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L’ipocrisia “sociale” di un’Italia destinata a sparire

by / lunedì, 19 agosto 2019 / Published in Giustizia e società

Viene sempre più male scrivere di politica, di Italia, di esteri, economia, progetti e quant’altro, non perché venga a mancare la voglia di dire ciò che si pensa, non perché venga meno la necessità di una drastica e urgente riforma costituzionale che preveda grande autonomia per le regioni, no, non per questo, piuttosto perché, dopo 14 anni di Italia Terra Celtica, ho assunto la quasi totale certezza che agli italiani, se esistono, di capire ciò che succede e di affrontare questa crisi con la voglia di superarla positivamente, non gli freghi assolutamente nulla. Credo che i più, messi all’angolo dalle loro stesse scelte elettorali e politiche, vogliano sentirsi coccolati, rassicurati e adulati, cose che riescono bene, anzi, benissimo, ai partititi romanocentrici, ma non a noi!

Noi crediamo sia giusto dire ciò che si pensa, lottare per ciò in cui si crede, quando si crede, di conseguenza, quando assistiamo a scelte elettorali assurde, senza nessuna giustificazione, scelte delle quali i primi a lamentarsi sono coloro che le hanno compiute, noi, tutto possiamo fare, ma non dire all’elettore italiano “ritenta, sarai più fortunato”.

Parliamoci chiaro, lo Stato Italia viene visto in vasti ambienti come grande elemosiniere, da qui le fortune elettorali di chi ha sempre promesso finanziamenti e sussidi a pioggia, sino ad arrivare ai giorni nostri con il “Reddito di cittadinanza” voluto dai 5 Stelle; in altri ambienti, altrettanto vasti, come un bieco rapinatore, sempre alla caccia di denaro da spendere e sperperare in assistenzialismo, ovvero nell’acquisto di consenso elettorale.

Viviamo nel Paese delle regole, per tutto ce n’è una quando non due, abbiamo più leggi noi che il resto del mondo, poi, ci si guarda intorno e si assiste al massacro. Le regole, quelle che il popolino deve rispettare per i potenti valgono meno di un consiglio sussurrato con un filo di voce, così si assiste all’umiliazione degli onesti e dei coscienziosi, fatti passare per fessi, e proprio nell’assenza delle regole per chi le detta e le fa rispettare si consuma il degrado della coscienza collettiva. L’individualismo, importato a tonnellate dagli Stati Uniti d’America, seguito alla caduta delle ideologie e al vuoto dei valori, poi, ha fatto il resto, trasformando la fantasia italica in meschina furberia.

Parliamoci chiaro, poi, se gli italiani continueranno a preferire chiunque a Italia Terra Celtica, facciano pure, continuino così, ma l’improvvisazione e l’astuzia non pagano e se mai l’hanno fatto in passato, una cosa è certa, alla lunga, improvvisazione e astuzia, portano al collasso non solo le aziende, ma anche gli Stati e l’Italia è il più fulgido esempio di ciò.

Troppo spesso ci siamo crogiolati nel sentire magnificare l’intraprendenza degli italiani “self made man” per poi scoprire, nonostante depistaggi e indagini a dir poco opache, che le fortune di tanti, troppi di questi italiani non erano dovute al loro “bernoccolo” per gli affari, ma piuttosto a ciò che rappresentavano, dai potenti patronati delle lobbie massoniche alle spietate cosche mafiose. Cose che sanno tutti, soprattutto chi lo dovrebbe impedire, poi però, c’è chi se ne frega, chi cerca di trarne profitto, chi li protegge, chi li rappresenta nelle istituzioni e chi fa di tutto perché le cose rimangano così. Questi, inoltre, hanno quasi sempre l’alibi del “sociale”, qualsiasi sia la nefandezza compiuta, il “sociale” viene sempre prima di tutto.

Per il “sociale” si truffa, si ruba, si uccide, si raggira, si riempiono d’immondizia campagne incontaminate, si chiede il voto e si esercita il potere. Prima di tutto il “sociale”!

Altroché Italia Terra Celtica, noi vogliamo portare Forza, Amore e Saggezza nelle istituzioni, noi lottiamo, scriviamo e parliamo affinché ci sia una presa di coscienza delle popolazioni italiche, gli altri no! Gli altri portano il “sociale” nelle case degli italiani e contro il “sociale” non c’è niente da fare, non c’è ragione, idea o progetto che valga. Certo, questi predicatori, incantatori del “sociale” hanno bisogno di grossi e commoventi contenuti umani, di tragedie e di fame, di baraccati e terremotati, di alluvioni e uragani, o al limite di qualche sciagura clamorosa, di qualche attentato o strage, ma di tutto questo in Italia c’è abbondanza e quand’anche non bastasse, sappiamo che nel mondo ce n’è per tutti. Poi, certo, tutto questo “sociale” va nutrito, ma a questo pensano gli italiani che, attraverso scelte politiche disastrose, alimentano una “giustizia” sempre più incline a premiare i delinquenti ed a castigare chi da questi osa difendersi in proprio; consentono lavori pubblici orrendi con viadotti che crollano a pochi giorni dall’inaugurazione, con argini e ponti che vengono travolti dalle acque ogni qual volta piove un po’ di più, con scelte antisismiche proprie di un Paese in balia del malaffare, unicamente certificate da timbri pagati a peso d’oro, con miliardi spesi per mantenere i nostri soldati in ogni dove lo vogliano i nostri “alleati” americani e la N.A.T.O. e chi più ne ha , più ne metta.

Il “sociale” vince sempre, questa è la realtà, vince con raffinato adescamento e coercizione. Il “sociale” è diventato tutto, purché sia spettacolo, colore, folclore, pizza in piazza, cortei, sondaggi e simpatiche interviste, poi, gli italiani continuano a morire sul lavoro; non denunciano nemmeno più furti e rapine, ormai certi che non serva a nulla; quotidianamente sono chiamati a subire una sanità pubblica indecente, soprattutto alla luce di quanto costa  e di quanto poco restituisce in termini di accoglienza, professionalità e modernità a chi da sempre la mantiene pagando onestamente le tasse; hanno impieghi precari e sottopagati; versano, obbligatoriamente, i contributi nelle casse dell’I.N.P.S. con la sola certezza di non riuscire mai a goderli andando in pensione; pagano tasse, tributi, gabelle di ogni tipo in cambio di soli disservizi, però, è vero, tutto questo cosa centra col sociale?!

Torre Canavese 10 agosto 2019

Il Segretario Federale

Paolo Bini

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