Il pensiero del linguaggio è risorto, non rendiamo inutile il miracolo!
Era già tutto ben visibile da molti anni, ma questi nostri lunghi giorni caratterizzati dalla pandemia da “covid19” hanno, una volta di più, evidenziato come non ci possa essere un futuro contraddistinto dal progresso e dal rispetto dei diritti umani senza la conoscenza del passato. Hanno indicato come ci sia ancora molto da fare per scoprire la verità sugli avvenimenti storici che ci hanno consegnato questa realtà e come questo, indispensabile e difficile lavoro, vada fatto nonostante l’oscurantismo voluto dal regime partitocratico al di là delle mode transitorie e delle convenienze culturali. Così, proprio per sottolineare la nostra buona fede, con l’umiltà e la consapevolezza dei nostri limiti, a differenza di altri, non abbiamo intenzione di scartare aprioristicamente il lavoro di nessuno, certo, allo stesso modo, giusto perché non siamo disposti ad insultare la nostra intelligenza, riteniamo doveroso vagliare con attenzione il lavoro di tutti i soggetti che auspichiamo si dedichino alla ricerca della verità: accademici, curatori delle Belle Arti di Stato, scrittori e soprattutto, semplici appassionati e outsider. Da sempre sottolineiamo che l’imbruttimento della nostra società è il naturale derivato dell’orgogliosa ignoranza dei più. Ignoranza attentamente coltivata nelle nostre scuole sin dalle elementari. Ignoranza palesemente alla base di stupidità tanto evidenti da risultare addirittura difficili da credere.
Comunque, grazie a storici e ricercatori non istituzionali, spesso guardati con sospetto, quando addirittura non denigrati dall’establishment accademico, abbiamo assistito nell’ultimo mezzo secolo alla riscoperta ed alla rivalutazione della grande civiltà celtica; alla conferma delle sue ramificazioni e influenze ancora presenti nella cultura europea dei nostri giorni e quindi, a seguito di tutto ciò, quello che fino a poco tempo fa era negato con autorevole disprezzo, oggi, seppur con evidente fastidio, almeno in alcuni ambienti accademici, viene accettato come fatto accertato. In ogni caso per fugare ogni equivoco, la cosa che più ci interessa non è ottenere il riconoscimento dello Stato e dei suoi professionisti in materia, ottenerlo di questi tempi significherebbe una mediazione, quindi, significherebbe regalare alla gente l’ennesima “storia aggiustata”. A noi interessa il risveglio delle coscienze sin qui anestetizzate in ossequio della ragion di Stato. Noi vogliamo risvegliare nel popolo la curiosità, la voglia di sapere, di conoscere le proprie origini, di capire il perché ed il per come si possa essere arrivati a questo punto attraverso il trastullo offerto da ignobili talk show che basano il loro successo sulla disperazione della gente ed attraverso la demenzialità dispensata da molti reality che, senza nessuna logica spiegazione, riescono a tenere incollata al televisore gran parte della popolazione elargendo anche modi di vivere e costumi da seguire. Noi riteniamo necessario il progresso, ma prima di tutto il progresso della conoscenza, siamo stufi della legalità ricercata e imposta ad ogni costo. Legalità che lascia sempre maglie larghissime per i delinquenti e che, invece, “attacca al muro” la tanta brava gente che in questi giorni chiede solo di poter lavorare. Legalità che, la si metta pure come si vuole, è sempre stata figlia dei tempi e mai figlia del progresso della conoscenza, anzi, l’oscurantismo e le convenienze politiche, hanno sempre creato delle legalità utili al potere e mai utili al popolo.
Una cosa sin qui nemmeno presa in considerazione, ad esempio, è il pensiero del linguaggio, credevano di averlo ucciso definitivamente, se ne compiacevano; hanno provato a regalarci una storia senza capo né coda; hanno imposto a noi, ai nostri figli dei testi utili solo a confondere le idee, ma questi tempi, che in molte persone hanno cancellato sogni e speranze, hanno fatto il miracolo, il pensiero del linguaggio è risorto. L’ha fatto in un modo quasi magico, come all’inizio dei giorni, tramite il disegno di Simboli e l’avvento di un grande Condottiero, toccando i nostri sensi ben più delle parole così, mentre sale la protesta, mentre aumentano violenze e tumulti di piazza; mentre c’è chi continua a ricorrere a inutili e patetici piagnistei o chi si adegua a subire qualsivoglia repressione e restrizione da parte del potere politico, solo noi, ad ora unici al mondo, abbiamo sottolineato nella nostra comunicazione come il virus pandemico, che l’Occidente su input americano vuole proveniente dalla Cina, fosse l’inevitabile alternativa ad un terzo conflitto mondiale; come fosse figlio del lungo, non visto, braccio di ferro fra mercato e democrazia, fra liberismo e dimensione sociale.
La posta in gioco è altissima, non c’è solo il denaro, tutto quanto sta avvenendo è figlio della ricerca del potere. Il potere ad ogni costo; il potere che da sempre vuole l’uomo impegnato in conquiste e sopraffazione dei suoi simili; il potere, quel potere che si è sempre nutrito del sangue dei più deboli e dei più sprovveduti. Abbiamo assistito allo sterminio di intere popolazioni in nome della civilizzazione, in nome del progresso ed anche in nome di Dio. Ora sta avvenendo lo stesso in nome della salute e solo la risurrezione del pensiero del linguaggio può fermarli, ma tutto parte dalla conoscenza, dall’amore, dalla saggezza e dalla forza. Non serve gridare la propria disperazione se poi si pensa di risolvere la cosa votando per i partiti romanocentrici, non è più il momento di adeguarsi, noi abbiamo il progetto, abbiamo il programma e cosa che nessuno ha, abbiamo il Condottiero. La gente deve scegliere se continuare a piangere miseria o scendere al nostro fianco nell’agone della battaglia politica.
Il Responsabile Organizzativo Federale
Irina Tancau