Le bugie non risolvono la crisi, la aggravano!
Eccoli che tornano alla carica, ce lo aspettavamo, ma sinceramente tanta faccia tosta è stata una sorpresa anche per noi. Sono bastati due striminziti segni positivi negli indicatori economici e produttivi che, come per incanto, i tanti pseudo economisti a libro paga dei partiti sono usciti allo scoperto e dalle pagine dei giornali e dagli schermi televisivi sono arrivati addirittura a “bestemmiare” dicendo che il peggio della crisi è passato e da qui in poi le cose possono solo migliorare. Noi ci guardiamo intorno, viviamo quotidianamente in mezzo alla gente, a chi è costretto a lavorare con stipendi sempre più al ribasso e non possiamo non renderci conto che i lavoratori in possesso di un contratto, che non li qualifichi quali potenziali disoccupati non appena costretti a recarsi in una qualsiasi banca a chiedere un prestito, un fido o un mutuo, sono sempre meno, per dirla generando il dovuto allarmismo, “sono in drastica e continua diminuzione!”
Vorrei tanto che tutti coloro che “lavorano alacremente” per portarci fuori dalla crisi provassero a vivere almeno un paio d’anni con uno stipendio da operaio o meglio con una pensione, magari minima, per vedere se poi avrebbero ancora il coraggio di parlare di fine della crisi.
Vorrei che si recassero in Veneto, dove sino a 20 anni fa era tutto un pullulare di fabbriche e fabbrichette ora in gran parte chiuse. Vorrei che facessero lo stesso in Piemonte, dove l’indotto Fiat è praticamente scomparso e dove grandi aziende come l’Olivetti, definitivamente defunte, hanno lasciato un vuoto mai colmato. La stessa cosa dovrebbero farla in Lombardia per tastare con mano quanti sono ancora quelli che lavorano e guadagnano e quanti, invece, quelli che lavorano solo per pagare le tasse e i debiti, in gran parte contratti proprio in ossequio all’assassina politica fiscale di questo governo e di quelli che l’hanno preceduto. Dovrebbero poi farsi un giro in Toscana dove nelle zone interne è una costante e incessante moria di esercizi commerciali sacrificati sull’altare degli studi di settore e in Liguria dove si passa da un disastro alluvionale all’altro per l’assoluta mancanza di capacità e programmazione da parte di chi dovrebbe gestire la cosa pubblica e il territorio. Vadano poi nel Sud e osservino con attenzione i danni devastanti causati da più di 60 anni di assenza dello Stato, anche un cieco e un sordo si renderebbero conto che il fiume di miliardi stanziati per il Mezzogiorno, praticamente dal dopoguerra ad oggi, è servito solo per ingrassare le clientele dei partiti e la mafia. Facciano questa serie di esercizi i nostri politici e tutto il codazzo di economisti sempre pronti a correre in soccorso della partitocrazia romanocentrica e poi, se ancora dovessero parlare di fine della crisi e di rinascita dell’Italia, allora, in maniera inequivocabile, anche per il più ottuso o credulone degli italiani, ci si troverebbe comunque di fronte a solo due ipotesi:
- Chi ci governa e chi sta all’opposizione, ovvero tutti gli iscritti al club partitocratico, sono degli incapaci, tanto incapaci che andrebbero comunque cacciati, magari con qualche calcio in culo per mettergli fretta.
- Chi ci governa e chi sta all’opposizione, ovvero quelli già citati al “ punto 1”, sono in malafede, sanno benissimo quello che fanno, ma continuano a farlo perché gli conviene e perché gli elettori, nonostante il continuo brusio di lamentele, continuano a confermargli il mandato che gli permette di ingrassarsi e arricchirsi alle loro spalle.
Ciò detto, la realtà è quella che senza fatica ognuno di noi può ben vedere osservando il gran numero di negozi, aziende e stabilimenti chiusi. La realtà è quella che la stragrande maggioranza delle famiglie italiane vive nel quotidiano, in altre parole quella di avere la certezza di non sapere come riusciranno a pagare il dentista, a comprarsi le medicine, a sostenere gli esami clinici, a comprare i libri ai figli, a fare la spesa necessaria di una qualità non troppo scadente, a pagare il mutuo o l’affitto, a pagare le rate dell’automobile o anche solo il bollo o l’assicurazione. Questa è la realtà nascosta, che nessun imbonitore televisivo o radiofonico e nessun pennivendolo potrà mai cambiare servendosi di parole e bugie preconfezionate nelle sedi di partito e nelle stanze governative.
Questa è la realtà dalla quale, necessariamente, bisogna fuggire per trovare rifugio nel progetto democratico e federalista di Italia Terra Celtica.
Il Segretario Federale
Paolo Bini