Le vedove di Draghi
Avevamo ampiamente parlato di una possibile crisi di governo già nel mese di luglio, sul nostro volantino mensile, “La Terra del Sole”, gli avevamo anche dedicato uno “speciale”, ora un po’ di tempo è passato, non molto, ma certamente, a vedere la tempistica individuata per le lezioni che dovranno dare al Paese le Camere “rinnovate”, le idee su quanto è avvenuto e su quanto programmato dalla partitocrazia romanocentrica per il prossimo futuro, le abbiamo certamente più chiare. A dire la verità le dimissioni di Draghi non erano così scontate come molti vogliono far credere e sicuramente non sono state dettate dall’impossibilità di andare avanti con la coalizione politica che sino al 21 luglio l’aveva sostenuto. Dietro c’è altro, molto altro, infatti, noi e non solo noi, da tempo mettevamo in guardia sul fatto che il prossimo anno, scadenza naturale della legislatura in corso, le elezioni politiche potessero essere annullate invocando lo “stato d’emergenza”. Così non è andata, non perché i partiti si siano riscoperti improvvisamente democratici e bisognosi della legittimazione elettorale, ma perché Draghi ha detto basta!
Basta ad un Governo non legittimato dagli elettori, incapace di far completamente carta straccia della Costituzione; basta ad un Governo inidoneo all’imposizione della “vaccinazione” obbligatoria porta a porta contro il covid; basta ad un Governo inadeguato all’imposizione dei campi di concentramento sullo stile Australia e Nuova Zelanda per i soggetti classificati “no vax”; basta ad un governo che, nonostante fosse infarcito di teste di legno tarlato come Di Maio, Lamorgese, Speranza, Brunetta, ecc., non gli consentiva di esimersi da noiose e per lui inutili comunicazioni al Parlamento ed alla Nazione e poi, Basta! Lui il lavoro l’aveva comunque fatto, aveva scaricato sul groppone degli italiani, altri, mal contati, 130 miliardi di debiti derivati dal “famoso” e inestricabile “PNRR”; aveva imposto il divieto all’estrazione del gas nostrano del quale siamo talmente pieni da poterlo esportare in mezzo mondo; aveva calpestato in lungo e in largo la Costituzione imponendo assurdi lockdown e divieti unicamente propedeutici al fallimento dell’Italia e in ultimo, ciliegina sulla torta, con tutta l’informazione ufficiale a plaudirlo, ci aveva anche portati, di fatto, in guerra contro la Russia, cosa che si è tradotta, inevitabilmente, in spese miliardarie per armamenti da regalare agli “amici” ucraini, in restrizioni di ogni tipo e in aumenti indiscriminati di tutto, dalle bollette ai carburanti e dagli alimentari ai servizi ed anche al vestiario. Insomma, Draghi aveva minato alle basi, irrimediabilmente, la già fragile economia italiana e inoltre, rendendo obbligatorio il “vaccino anti covid” per chi voleva vivere di onesto lavoro, aveva già condannato a morte almeno una ventina di milioni di italiani, destinati a spegnersi da qui al 2025, come preventivato nel 2018 dalla piattaforma militare statunitense “Deagel”. Draghi, secondo le indicazioni della C.I.A., doveva andarsene, aveva fatto massacrare studenti e lavoratori indifesi a Torino, Roma e Trieste, che occupavano pacificamente gli atenei universitari per protestare contro l’obbligo vaccinale; aveva fatto caricare, in pieno inverno, i lavoratori portuali di Trieste, anche loro rei di manifestare pacificamente contro l’obbligo vaccinale, con le lance dei vigli del fuoco che li innondavano di acqua gelida; aveva fatto collassare l’economia come l’ultimo degli analfabeti a cui è sconosciuta l’aritmetica; aveva impegnato la totalità delle forze dell’ordine per distribuire multe da 400 euro a decine di migliaia di italiani sorpresi nell’atto delinquenziale di pasteggiare al ristorante senza essere muniti di “green pass” e lo stesso aveva fatto con i pendolari e gli studenti non vaccinati colti da indefessi controllori a servirsi dei mezzi pubblici di trasporto dopo aver regolarmente pagato