L’Italia muore, ma a sinistra nessuno vede e nessuno sente
C’erano una volta gli “omicidi di Stato”. E c’era una sinistra che giustamente scendeva in piazza per protestare.
Allora, però, tutti quelli che per qualunquismo, disinformazione o anche per credo politico prendevano le parti dello Stato erano additati come fascisti e poco importava se lo fossero o no, per i compagni made in Italy lo erano e tanto doveva bastare.
Comunque, dopo tutti questi anni non voglio tornare a girare il dito nella piaga, c’erano proteste giuste, seppur sempre ad arte strumentalizzate e c’erano vicende oscure, che costarono la vita a tante persone e sulle quali, la forzata e artata contrapposizione fra buoni (sempre a sinistra) e cattivi (sempre a desta) non ha mai contribuito a far chiarezza e a far conoscere agli italiani la verità.
A tal proposito, qualcuno ricorda il “suicidato” Pinelli?
Morì il 15 dicembre 1969 precipitando da una finestra della questura di Milano, dove era trattenuto per accertamenti in seguito all’esplosione di una bomba in piazza Fontana.
Le circostanze della sua morte, ufficialmente attribuita a un malore, hanno sempre destato sospetti e alimentato la teoria della strategia della tensione e dello stragismo di stato. Teoria ancor più alimentata da ciò che ne seguì, ovvero la repressione dei circoli anarchici italiani, secondo molti, la causa dell’assassinio del commissario Calabresi, che molti “compagni” dell’epoca descrivevano senza mezzi termini come il maggior responsabile della morte di Giuseppe Pinelli, arrivando, i più accaniti, ad accusarlo addirittura di essere stato l’esecutore dello stesso.
Nessun processo fu così trasparente da restituire alla Nazione una verità accettata tanto a destra quanto a sinistra e questo nonostante il giudice Carlo Biotti per dipanare ogni dubbio, viste le tante discrepanze del caso, ordinò la riesumazione della salma e fece inviare avvisi di reato ai testimoni e al commissario Calabresi.
Al di la di tutto, ho riportato alla luce il caso Pinelli perché lo considero il tipico “caso da manuale” nel quale i sinistrati uomini e donne di sinistra non persero l’occasione per evidenziare tutta la loro ipocrisia. Sia chiaro, per me, vista la sentenza finale, ognuno era ed è autorizzato a pensarla come vuole, ma allora non fu così, infatti, gli italiani che asserivano di credere alla versione del suicidio prima e poi a quella ufficiale del malore furono additati dai loro connazionali “più civili”, amanti della falce e martello, come sporchi fascisti e oggi, mi pare che nessuno a sinistra, nemmeno in quell’accozzaglia di ex comunisti, ex democristiani ed ex socialisti che è il Partito democratico, voglia ricordare, tutti preferiscono dimenticare, preferiscono far finta di niente, forti della memoria corta degli italiani.
Ma ciò nonostante, la loro innata ipocrisia viene comunque a galla nel momento in cui si mostrano totalmente indifferenti di fronte alle centinaia di suicidi che stanno da oltre quattro anni squassando la Penisola. Italiani che si tolgono la vita perché messi con le spalle al muro dal fisco e dalle banche, italiani condotti alla disperazione da una politica assassina mentre Renzi monopolizza gli schermi televisivi dai quali pontifica ed elargisce ricette miracolose per uscire dalla crisi.
Centinaia di persone per bene assassinate dalle criminali politiche di un governo fotocopia di quello guidato da Monti, servo delle grandi multinazionali e delle grandi banche d’affari; di un governo contrario alla cancellazione dei privilegi della politica, ma capacissimo di aumentare le tasse per rispettare i parametri economici imposti da Bruxelles.
Milioni di licenziati negli ultimi anni, centinaia di migliaia di aziende a conduzione famigliare che hanno chiuso mentre sul territorio continuano i rastrellamenti della Guardia di Finanza e la sinistra, la sinistra delle barricate, quella che bloccava le strade e le fabbriche anche quando veniva licenziato un solo operaio e magari anche con ragione, dov’è quella sinistra, quella sinistra ipocrita?!
Forse gli piace il sangue, il sangue degli italiani, che per fuggire dalla schiavitù del fisco, delle finanziarie e delle banche, si tolgono la vita, però, lasciando la loro schiavitù in eredità a mogli e figli. Forse considerano ogni suicidato un problema in meno, un eventuale risparmio per la casse dell’Inps; forse, da bravi speculatori, vi intravvedono addirittura una fonte di guadagno; forse…………una cosa e però senza forse e questa è la vomitevole ipocrisia di sinistra.
Il Segretario Federale
Paolo Bini