“Io vi chiedo scusa”.
Alla fine dell’anno scolastico 2022, nell’approssimarsi degli esami di maturità, dopo l’ultimo anno in cui la politica della vaccinazione obbligatoria ha fatto scempio della SCUOLA, dell’INFORMAZIONE, della SANITA’ e della VITA degli ITALIANI, ripubblichiamo la lettera aperta di una grandissima DONNA e di una grandissima INSEGNANTE. La lettera che segue è già stata pubblicata su “La Terra del Sole” del febbraio 2021 e il commento che ne segue ad opera del nostro Segretario Federale, Paolo Bini, è logicamente dell’epoca, ma tutto, ahimè, è ancora molto attuale.
La Segreteria Organizzativa
Lettera di un’insegnante agli studenti italiani
Francesca D’Alessio
Pubblichiamo la lettera aperta agli studenti di Francesca D’Alessio, insegnante di Storia dell’arte dell’Istituto di Istruzione Superiore Statale Cine-tv Roberto Rossellini di Roma
Io vi chiedo scusa.
Io vi chiedo scusa, studentesse e studenti delle scuole superiori.
Io vi chiedo scusa perché in quanto insegnante avrei dovuto combattere per voi con coraggio, senza subire passivamente e aspettare che piovessero dall’alto indicazioni e protocolli evasi e poco dopo ritirati e modificati; io vi chiedo scusa perché non avremmo dovuto permettere la chiusura delle scuole e questo snervante balletto di annunci di riaperture e smentite successive.
Io vi chiedo scusa perché abbiamo accettato i banchi monoposto, a rotelle, la distribuzione di mascherine chirurgiche, l’igienizzante in classe, i protocolli di sanificazione, abbiamo prese per buone promesse, proclami e seguenti annunci apocalittici ma NON ci siamo mobilitati perché le classi rimanevano da 30 studenti, perché le cattedre erano vuote e chi ha diritto al sostegno ha dovuto aspettare mesi, siamo rimasti immobili e ignavi e vi abbiamo richiuso nelle vostre camere.
Io vi chiedo scusa perché abbiamo pensato che la distribuzione di qualche devices (spesso inutili perché non abbastanza potenti da supportare le piattaforme scolastiche), potesse occupare il vostro tempo scuola senza chiederci quale fosse la situazione di ognuno di voi, senza sapere se per voi la casa è un luogo accogliente, sicuro e tranquillo; senza considerare che la fragilità economica può portare a crisi familiari e la fragilità emotiva a situazioni drammatiche:
Io vi chiedo scusa perché so che molti di voi hanno sopportato l’insopportabile.
Io vi chiedo scusa perché, invece di creare una mobilitazione condivisa, coesa e trasversale per mettere davvero le scuole in sicurezza, abbiamo preferito sgridarvi se i banchi a rotelle li avete presi come un modo per avvicinarvi e non per distanziarvi.
Io vi chiedo scusa perché avremmo dovuto tenere aperta la scuola tutto il giorno perché la scuola è un luogo sicuro e protetto, è un luogo di scambio e di condivisione dove si impara a rispettare le regole e ad accettarle;
Io vi chiedo scusa perché abbiamo chiuso i musei che avrebbero potuto restare aperti SOLO per le scuole di ogni ordine e grado in piena sicurezza, riducendo la presenza di studenti nei locali scolastici e diversificando gli spostamenti;
Io vi chiedo scusa perché non siamo stati capaci, in un anno, di potenziare i trasporti utilizzando tutti i mezzi turistici, dolorosamente fermi da mesi, fornendo ad ogni scuola le vetture necessarie per realizzare percorsi/navetta che alleggerissero o risolvessero il dramma degli spostamenti studenteschi;
Io vi chiedo scusa perché abbiamo tenuto aperti i mercati ambulanti dove si ravana tra vestiti usati e mascherine messe sotto il naso a mo’ di sciarpa e abbiamo chiuso i cinema e i teatri dove le entrate contingentate, il distanziamento fisico, l’igienizzazione delle mani e la sanificazione degli ambienti era garantita e di protocollo;
Io vi chiedo scusa perché molti cinema e teatri NON riapriranno.