il biglietto. Draghi doveva andarsene, ma attenzione, non per sempre, solo per tornare dopo le elezioni. Per tornare sostenuto dal “nuovo Parlamento”, dal Parlamento della “svolta”, quasi che la “svolta” sia ormai l’ultima moda, almeno in politica. A tal proposito vorrei ricordare agli italiani che di “svolta” si cianciò alla caduta del fascismo, alla nascita della Repubblica, all’avvento del centro-sinistra e via così, tutte grandi svolte, però, a 360 gradi, “svolte” che hanno sempre ripotato l’Italia al punto di partenza con un Parlamento pietrificato, che ormai da lunghissimi anni, non a caso, esprime solo Presidenti della Repubblica mummificati. Ciò nonostante, forti del rincoglionimento mostrato dagli italiani in occasione della “crisi pandemica”, i partiti, quelli di destra e di estrema destra, cioè tutti i partiti che sino a ieri hanno sostenuto il Governo Draghi, compreso quello della Meloni, mostratosi fedele al compito assegnatogli, quello di fare opposizione da salotto, si stanno rivolgendo agli elettori come se nulla di strano fosse avvenuto, addirittura, tanto a destra come a destra (la sinistra non esiste più), tutti si stanno dicendo ansiosi di riprendere da dove si era rimasti in ossequio della “prestigiosa agenda Draghi”. Tutti fanno a gara nel promettere nuove violenze a danno del popolo nella convinzione assoluta di avere a che fare con dei dementi e probabilmente è davvero così, infatti, Letta, leader dell’estrema destra, ha già anticipato che in caso di vittoria della coalizione guidata dal Pd, Draghi sarà Primo Ministro ed a Ruota la Meloni, leader della destra, ha già promesso “green pass” per tutti e per tutto e si è spinta sino ad indicare Bassetti, l’ultimo dei medici, nemmeno degno di fare il veterinario, come Ministro della Sanità. Insomma, abbiamo istituzioni delegittimate come non mai, che annaspano con l’acqua e le mazzette alla gola, che fanno di tutto per non affondare nel loro putridume e queste, certe di riuscirci, cercano il salvagente nel voto degli italiani. Da non crederci, ma è così e sono certo che almeno questa volta ci riusciranno ancora. Draghi ha lasciato troppe vedove inconsolabili, tutte disposte a tutto pur di riaverlo nel proprio “letto”. Lui rappresenta la N.A.T.O. e l’Unione Europea; lui rappresenta gli interessi delle grandi multinazionali che governano il mondo occidentale, in definitiva, lui rappresenta, agli occhi delle Ronzulli, dei Brunetta e dei Di Maio e di tanti come loro, la salvezza. Rappresenta l’uomo che li può far vivere, nulla facendo, mantenuti dal popolo italiano, quindi, vista l’insopprimibile vocazione al suicidio dell’elettorato nostrano, sia Letta che la Meloni, parlano di “agenda Draghi” come del Santo Graal, convinti, come del resto testimoniano i sondaggi, che i voti arriveranno promettendo sostegno all’Ucraina, alla quale abbiamo appena inviato altri 200 milioni di euro per gli stipendi arretrati degli insegnanti; promettendo nuove vaccinazioni a tappeto contro il covid e le sue innumerevoli varianti; promettendo la sparizione del contante, quindi il controllo dei conti correnti e la possibilità di bloccarli da parte dello Stato; promettendo maggiori spese e maggiori tasse per chi non adeguerà la propria abitazione alle nuove normative “green”; promettendo il “5G” per tutti e promettendo bonus e sostentamenti vari, a carico dei contribuenti, per il sempre più crescente numero di sfaccendati che stanno affollando la Penisola. Insomma, le cose, piacciano o no, stanno andando così, abbiamo appena finito di assistere al mercato dei seggi e già è in atto la spartizione anticipata dei posti di governo e sotto governo e non sarà un caso, infatti, vinca Letta o vinca la Meloni, se noi saremo sempre più schiavi degli americani e dell’euro, mentre in quel di Roma, abituati a rubare a man salva secondo criteri truffaldini a lungo sperimentati e consolidati, nulla cambierà.
Il Segretario Federale
Paolo Bini