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La scuola è finita!

by / giovedì, 23 giugno 2016 / Published in Cultura e informazione

Fra le tante degenerazioni della società dovute alla pressione del denaro sui nostri comportamenti, una delle più pericolose è quella della trasformazione della scuola e delle funzioni che essa deve svolgere. L’attuale assoggettamento dell’istruzione agli interessi della finanza e della produzione industriale svilisce, infatti, il ruolo della scuola che sempre più, riforma dopo riforma, va perdendo il nobile scopo per cui era nata, quello di creare una classe dirigente di scribi e amministrativi indispensabili all’opera di governo e di ogni altra attività socio-economica e culturale.

Ciò che oggi è dato vedere, ciò che oggi viene chiamata istruzione, quella che viene definita “disciplina scolastica”, solo una trentina di anni fa, seppur l’ignobile metamorfosi della scuola aveva già avuto inizio, sarebbe stata definita un gran “casino”.

La trasformazione che negli anni ha subito il nostro sistema scolastico è a dir poco vergognosa ed ancor più vergognosa è la passività con la quale il popolo italiano ha accettato che si esaurisse la trasmissione del sapere dalle società storiche e protostoriche agricole e artigianali, cosa che, di pari passo, ha fatto si che si esaurisse la capacità dei giovani di apprendere quello che la scuola avrebbe dovuto e potuto loro trasmettere.

Oggi non è più ritenuto essenziale la trasmissione della cultura classica tradizionale, della storia, della geografia, della letteratura, delle scienze, delle arti grafiche e della matematica. Oggi, che la computerizzazione del lavoro rende molto meno utile l’intelligenza del singolo lavoratore, c’è bisogno di mediatori fra sorgenti lontane e inaccessibili di ricchezza e i consumatori. Ergo, tutti dovranno andare a scuola, ma per essere preparati a consumare, per accettare ad essere consumati, per essere preparati ad essere buoni contribuenti ed elettori imbecilli. Nella scuola italiana non si trasmette più cultura classica o scientifica ma solo norme di comportamento; non fisiologia ma educazione alimentare, sessuale e farmacologica; non scienze ma descrizione dei miracolosi prodotti disponibili per allietare l’esistenza; non strumenti intellettuali per risolvere i problemi ma soluzioni già pronte. La stessa produzione “culturale”, che è in forte aumento, così come i telefilm americani o americaneggianti, è costituita da pacchetti di prodotti acquistabili, cosa che lascia presagire un futuro dove anche i rapporti personali e sessuali saranno massificati e sostituiti co il sesso telematico o virtuale.

Di fatto, la “scuola di massa”, dopo anni di scioperi, di cortei sventolanti bandiere più o meno rosse, di manifestazioni di dubbio gusto e di dubbia natura, si è ridotta a non avere più alcuna funzione di formazione sociale e questo con buona pace di chi nel recente ha voluto ribattezzarla “Buona scuola”. La “scuola di massa”, bisogna prenderne coscienza e occorre farlo in fretta per evitarne la continua degenerazione in tal senso, serve solo più alla preparazione di “consumatori evoluti”, sempre pronti alla comprensione e alla decodificazione dei messaggi pubblicitari, quindi, pronti ad acquistare prodotti sempre più complessi e tecnologici. Insomma, le lezioni che dovevano formare dei cittadini capaci, rispettosi ed educati, ovunque, hanno lasciato spazio ad altro. Pare che i “programmi ministeriali” prevedano la trasmissione di “istruzioni per l’uso” e di “istruzioni di comportamento” tendenti a reprimere l’indipendenza di decisione e di pensiero.

Riforma dopo riforma, la scuola sembra avviata a diventare un enorme parcheggio dove lasciare i giovani il più a lungo possibile perché senza alcuna speranza di occupazione. La “scuola per consumatori” è ormai diventata e nel tempo questa sua caratteristica rischia di venir ulteriormente accentuata, un luogo di socializzazione dove passare gran parte della vita, dove, vista l’intercambiabilità dei contenuti, non conta nemmeno più ciò che si impara. Le funzioni degli insegnanti sono svuotate, a questi si chiede semplicemente di non urtare la suscettibilità degli studenti e dei genitori, poi, l’uso sempre più frequente e diffuso di tecnologie centralizzate come le lezioni televisive, i cd, i dvd, gli ipertesti, faranno il resto e quello che ci si ostina a voler chiamare progresso, drammaticamente, ci porterà ad avere una comunicazione unidirezionale e acritica che minerà alla base la libertà della persona. Tutto ciò renderà inutili i docenti capaci e competenti, che nella “scuola per consumatori” verranno sostituiti da “operatori scolastici” con il compito di accogliere i ragazzi nelle scuole per guidarli alla fruizione dei media. Ciò determinerà, come ampiamente documentato dal presente, il calo di prestigio del nostro corpo insegnate e, di pari passo, il continuo e inesorabile impoverimento delle loro retribuzioni, non a caso, già ora, le più basse d’Europa. La cultura ufficiale sarà affidata a pedagogisti, sociologi ed esperti di media, ovviamente, tutti rigorosamente con qualche tessera di partito in tasca. I presidi continueranno la loro metamorfosi sino a divenire dei veri e propri pubblicitari dell’immagine della scuola, che di conseguenza arriverà ad evitare ogni tipo di selezione per lo stesso motivo per cui è assurdo escludere dei clienti da un supermercato.

Una vera e propria devastazione! Tutto questo è il regalo della politica romanocentrica agli italiani che dal canto loro, però, non hanno fatto nulla per rispedirlo al mittente. Allo stesso modo, i docenti stessi, seppur fra loro ci sono ancora molti degni di essere chiamati INSEGNANTI, si sono spesso resi complici delle tante riforme che hanno affossato la scuola. Troppo spesso hanno mostrato con i fatti di essere legati alla catena delle ideologie dominanti: permissivismo, edonismo, consumismo, cose che inevitabilmente hanno portato alla perdita di originalità e libertà. Cose che dimostrano, oltre ogni ragionevole dubbio, che le ideologie imposte dal denaro e da interessi diametralmente opposti a quelli del popolo non portano da nessuna parte, al massimo, possono partorire la “Buona scuola” renziana, ad oggi l’apice del peggio, però, anche dalle macerie si può ricostruire, certo questo potrà avvenire solo se gli italiani prenderanno coscienza che dalla scuola, da una scuola vera, seria e capace, dovrà passare la rivoluzione che porterà al definitivo abbattimento della partitocrazia romanocentrica. Diversamente, la scuola è finita!

Il Segretario Federale

Paolo Bini

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