La politica non interessa più e l’Italia lentamente sta morendo
Oggi parlare di politica, riforme, progetti e avvenire è difficilissimo, quasi impossibile. La gente non ascolta, non vuole ascoltare, non gli interessa più nulla. Fino a qualche anno fa, ancora, c’era chi per orgoglio, senso del dovere, amore per i propri figli, accettava la lotta e non rinunciava a battersi per le proprie ragioni e per il proprio futuro. Poi, sono intervenuti scandali di ogni tipo, la politica italiana si è mostrata per quello che è, un ammasso informe di partiti e persone che, indipendentemente da chi dicono di voler rappresentare, di fatto, pensano solo alle proprie tasche, alle proprie convenienze e a quelle dei loro padroni.
Tutto ciò, se possibile, ha ancor di più disamorato la gente, ora i progetti, le idee e i programmi non contano più, non interessano quasi più a nessuno, tutti si limitano a pensare solo ed esclusivamente a se stessi, l’egoismo e l’individualismo sono divenuti straripanti e su questo si fonda il potere partitocratico che oramai risponde solo più agli interessi delle multinazionali e delle banche.
Non esiste legge e orientamento politico che non venga prima vagliato nei consigli d’amministrazione dei grandi gruppi di potere economico, tutto è fatto nel rispetto ossequioso di chi ha le chiavi della finanza. Tutto il resto è accantonato, a chi fa della libertà e della democrazia la propria bandiera è addirittura fatto divieto d’accesso ai grandi mezzi di comunicazione e questo con buona pace dei milioni di italiani che ancora, contro ogni evidenza, riescono nell’incredibile impresa di credere di vivere in un Paese libero.
Si va incontro alla morte della Nazione, delle idee e del libero pensiero e ci si va solo perché ci si è adagiati, si è perso l’orgoglio e l’onore, lo si è cambiato con l’illusione di libertà che la partitocrazia romanocentrica ha saputo elargire a piene mani, tanto che quasi nessuno si rende conto che l’unica libertà rimasta agli italiani è quella di pagare le tasse e poi, se non si esagera, quella di lamentarsi. Un po’ poco per quello che si autodefinisce il popolo più furbo del mondo. Ma tantè, le cose stanno così, piano, piano muore chi ogni giorno ripete le stesse cose, chi diventa schiavo dell’abitudine, chi non rischia, chi rifiuta la parola a chi non conosce, chi rifiuta le emozioni, l’amore, quello che fa battere il cuore e brillare gli occhi davanti a un sorriso come davanti a un errore.
L’Italia lentamente sta morendo, sommersa dalle parole e dalle promesse dei politici; dai titoli a tutta pagina di quotidiani che non hanno più nulla da dire e dai talk show televisivi che fanno della disinformazione e della rissa il loro cavallo di battaglia. L’infelicità ha preso il sopravento, sul lavoro, a scuola e in famiglia. La precarietà della situazione, nonostante mille rassicurazioni, è tanto tangibile ed esplosiva da aver penetrato l’anima della gente.
Ora si tratta di tornare ad essere padroni della propria vita, di strappare dalle mani dei partiti il nostro presente e il nostro futuro, di smetterla di lamentarsi e cominciare ad agire, nessuno ha il diritto di toglierci la libertà, di cancellare la democrazia, di negarci il sogno.
Il Responsabile Organizzativo Federale
Irina Tancau