La libertà è il diritto dell’anima a respirare
La cosa che più mi sta a cuore?
Ovviamente la libertà!
Tutto nasce da lì, senza libertà non si fa nulla e non si va da nessuna parte.
L’incredibile è vedere come gli italiani, nella stragrande maggioranza, ci rinunciano senza nemmeno rendersene conto. E’ pazzesco, ad esempio, vedere come esercitano il diritto di voto in occasione delle più svariate tornate elettorali. Normalmente, in un Paese popolato da un popolo libero, le elezioni vengono viste dal corpo elettorale come la massima espressione di libertà e democrazia, come il momento in cui liberamente si va a scegliere i propri rappresentanti in funzione di un progetto, di un programma e della libertà che garantiscono. In Italia no! Ciò non avviene, da noi il popolo rinuncia alla sua libertà proprio in quel momento, mentre vota gente alla quale andare poi a dimostrare il proprio servilismo, alla quale andare poi a chiedere con il “cappello in mano” il favore, la raccomandazione e quant’altro, invece, dovrebbe essere garantito a chiunque in virtù del fatto che si vive in un Paese che si dice libero, popolato da gente che si dice libera. Ciò non fa altro che evidenziare quanto abbia ragione il nostro Segretario Federale, BINI, quando dice: “Gli italiani credono di essere liberi, ma in realtà sono solo liberi di crederlo!” E questo, aggiungo io, solo ed esclusivamente per colpa loro!
La libertà è il diritto dell’anima a respirare e se quelli che viviamo sonno anni in cui il fiato viene meno, se le ingiustizie sono ormai all’ordine del giorno, se i diritti di ognuno di noi dipendono solo da chi si conosce, la colpa non va addossata a nessuno se non alle scelte che i più compiono in cabina elettorale e prima ancora, al fatto che gli italiani, bravissimi a lamentarsi di tutto, sono altrettanto bravissimi a non fare nulla di concreto per cambiare lo stato di cose di cui si lamentano e che hanno in gran parte creato grazie al loro scellerato approccio alla politica.
Com’è possibile tutto questo?
Dov’è finito l’orgoglio del popolo, la sua voglia di contare, di farsi rispettare, di far valere diritti sacrosanti come quello al lavoro, alla salute, all’istruzione e alla casa?
Cosa credevano gli italiani, che sarebbe bastato andare a sfilare per le piazze d’Italia sotto le bandiere rosse, gridando slogan di dubbio gusto e agitando il pugno chiuso per ottenere quanto nessuno avrebbe avuto il coraggio di negargli se solo avessero saputo dimostrare di essere veramente liberi? Liberi, prima di tutto da qualsiasi tipo di vincolo e condizionamento ideologico, buono solo per ingrassare i partiti in odore di comunismo e per contrapposizione da stadio, anche quelli che dell’anticomunismo hanno fatto opportunisticamente la loro bandiera. Comunque, se lo credevano i fatti gli hanno inevitabilmente e inequivocabilmente dato torto, mentre hanno avvalorato quanto noi andiamo dicendo dalla nostra nascita: “Basta con le deleghe in bianco a partiti e politici di dubbie capacità e dubbia moralità!” E’ giunta l’ora di staccare la spina, ma di staccarla alla partitocrazia e all’immensa macchina burocratica che questa genera e che a sua volta genera corruzione e malfunzionamento di tutto l’apparato pubblico, dagli ospedali alla scuola, dalla giustizia alla pubblica sicurezza e di tutto ciò che è a partecipazione statale, regionale, provinciale e comunale. La politica bisogna avere il coraggio di farla in prima persona, la libertà è troppo importante perché essenziale per far posto all’imprevedibile e all’impredicibile, ne abbiamo bisogno come abbiamo bisogno dell’aria perché da essa, come ormai tutti avrebbero dovuto imparare, nascono le occasioni per raggiungere molti obiettivi, altrimenti, sistematicamente e stupidamente sacrificati sull’altare pagano della partitocrazia romanocentrica. A cosa è servito il sacrificio di tanti eroi dimenticati se gettiamo alle ortiche un bene prezioso come la libertà? Solo per rispetto di chi ha sacrificato la vita per consegnarci una società libera e democratica dovremmo tutti affrancarci dal potere partitocratico e scegliere la lotta di Italia Terra Celtica!
Gioacchino GESMUNDO, nato a Terlizzi (BA) il 20 novembre 1908, ucciso alle Fosse Ardeatine in quel di Roma il 24 marzo 1944, insegnante, medaglia d’oro al valor militare alla memoria disse: “Io sono un apostolo della libertà, la mia esistenza è votata al suo servizio; sono impegnato a tutto fare, tutto osare, tutto soffrire per essa. Fossi io perseguitato e odiato per causa sua, dovessi pur morire per essa, che farei di straordinario? Non altro che il mio dovere assoluto.”
Irina TANCAU
Responsabile Organizzativo Federale