Io vi chiedo scusa perché avremmo potuto agire in sinergia con tutti coloro che hanno perso il lavoro nell’ambito del turismo, della ristorazione o di qualsiasi altro settore e avremmo potuto sfruttare il know how di tanti lavoratori ridando loro dignità e fornendo a voi cultura e competenze.
Io vi chiedo scusa perché vi stiamo insegnando che la cultura è la prima struttura di una nazione a poter essere sacrificata; perché vi stiamo proponendo una società fatta solo di consumi, commercio e di soldi: abbiamo chiuso le scuole ma abbiamo lasciato che i vostri pomeriggi fossero senza controllo tenendo aperti i centri commerciali e alcuni luoghi di ritrovo – tristemente noti per risse e assembramenti – permettendo una socialità fine a se stessa e a volte insana.
Io vi chiedo scusa perché abbiamo accettato il progressivo smantellamento della sanità pubblica chiudendo ospedali in nome del risparmio senza contare che il prezzo che stiamo pagando è, e sarà, di molto superiore al misero guadagno ricavato;
Io vi chiedo scusa perché non abbiamo lottato abbastanza per avere una pensione dignitosa ad un’età dignitosa, obbligando molti insegnanti anagraficamente grandi e psicologicamente stanchi di dover stare a scuola anche in questa situazione che li rende particolarmente fragili e a rischio.
Io vi chiedo scusa perché noi insegnanti NON siamo una sola voce, siamo divisi e persi ognuno dietro il proprio punto di vista; dalla sicurezza del nostro posto fisso pontifichiamo sulla necessità di restare a casa dimenticandoci che tantissime persone vanno al lavoro in condizioni molto peggiori delle nostre e non hanno scelta;
Io vi chiedo scusa perché la paura del contagio ha fatto cadere tutta la responsabilità su di voi; la vostra giovinezza, la vostra resistenza al virus che vi lascia per lo più illesi e asintomatici ma contagiosi (come tutti gli altri d’altronde), è stata vista come sufficiente per chiedervi uno sforzo smisurato e un sacrificio enorme del quale nessuno o pochissimi vi hanno ringraziato.
Io vi chiedo scusa perché abbiamo stanziato soldi per l’edilizia privata che verranno utilizzati da chi sarà in grado di orientarsi tra burocratese e cavilli alimentando (mi auguro di no, ma lo temo fortemente) gli speculatori edilizi e il lavoro nero; e non ho visto stanziato un euro per la next generation.
Io vi chiedo scusa perché vi stiamo rubando il presente ma soprattutto Io vi chiedo scusa perché vi abbiamo ipotecato il futuro.
Io vi chiedo scusa perché non ho sentito nessun altro che lo abbia fatto!
Già pubblicata su “Repubblica” – “repubblica.it” – “universomamma.it” – “flipboard.com” – “calciomercato.com” – “radio24.ilsole24ore.com” – “pinterest.se” -
Credo che la professoressa Francesca D’Alessio sia l’esempio da cui ripartire; credo che molti dovrebbero prendere esempio da Lei, che si è sentita in dovere di chiedere scusa. Scuse che accettiamo, che fanno bene al cuore e alla mente, ma scuse fatte da una persona senza colpa, se non quella di rappresentare la “cosa pubblica” agli occhi degli stolti e degli idioti. La professoressa Francesca D’Alessio con la sua lettera ha testimoniato grande attaccamento al suo difficile lavoro; grande umanità; grande saggezza; grande Amore per l’insegnamento e grande Forza.
