La vita è come un eco
E’ un frastuono assordante, l’Italia è ormai ridotta ad una grande valle racchiusa fra alte pareti rocciose dove tutto quanto si dice risale in maniera assordante sotto forma di eco e da ciò che è dato sentire, pare che siano milioni e milioni i cittadini che, piuttosto di pensare e cercare di cambiare le cose, si dilettano nel lamento ad oltranza. In parole estremamente povere, la vita è come un eco, quindi, se non piace quello che rimanda, l’unica via che rimane è cambiare il messaggio che si invia. Credo non ci sia bisogno di ulteriore traduzione per far capire, anche ai più duri di comprendonio, che non è continuando a dare fiducia a chi ha ridotto l’Italia in queste pietose condizioni, che si può avere, anche solo una piccola speranza di uscire da questa devastante crisi economica e morale.
Le cose intorno a noi non possono cambiare se ci si ostina a fare sempre le stesse cose che hanno partorito il mostro partitocratico, capace in poco più di mezzo secolo di divorarsi la democrazia e radere al suolo il sistema produttivo italiano. Normalmente le grandi crisi spronano l’inventiva dei popoli, aprono la strada a nuove scoperte e strategie, però, quando ciò non avviene, come di fatto in Italia non avviene, significa che manca la materia prima: il popolo!
E’ inutile girarci intorno, le scelte della partitocrazia romanocentrica ci hanno portato ad avere in Europa il record della disoccupazione reale, quella vera, quella che sfugge alle statistiche edulcorate; ci hanno portato a vivere in un Paese dove c’è sempre una scusa per il delinquente e mai comprensione e giustizia per le vittime; ci hanno consegnato un territorio che si sfalda, si scioglie, frana, si disintegra sotto le piogge, lavori pubblici che puzzano di tangenti a distanza di chilometri e la certezza che le future generazioni, se vorranno vivere dignitosamente, rifuggendo da elemosina, redditi di cittadinanza, bonus bebè, pensioni tarocche e sovvenzioni varie, dovranno migrare verso Paesi più civili ed evoluti.
Un vero disastro, un disastro all’italiana, un disastro annunciato, che chiunque avrebbe potuto intuire e prevedere, ma non gli italiani, brava gente, bravissimi nella lamentela come altrettanto bravi a non fare nulla che possa farli smettere di lamentare. Insomma, il frastuono che sale dalla Penisola, per me assordante e fastidioso, probabilmente per molti è musica, una melodia alla quale i più non sanno rinunciare, quindi, quando noi, poveri ingenui, mettiamo il popolo italiano di fronte alle scelte: partitocrazia o democrazia, centralismo o federalismo, sicurezza o insicurezza, disoccupazione o lavoro, pensione irraggiungibile o pensione certa dopo 35 anni di contribuzione Inps, nazionalizzazione di settori chiave dell’economia o privatizzazione selvaggia, è chiaro che gli italiani scelgono la partitocrazia, il centralismo, la disoccupazione, l’insicurezza, l’impossibilità di andare in pensione da vivi e la privatizzazione selvaggia!
Non c’è niente da fare, non c’è partita, le crisi, per assurdo, dovrebbero servire a far emergere il meglio dalle genti, ma quando il meglio non esiste, non c’è nulla che possa emergere. Da noi regnano sovrane l’incompetenza, la superbia e la pigrizia, tre cose che quando si miscelano, come è avvenuto in Italia, sono più devastanti della nitroglicerina.
Comunque, i pochi che credono nel progetto Italia Terra Celtica non temano, la mia sfiducia nelle genti italiche non significa che siamo in procinto di abbandonare la lotta, anzi, ripetendo all’infinito le parole del nostro Segretario Federale: “Arrendersi ma!” non arretreremo di niente rispetto al nostro credo politico, Italia Terra Celtica significherà sempre Federalismo e Libertà, poi, il popolo italiano, ovviamente, resta sovrano e padrone del proprio presente e del proprio futuro .
Torre C.se 14 novembre 2019
Il Responsabile Organizzativo Federale
Irina Tancau