L’illusione della salvezza ci porterà al fallimento
Credo che mai come oggi risulti evidente la differenza fra i ciarlatani della politica, quelli dalla promessa facile e dalla memoria corta e Italia Terra Celtica. Non c’è ombra di ottimismo e fiducia nei provvedimenti sin qui presi dal governo e in quelli che realmente sono in rampa di lancio pronti a deflagrare sulla testa degli italiani. I nostri conti sono a pezzi, in Europa lo sanno tutti e lo sanno benissimo anche a Roma. Il compito che hanno i nostri politici, però, non è quello di cercare soluzioni, di andare a individuare le aree di spreco di denaro pubblico e di procedere con un drastico taglio alle spese pazze della politica e della burocrazia. Nossignori, il loro compito è quello di garantire a qualsiasi costo la stabilità in Italia nei confronti dell’UE e dei mercati finanziari. Finora questo obbiettivo è stato raggiunto, anche e soprattutto, attraverso l’interventismo onnipresente e costituzionalmente discutibile del Presidente della Repubblica, che ha esteso i suoi poteri ben oltre i confini dell’ordine repubblicano, emarginando partiti politici e Parlamento come mai prima era accaduto.
L’interventismo del Presidente della Repubblica è stato particolarmente evidente nella creazione del governo Monti, del governo Letta e di quello guidato da Renzi, tutti espressione diretta del Quirinale e dei diktat provenienti da Bruxelles. Tutti egualmente devastanti per il Paese, ma tutti capaci di vendere agli italiani la formula: più tasse = ripresa economica, ripresa economica = stabilità.
I risultati, invece, credo possano essere tranquillamente decifrati da tutti coloro che, indipendentemente dal titolo di studio millantato, sanno che due più due fa quattro. L’attuale leadership non ha le capacità e nemmeno l’intenzione di salvare il Paese dalla rovina, basta prendere un dato su tutti, purtroppo incontrovertibile, ma non falsificabile come i dati di bilancio che il governo ha l’abitudine di dare in pasto al popolo per mezzo dei media asserviti alla partitocrazia romanocentrica. Parliamo di settore manifatturiero, quello italiano, prima della crisi era il più grande d’Europa, secondo solo a quello tedesco, oggi siamo di fronte a un qualcosa che non c’è più, il nostro settore manifatturiero è stato distrutto, sacrificato sull’altare della “stabilità” decisa altrove, nei consigli d’amministrazione delle grandi banche d’affari statunitensi e nelle commissioni dell’Europarlamento. Parliamo di oltre 32 mila aziende scomparse, di posti di lavoro definitivamente cancellati, unicamente per colpa del degrado e dell’incapacità che caratterizzano la nostra classe politica colpevole di aver negoziato e firmato, negli ultimi decenni, numerosi accordi e trattati internazionali senza minimamente considerare il reale interesse economico del Paese e senza alcuna pianificazione del futuro dell’Italia.
Abbiamo assistito e continuiamo ad assistere a continui “scaricabarile”, la colpa non è mai di nessuno e nessuno è mai stato chiamato a pagare per le scelte politiche sbagliate che hanno determinato questa disastrosa situazione economica. Le televisioni hanno ancora il coraggio di dare spazio a Mario Monti che, nonostante i raccapriccianti risultati ottenuti dal suo governo di tecnocrati, riesce ancora a porsi, mostrando un’arroganza senza limiti, come colui che ha assolto al difficile compito di salvare la Patria dall’inevitabile fallimento verso il quale l’avrebbe portata il governo Berlusconi. Nello stesso tempo, però, come al teatrino delle marionette, i media non lesinano spazio a chi, ancora oggi, ha quale unica argomentazione politica la sola delazione dell’esecutivo guidato dal “super professore” di bocconiana provenienza e così, mentre c’è chi trova facile imputare a Monti di aver aggravato la già grave recessione, ci è toccato sorbirci per un breve periodo, Letta, forse eliminato politicamente anzitempo perché, aldilà della sua mediocrità, aveva mostrato di avere una coscienza ed ora ci tocca Renzi che, sin troppo evidentemente, ha già mostrato in più occasioni di non sapere dove la coscienza stia di casa. Oggi è tutto un proclama, le promesse una volta erano solo di Berlusconi e su questo la sinistra, o quello che ne resta, ci ha sempre giocato, tanto da farne, sin dall’apparizione in politica del “Cavaliere di Arcore”, il suo personalissimo cavallo di battaglia, ora sono il pane quotidiano di tutti, Renzi, poi, sulla promessa facile e sulla menzogna ha totalmente fondato la sua esplosiva carriera politica. La “gara” consiste, non nel creare un progetto politico capace di regalare speranza al popolo, creare equità sociale e risollevare le sorti del nostro disastrato sistema produttivo, bensì nel creare illusioni e tutti gli iscritti al club partitocratico in questo sono decisamente maestri. Non è un caso, infatti, se la stragrande maggioranza degli italiani coltiva l’illusione che a salvare il Paese saranno il Presidente del Consiglio, il Presidente della Repubblica, la Banca d’Italia o chi va promettendo il salario di cittadinanza piuttosto di chi vuol far credere che gli unici mali risiedano nello scellerato modo in cui gestiamo l’emergenza dell’immigrazione clandestina e non sarà nemmeno per caso che rimarranno profondamente delusi e senza nulla, quando l’evidenza dei fatti cancellerà forzatamente anche l’ultima illusione creata dalla partitocrazia romanocentrica e presenterà loro il conto salatissimo preparato da chi nella realtà non è il salvatore della Patria, bensì il garante della scomparsa dell’Italia.
Il Segretario Federale
Paolo Bini