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La nostra libertà limitata da più di mezzo secolo di pessima gestione del Paese

by / mercoledì, 04 marzo 2015 / Published in Economia e lavoro

Non è che i nostri cugini francesi se la spassino e neanche i tedeschi fanno salti di gioia, inutile negarlo, la congiuntura economica internazionale è difficile per tutti. Loro, però, a differenza nostra e questo lo dicono i dati ufficiali resi noti dalla U. E., hanno un prodotto interno lordo che, seppur a fatica, seppur in maniera minore di quanto stimato, continua a crescere o perlomeno non decresce ai ritmi vertiginosi di quello italiano. Nei momenti difficili hanno avuto ed hanno una classe dirigente che nei fatti ha dimostrato, seppur con diverse sfumature politiche, di avere a cuore il benessere del proprio popolo, che ha capito l’importanza della speranza, una cosa che non deve mai venir meno nella gente, perché un popolo senza speranza è un popolo finito, incapace di lottare e di rimanere unito.

Una classe dirigente che noi, ahimè, non abbiamo ed è per questo che viviamo di chiacchiere e bugie, per questo rimaniamo aggrappati ai ciarlatani che magnificano una ripresa che non c’è, una ripresa figlia di dati falsati che inevitabilmente si traduce in aumento di tasse e perdita di diritti.

Valutando, infatti, dichiarazioni e proclami degli esponenti più in vista della partitocrazia romanocentrica, saremmo portati a concludere di essere governati da attori, da gente che calca la scena politica convinta di stare sul palco di un teatro, convinta che tutto dipenda da come reciterà la parte assegnatagli, sempre pronta a cambiare ruolo se dovesse essere utile alla compagnia di teatranti di cui fa parte, al regista o al produttore. Non è un caso, che in Italia, in tutti gli ambienti frequentati dai politici, si respiri un’atmosfera di fuga dalla realtà. Tutto viene vissuto sotto forma di “schieramenti programmatici”, “governi di programma”, “governi ombra”, “intese parallele”, “fase di decantazione”, “unione delle forze laiche” e tanto, tanto altro ancora. Tutto viene vissuto secondo il copione del momento, questo spiega il perché, i nostri politici da un giorno all’altro, dalle loro dichiarazioni, sembrano appartenere a schieramenti diversi, addirittura contrapposti. Questo spiega il perché i difensori della classe operaia di ieri, sono gli affamatori della classe operaia di oggi; spiega perché i “pacifisti senza se e senza ma” abbiano, quando erano al governo, mandato 13000 soldati in Libano e più recentemente, non abbiano esitato a bombardare la Serbia; spiega anche il perché, ai nostri politici, indulto docet, stiano più a cuore i delinquenti dei cittadini onesti. Insomma, non è casuale che i partiti cambino continuamente nomi e programmi, non è casuale che non mantengano mai le promesse fatte agli elettori, soprattutto, non è casuale che ciò avvenga solo in Italia.

Bisogna prendere coscienza che noi non siamo più stupidi dei francesi, dei tedeschi, degli spagnoli, dei danesi o degli svedesi.

Non è ormai evidente, anche al più sprovveduto dei cittadini, che per i nostri politici l’arte di governare è divenuta un semplice esercizio verbale?

Non è possibile cominciare col fare a casa nostra quello che gli altri popoli hanno sempre fatto?

Non si creda ci sia qualcosa di difficile, basterebbe non votare più i politici che da anni prendono per i fondelli il popolo italiano, basterebbe cacciare dai Palazzi del potere coloro che hanno lavorato e tuttora stanno lavorando per portare alla bancarotta il Paese.

Insomma, bisogna cambiare amministratori, questi sono stati un disastro, si sono divorati quasi interamente le risorse della società civile imponendo sempre maggiori sacrifici ai contribuenti e trascurando colpevolmente e volutamente la costosissima inefficienza della “macchina pubblica”. E’ ovvio, quindi, che noi di sacrifici non ne vogliamo più sentir parlare, ITALIA TERRA CELTICA è convinta che neanche cento anni di sacrifici, se non si cambia radicalmente classe politica, possano servire per restituire il maltolto agli italiani e agli stessi ridare speranza per il futuro. Sia poi chiaro, che non siamo noi con le nostre posizioni gli egoisti, gli irresponsabili o gli affossatori della Patria, altri sono stati i responsabili delle cento e cento manovre finanziarie che negli anni hanno portato l’Italia sull’orlo del baratro, verso una inarrestabile deriva sociale.

Altri, sempre con nuove ricette, si sono succeduti alla guida del nostro sventurato Paese.

Altri in maniera quasi scientifica, nell’ultimo mezzo secolo, hanno perseguito obiettivi così precisi per incrementare il deficit pubblico da sbalordire qualunque osservatore esterno.

E’ capitato, è vero, seppur raramente, anche ad altri Paesi di essere governati, per uno di quegli strani scherzi del destino che rendono appassionante e imperscrutabile la storia dei popoli, da pazzi o incapaci che sprecassero le risorse dell’erario senza di questi migliorarne i servizi e rinforzarne le strutture. A noi, però, dal dopoguerra ad oggi, è capitato sempre. Tutti così i nostri governanti, straordinariamente uguali l’uno all’altro a prescindere dal partito di appartenenza: scialacquatori, tetragoni a qualunque invito a risparmiare. Da sempre, anche gli studenti del primo anno di ragioneria sanno perfettamente che spendere un euro in più di quanto si incassa significa fallire, lo sanno gli studenti di prima ragioneria ma non lo sanno quel fior fiore di laureati che si sono succeduti al ministero delle finanze, del tesoro e del bilancio, lasciando dopo anni di catastrofiche gestioni della cosa pubblica tracce assolutamente indelebili: debiti su debiti. Debiti che limitano la nostra libertà! Perché deve essere chiaro a tutti, che un fisco cannibale limita, esattamente come accadeva nelle democratiche repubbliche che sventolavano la falce e il martello, la libertà dei popoli. Il fisco italiano, ad esempio, è oggi arrivato, fra tasse dirette e indirette a portarci via oltre il 65% del nostro reddito e questo senza darci in cambio nulla di proporzionale al nostro sacrificio. Così facendo, la partitocrazia romanocentrica, nei fatti, senza tanti insulsi giri di parole, ci porta via più del 65% della nostra Libertà! 

Il Segretario Federale

Paolo BINI

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