L’italiano? “Vigliacco se cambia!”
Dicono che i soldi spesi in medicine siano i peggio spesi, a ruota ci sono quelli per il meccanico quando ci si imbatte in una vettura che ne ha “sempre una”. Senz’altro è vero, come dare torto a chi è costretto a mettere continuamente mano al portafoglio per motivi di salute o perché la macchina lo lascia a piedi, però, è innegabile, da qualche anno a questa parte, sono sempre di più gli italiani costretti a rinunciare alle cure mediche o a far riparare, come andrebbe fatto, il proprio mezzo di locomozione. Rinunce che non affondano le radici nella tirchieria di chi avrebbe bisogno di visite, medicine, cure o semplicemente di cambiare i freni, le gomme o l’olio alla propria auto, o peggio, al mezzo con cui lavora, nossignori, chi è costretto a rinunciare lo sa benissimo, è una questione di denaro, il farmacista, il dentista, finanche un esame del sangue, piuttosto che un intervento in officina, per molti, troppi, sono cose che costano troppo, la salute e il viaggiare o lavorare in sicurezza sono diventati un lusso!
La cosa è a dir poco drammatica, ma come dicono dalle mie parti, in Terra di Lunigiana, quando piuttosto che cambiare uno è disposto a farsi del male: “vigliacco se cambia!”
Credo non ci voglia neanche tanto, certo bisogna uscire dall’ordine d’idee, assolutamente sbagliato, tale per cui la politica è considerata aprioristicamente marcia, anche perché, non mi stancherò mai di dirlo e di scriverlo, la politica, in ogni dove i cittadini sono chiamati al voto, rappresenta fedelmente il popolo che la esprime. Così, oggi, mentre milioni di italiani rinunciano anche solo alla farmacia o a viaggiare in sicurezza, il nostro Stato stanzia 120 milioni per la polizia afghana in nome della cooperazione e dello sviluppo e allo stesso modo, mentre i nostri fratelli del centro Italia vengono sballottati da un albergo all’altro, o sono costretti nelle tende in attesa di moduli abitativi, che dalla lentezza con cui vengono messi a disposizione dei terremotati sembrano essere costruiti su Marte, altri 64 milioni, derivati dalle tasse pagate dagli italiani, sono stati stanziati per il Nord Africa, il Medio Oriente e l’America latina , così come 111 milioni saranno presto destinati al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni e dei rifugiati e per il sostegno alla ricostruzione civile in Paesi in situazione di conflitto, post conflitto o di fragilità socio-politica e per le aree colpite da calamità di origine naturale o antropica. Il denaro dei contribuenti italiani, per farla breve, non sarà destinato ai nostri terremotati, alle nostre famiglie bisognose , o a chi ha perso tutto in una delle recenti alluvioni che da nord a sud hanno flagellato l’Italia, bensì, così recita il documento di cooperazione allo sviluppo, i Paesi interessati dagli stanziamenti italiani saranno: Afghanistan, Etiopia, Repubblica Centrafricana, Iraq, Libia, Mali, Niger, Myanmar, Pakistan, Palestina, Siria, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Yemen.
Scandaloso, certo! E per più motivi, primo fra tutti, se gli “inventori della democrazia della coca cola e della libertà di berla”, i nostri amiconi a stelle e strisce, non avessero messo in ginocchio questi stati a suon di bombe e embarghi, oggi non saremmo certo qui a dover destinare denari a stati ricchissimi come la Libia, la Siria, l’Iraq o l’Afghanistan , poi, va bene tutto, la cooperazione internazionale è sacra, ma credo che prima di tutto vengano i cittadini italiani, non è ammissibile vedere lo stato in cui ancora oggi versa L’aquila a seguito del terremoto del 06 aprile 2009; non è possibile che i nostri connazionali di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, colpiti da ben quattro sismi, i primi nel 2016, il 24 agosto, il 24 e 30 ottobre e l’ultimo il 18 gennaio di quest’anno, ad oggi non abbiano nessuna certezza sul loro futuro prossimo. Non è assolutamente scusabile la latitanza dello Stato italiano nelle zone terremotate del centro Italia dove tutto ciò che si è fatto, lo si è potuto fare per merito dei volontari provenienti da tutte le parti d’Italia e grazie al denaro raccolto dalle Onlus o direttamente donato da altri comuni attraverso raccolte di fondi promosse dai sindaci. Va tutto bene, la gara di solidarietà è stata importante e i vincitori avrebbero dovuto essere gli italiani colpiti dal terremoto, ma questi, invece, sono stati dimenticati, addirittura dai media che per mesi hanno costruito ascolti e vendite di giornali sulla loro disperazione . Va tutto bene, tutto ciò che si fa a fin di bene, ma da troppo tempo ormai, mentre la nostra gente continua a non sapere dove andrà a dormire domani e mentre è costretta a lunghe code per servirsi dei WC chimici da campo, la politica italiana è solo più orientata a pensare il modo con cui tornare a far votare gli italiani. Abbiamo migliaia di clandestini che prendono quotidianamente d’assalto le nostre coste, gettiamo miliardi di euro in cose che non servono a nulla se non ad ingrassare la politica romanocentrica e le sue amicizie, giorno dopo giorno lo stato sociale viene inghiottito sempre un po’ di più dall’ingordigia partitocratica e quel che ci resta è niente!
Solo piccoli e insignificanti uomini politici, che anziché far politica pensano unicamente a come conservarsi, a come conservare i loro indicibili privilegi fatti di stipendi assolutamente ingiustificati, d’indennità nascoste, massaggi, cure mediche e viaggi gratis, infermieri a disposizione anche per i genitori, abusi di portaborse e il tutto per circa tre giorni alla settimana di lavoro.
La politica, quando è marcia e nel nostro caso lo è da anni, troppi anni, va gettata esattamente come si fa con la frutta marcia, diversamente si rischia che questa intacchi quel che ancora resta di buono. Questo, però, lo deve fare la gente, il popolo elettore, lo stesso popolo che ha permesso alla partitocrazia romanocentrica di razziare l’Italia per oltre mezzo secolo. Rimettere il Paese in sesto, ridare agli italiani diritti sacrosanti come quello alla pensione dopo 30-32 anni di lavoro, se non si cambia velocemente, se non si da a Italia Terra Celtica la forza di cambiare, sarà impossibile e tutto quello che sta accadendo altro non fa che evidenziare quanto solo il nostro progetto possa essere risolutivo dei mali dell’Italia.
Il Segretario Federale
Paolo Bini