’America, ancora di più, bisognerebbe chiedersi, ma continuare a votare per chi rappresenta la partitocrazia romanocentrica, serve a qualcosa?
Quando si vedono campagne ridotte a discariche; quando per viaggiare ed evitare le buche si è costretti a pericolosi slalom in mezzo al traffico; quando le cronache, seppur edulcorate, sono costrette a riportare di opere pubbliche, più o meno grandi, completamente in mano alla malavita organizzata; quando senti gli industriali essere sempre contro qualsiasi scelta politica che non preveda per loro sovvenzioni o sconti di tasse; quando si vede la scuola ridotta a porto franco per lo spaccio di stupefacenti; quando, accendendo la televisione, si viene sommersi da programmi e talk show palesemente pensati per dispensare stupidità e ignoranza; quando per riuscire a fare una tac o una risonanza magnetica in una struttura ospedaliera pubblica si va oltre i 12 mesi di attesa, credo sia quasi obbligatorio chiedersi, “Ma in tutti questi anni cosa ho votato, dove ho sbagliato?”
Insomma, una cosa è certa, l’Italia non è allo sfascio per sfortuna o per qualche strano intreccio astrale, l’Italia è allo sbando per le scelte politiche degli italiani, perché ci sono coloro che a votare ci andranno sempre, per interesse, perché spronati a farlo dagli amici e dagli amici degli amici, perché contano di andare poi con il “cappello in mano” a chiedere il favore, la raccomandazione e quant’altro e poi ci sono quelli che a votare non ci vanno più, ma non per scelta politica responsabile, perché stanno lavorando per la creazione di un nuovo soggetto politico, di nuovi progetti e di nuovi programmi (ci sono anche quelli, ma sono pochissimi), bensì, perché vista l’impossibilità di andare a cercare l’elemosina su qualsiasi fronte partitico, preferiscono nascondersi dietro la frase fatta e abusata “La politica fa tutta schifo”. Cosa forse vera, ma a chi dietro questa frase continua a nascondere la scelta di non fare nulla per cambiare, vorrei per l’ennesima volta ricordare che la politica, da quando si va a votare, altro non fa che riflettere il popolo elettore e se questa si pensa che faccia schifo………………..
Torre C.se 25 marzo 2019
Il Segretario Federale
Paolo Bini