ITALIA TERRA CELTICA: l’unica alternativa democratica alla mafia partitocratica
E così ci risiamo, l’Expo di Milano, gli scandali bancari e le tante opere pubbliche mai terminate ci hanno offerto quest’occasione della quale avremmo volentieri fatto a meno, sembra di essere tornati agli inizi degli anni “90 quando la politica la si faceva rinfacciando agli avversari il numero degli avvisi di garanzia ricevuti. Oggi, seppur qualche annetto è passato, si è ancora lì con una corruzione che fa spavento e con magistrati di tessera appostati su barricate contrapposte che sparano, come cecchini, avvisi di garanzia sui politici appartenenti agli schieramenti rivali. La cosa, inutile dirlo, ci dipinge agli occhi del mondo come i nipotini di AL CAPONE, come gente, che gira e rigira, è sempre e solo capace di farsi rappresentare da individui che i nostri magistrati ritengono essere dei delinquenti. Certamente non un bello spettacolo e questo, sempre che si faranno, indipendentemente da come andranno i processi. Certamente uno spettacolo indegno ed ancor più indegno se si tiene conto di come normalmente si risolvono le accuse mosse a questo o quel politico, accuse e tonnellate di carte bollate che, salvo rarissime eccezioni, servono solo a fermare, stoppare o distruggere una carriera politica perché, se si ha la bontà di andare a vedere i processi sin qui arrivati a termine, ci si può tranquillamente accorgere che quasi tutti gli inquisiti, dai tempi di “mani pulite” ad oggi, sono stati giudicati innocenti o quantomeno non condannabili, vuoi per decorrenza dei termini, vuoi per mille altri cavilli giudiziari e burocratici. Insomma, una magistratura che sempre più si rivela essere quello che è, ovvero, il braccio militante più duro e radicale, vuoi della destra, del centro e soprattutto della sinistra. Il risultato è una politica che ristagna nella palude romanocentrica, incapace di rinnovarsi, di andare incontro alle esigenze del Paese e, quindi, incapace di fare riforme, assolutamente necessarie, come quella federalista che a ruota riformerebbe tutto, dalla sanità alla scuola, dalla polizia alla giustizia, dal lavoro allo Stato sociale ecc.
Il Paese è allo stremo, ovunque ci si giri si trovano istituzioni minate da indagini promosse da questo o quel magistrato e nessuno pare voler fare nulla di concreto per uscire da tale indecorosa situazione, anzi, più avvisi di garanzia arrivano e più i politici giustizialisti, almeno sino a che non tocca a loro, danno fiato alle trombe chiedendo dimissioni a destra e a manca, “passi indietro” e “passi avanti”, elezioni anticipate e qualsiasi altro tipo di amenità, però, sempre attentamente controproducenti per la Nazione. In parole povere, quello che i nostri politici stanno giocando sulla pelle degli italiani è un vero e proprio “risiko” che ovviamente non porterà da nessuna parte, ma che nella loro mente serve ed è indispensabile all’occupazione del territorio, occupazione che sancisce il reale ed effettivo potere dei partiti. Dunque, se nulla cambierà nel comportamento del popolo, o meglio, se gli italiani non cominceranno presto a comportarsi come un popolo, esattamente come sanno fare francesi e tedeschi, si potrà continuare a parlare di tutto e di più, di politica, di finanza, di economia, di lavoro, di sanità, di scuola e di quant’altro, però con una sola certezza, che non servirà più a niente. Più volte l’ho detto e l’ho scritto ed oggi torno a farlo perché credo che il tempo utile al salvataggio dell’Italia sia veramente arrivato alla fine: “Cosa vogliono gli italiani per i loro figli? Una Terra senza prospettive e senza certezze, un Paese governato da burattini nelle mani di banchieri e speculatori internazionali o una Terra libera, federale, un fisco giusto capace di redistribuire le ricchezze, una classe politica nuova che ami il proprio Paese e non schiava dei poteri forti che, sfruttando l’avidità e la cupidigia umana, si stanno impadronendo non solo dell’Italia ma di gran parte del mondo?!” Il manico del bastone è nelle mani del popolo, scelga il popolo cosa vuole fare, se agire o continuare a guardare bastonandosi i “gioielli di famiglia”.
Il Segretario Federale
Paolo BINI