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L’Italia del terzo millennio

by / mercoledì, 08 giugno 2022 / Published in Giustizia e società

L’Italia del terzo millennio non ha bisogno di piazzisti, di bibitari, di nani, ballerine e di improbabili geni della finanza. Non aveva neanche bisogno del prestito da oltre 190 miliardi che l’Unione Europea ha voluto rifilarci a forza, arrivando ad imporci, per coprirci ulteriormente di debiti, con la complicità di un Presidente della Repubblica inesistente, l’ennesimo Presidente del Consiglio, Mario Draghi, eletto da nessuno. Di fatto viviamo la strana situazione in cui tutto sta precipitando verso il più oscuro baratro possibile e in Italia si discute solo di minchiate. Quindi, va bene la responsabilità del Governo Draghi e di chi l’ha preceduto; va bene lamentarsi del rialzo dei prezzi di benzina, gasolio, gas, alimentari ecc. ecc.; va bene lamentarsi della mancanza di lavoro; va bene lamentarsi della mancanza di sicurezza e di giustizia; va bene tutto, ma in concreto, gli italiani, oltre che lamentarsi, cosa fanno?! A me risulta niente, anzi, da quando le cose sono peggiorate drasticamente; da quando è stato imposto l’obbligo vaccinale contro il “covid19” per poter lavorare, salire sui mezzi pubblici, andare al ristorante, al cinema, in palestra o dalla parrucchiera ecc. e da quando abbiamo deciso d’impiccarci definitivamente imponendo sanzioni assurde ad un Paese amico come la Russia, direi che gli italiani per farsi valere e per cercare di dare un futuro alle aspirazioni dei propri figli, hanno fatto, se possibile, meno di niente!

Ormai siamo avviati a vivere, perché siamo orgogliosamente la patria della corruzione e dei voltagabbana, un bel decennio di pandemie; di stravolgimenti costituzionali; di limitazioni alle libertà e molto probabilmente, visto che si sta facendo di tutto perché la cosa degeneri, anche di guerra, oltretutto, contro un Paese, la Russia, che non solo non ci ha mai fatto niente, ma che sino a ieri era il nostro maggior fornitore di gas e di molte altre materie prime ed insieme, uno fra i maggiori, se non il maggiore, importatore del made in Italy.

Qualche anno fa il nostro Segretario Federale, Paolo Bini, scriveva: “…il popolo deve capire che non può lasciarsi sfuggire l’occasione storica che Italia Terra Celtica gli offre, la necessità di riformare il Paese è inderogabile. Il potere politico va riportato là dove sgorga, cioè alla base, nelle singole realtà territoriali, non si può continuare a dare fiducia a questa classe politica che non ne ha mai azzeccata una, non si può credere che gli autori del “disastro Italia” possano ergersi a salvatori della Patria….”, sono passati gli anni, lui lo scriveva già nel 2007, il popolo non solo ha mostrato di non capire niente, ma, ed io sono vivo testimone di questo, ha sempre mostrato disinteresse o addirittura indignazione quando nei comizi o nei convegni si cercava di informare la gente sulle reali condizioni economiche e sociali del Paese. 

Gli italiani hanno sempre preferito mettere la testa sotto la sabbia, loro hanno consentito all’informazione di mutarsi in disinformazione, la verità era brutta e allora hanno scelto le bugie della partitocrazia romanocentrica alla sincerità di Italia Terra Celtica. Ora c’è davvero poco da fare, l’imperativo è uscire dall’euro e dalla N.A.T.O. se si vuole cercare di impedire l’annientamento del Paese, ma si è aspettato troppo e la cosa, sempre più indebitati con l’Europa e sempre più legati mani e piedi agli americani, è certamente più difficile rispetto a quindici anni fa e ogni giorno di più diventerà maggiormente sanguinosa. Una sola è la certezza ed anche questo Bini lo diceva già nel 2005, l’Italia, così come la conosciamo, con le venti Regioni, con il tricolore e con l’Inno di Mameli, non esisterà oltre il 2030, poi, esattamente come è già successo in Jugoslavia e come accadrà in altri Stati europei e non, avverrà l’inevitabile frammentazione.  Tutto questo, non perché siamo particolarmente sfortunati o perché qualcuno ci vuole particolarmente male, nossignori! Tutto questo perché siamo la patria dei “troppo furbi”, che poi si può tradurre e questo è stato ampiamente dimostrato negli ultimi due anni, nella patria dei troppo idioti, dei troppo vigliacchi, dei troppo orgogliosamente ignoranti e nella patria di gente che ostenta fiera l’ultimo credo propagandato dalla disinformazione di Stato, quello che va di moda nelle case dei più scemi e che entra nelle case degli italiani attraverso radio, televisioni e internet con la voce di sedicenti o improvvisati “vip”, conduttori televisivi, “giornalisti” e imbonitori vari, che continuano a ripetere la frase “Io credo nella scienza”, unicamente efficace, se solo si è ancora in grado di usare il cervello per gli scopi per i quali ce ne ha fatto dono Dio, per identificare un completo idiota da una persona pensante.

Il Presidente Federale

Carlo Verna

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