Questa difficile situazione ha fatto venir meno nei più la capacità di sviluppare sereni ed elementari ragionamenti. La paura, dispensata a piene mani dall’informazione ufficiale, dalla politica romanocentrica e da sedicenti esperti tuttologi, ha fatto si che la gente, vittima di una vera e propria sudditanza, si sia rassegnata a farsi fare ogni cosa. Le misure anti pandemia sono state palesemente sbagliate, figlie di scelte politiche assurde, hanno fatto precipitare il Paese in uno scenario da incubo liberticida. L’obbligo di adeguarsi al “politicamente corretto” ha imposto un cambiamento culturale forzato e fittizio, ha prodotto comportamenti di massa indotti e nel caso del linguaggio ha determinato lo sconfinamento verso una terminologia che rasenta il ridicolo. C’è in gioco un bene superiore, la LIBERTA’ D’ESPRESSIONE e di PENSIERO, ma la gente sembra non accorgersene, troppo occupata a coprirsi il volto con una o più mascherine; troppo impegnata a fare code interminabili per prendere taxi o mezzi pubblici; troppo indaffarata a scaricare app sul telefonino per concorrere al cashback e alla lotteria degli scontrini; troppo affaccendata nel mantenimento delle distanze e troppo disposta ad essere la vittima sacrificale della tremenda e drammatica crisi economica che sta per investire il Paese con la violenza di un’uragano.
Oggi si parla solo di danni, di ferite, di morte, di contagi e di crisi, si dubita di tutto e per assurdo ci si continua a fidare degli unici di cui non ci si dovrebbe mai fidare, che poi sono gli stessi che da anni non ne azzeccano una nell’amministrazione e nel governo del Paese. Mi piacerebbe che ci fossero tante professoresse, ma prima ancora, tanti Uomini e tante Donne come Francesca D’Alessio, capaci di vedere e di capire che nel grigiore di questa pandemia si annida, perché non può essere diverso, la “scintilla del possibile”, della rinascita del Paese. Iniziamo a rimboccarci le maniche; a ridare ossigeno al cervello; a valutare la situazione da persone responsabili; a smetterla di offrire sangue e paura al potere partitocratico perché all’odore del sangue e della paura, come è per gli squali, pare capace di affezionarsi, sembra non volerci più rinunciare. L’Esecutivo ormai controlla tutto e tutti, ha sospeso addirittura la Costituzione ed ha soppresso le Libertà in essa contenute. Pare che il virus sia diventato l’arma, da sempre tanto ricercata dai governi totalitari, per imporre un regime di sorveglianza a 360° con rieducazione e lavaggio del cervello dell’intera popolazione. Insomma, tutta questa paura della morte, troppo annunciata e troppo volutamente fomentata dalle istituzioni, ci sta impedendo di vivere e non vorrei che a forza di ascoltare le “campane a lutto” si rinunciasse a vivere per paura di morire.
Basta ansia, angoscia e paura, bisogna tornare alla civiltà, non interessa e non serve sapere, sempre con largo anticipo, che il virus tornerà, non abbiamo bisogno di continui ammonimenti e di profetici messaggi terroristici, quello di cui l’Italia ha bisogno e che invece pare non interessare all’esercito di “generali”, “commissari”, “virologi”, “guru”, “presidenti”, “medici” e “scienziati” al servizio della politica romanocentrica, è una strategia, un piano d’azione, un’organizzazione vera, quindi, profondamente diversa da quella attuale, che è servita unicamente a radere al suolo la già disastrata economia italiana. E’ indispensabile prendere coscienza, acquisire la consapevolezza, se i responsabili di tutto ciò che sta accadendo non lo faranno, se non troveranno il coraggio di chiedere scusa, che questa pandemia, che per il popolo sta significando morte, dolore e perdita di posti di lavoro, per altri sta rappresentando un grande affare da non perdere. I grandi potentati economici e finanziari sono da tempo, sin dall’inizio, saltati sull’immondo carro del nuovo coronavirus e questo lascia intravvedere premeditazione a livello mondiale, poi, certo, a questo punto si è arrivati anche per colpa di governi corrotti o nel migliore dei casi, incredibilmente incapaci. Governi, quello italiano in testa, che stanno facendo pagare al popolo il prezzo più alto della crisi, di questa guerra senza bombe, quindi, ancor di più, in questi tempi di “democrazia mascherata”, alla professoressa Francesca D’Alessio, docente di grande spessore morale e Donna di grande valore va il mio personale ringraziamento e il ringraziamento di Italia Terra Celtica.
Il Segretario Federale
Paolo Bini