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Insieme

by / venerdì, 19 giugno 2020 / Published in Giustizia e società

Oggi tutti noi siamo chiamati, al di là del rispetto delle raccomandazioni comportamentali dettate dal governo e dalla Regione, a metterci qualcosa di nostro, abbiamo visto che nessuna nazione al mondo era preparata ad affrontare il nuovo corona virus ed alcune, fra cui certamente c’è l’Italia, pare siano molto poco preparate anche a gestire la cosiddetta “fase 2”, quella che dovrebbe gettare le basi per l’indispensabile ripresa economica. Dunque, tutti insieme, dobbiamo arrivare là dove la politica non è arrivata, dove non è stata in grado di arrivare e probabilmente non si sente di arrivare neanche nel futuro, sicuramente non in quello immediato. Bisogna metterci la mente, che ci deve guidare in maniera responsabile, affinché la chiusura del Paese, resasi necessaria per fermare la pandemia da “covid19”, non diventi cosa definitiva. Le tante attività artigianali, commerciali e imprenditoriali, che fino a ieri avevano mantenuto l’Italia, oggi rischiano di perire a causa di scelte politiche dettate dall’approssimazione, scelte politiche figlie di slogan elettorali e non della necessità di ripartire. Certo, tutto andrà fatto, da parte della classe dei produttori e delle istituzioni, con intelligenza e saggezza per evitare la caccia all’untore di boccaccesca memoria, per scongiurare l’avvelenamento sociale dei rapporti umani e per far sì che non venga mai meno il vivere civile. Quindi, bisognerà metterci cuore, dovrà essere il cuore ad accompagnare le nostre scelte ed i nostri comportamenti in questa fase, per noi stessi e per il prossimo, perché la nostra vita è preziosa e certamente vale tutti i sacrifici che sin qui ci siamo imposti. Se noi tutti faremo il nostro, senza farci strumentalizzare e terrorizzare da chi vende emergenza per motivi politici o editoriali, ce la faremo, non sarà facile, ma soprattutto noi canavesani, se riusciremo a scrollarci di dosso le parole con le quali la politica romanocentrica ci ha tenuti prigionieri e sapremo mettere in campo la ragione, la razionalità ed a mantenere la nostra umanità, la nostra voglia di stare insieme, di sorridere e di essere sempre e comunque canavesani, vedremo per primi le lancette rimettersi in moto verso ore migliori, verso giorni più sereni. Una cosa è certa, il “covid19” non dovrà uscire vincitore da questa guerra, non dovrà rimanere nella nostra testa per molti anni come un pericoloso tarlo, quindi, continua a dirlo Conte, quasi fosse un mantra: “Il momento è grave” ed io, umilmente, mi sento di rispondere: “A noi non farlo diventare gravissimo. Non facciamo di questa situazione, certamente grave, certamente eccezionale, la nostra normalità!”

Diciamocela tutta, a volte sembrava che questa emergenza, mentre per lunghe settimane, migliaia di medici ed infermieri erano stati mandati allo sbaraglio senza i più elementari mezzi di prevenzione, fosse gestita come l’ultimo dei reality show. 

La politica romanocentrica ha continuato ad andare avanti, ed ora non è diverso, a colpi di slogan e comparsate televisive di dubbio gusto, abbiamo ascoltato migliaia di opinioni diverse, ma mai un’informazione degna di tale definizione.

La verità è che la sanità pubblica ha evitato il collasso solo grazie a tanti guerrieri in camice bianco, donne e uomini, che hanno messo la loro vita, prima ancora della loro professionalità, al servizio dei malati, delle migliaia di persone che dalla fine di febbraio avevano preso d’assalto gli ospedali di tutta Italia, soprattutto della Lombardia, del Veneto, del Piemonte e dell’Emilia Romagna. La verità è che negli ultimi 10 anni c’è stata una forte accelerazione da parte di tutti i governi verso la sanità privata, sono stati tagliati alla sanità pubblica oltre 40 miliardi di finanziamenti e sono stati chiusi quasi 1200 ospedali, quindi, sottoposto a tagli e denigrato, oggi, se c’è stato un eroe, è l’intero Sistema Sanitario Nazionale, che pur con tutte le sue falle, è riuscito a contenere il virus e ad offrire un letto a tutti gli ammalati.

A tutti noi non rendere vano tale immenso lavoro, a tutti noi non sprecare l’alto costo di vite umane che abbiamo dovuto pagare, è ora di ripartire, con attenzione e con coraggio, ma ripartire è inderogabile, la vita è anche questo, niente è facile, ma niente è impossibile!

Vorrei che in Canavese, Terra dalla nobile storia, si ricominciasse a respirare a pieni polmoni, rispetto, amicizia e solidarietà, vorrei che dalla nostra Terra partisse un autentico messaggio di cambiamento, non solo possibile, ma reale, dobbiamo tornare ad essere un grande insieme perché insieme ci si diverte; insieme si costruisce; insieme si impara; insieme si ride; insieme ci si dà conforto, insieme non si è soli e soprattutto, insieme si vince!

Il Sindaco di Ozegna

Res.le Federale Enti Locali I.T.C.

Sergio Bartoli

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