Il massacro dei lavoratori continua
L’estate sta iniziando, chi potrà, farà qualche giorno di vacanza, chi non riuscirà a partire, neanche per tornare al paesello d’origine, rimarrà nelle città e, personalmente, spero trovi il tempo per meditare sulle tante scelte sbagliate fatte quando chiamato a votare e sulle tante scuse trovate per non impegnarsi mai in politica. Nessuno può dirsi estraneo a questa situazione. Una situazione drammatica, da incubo, che lascia presagire un certo, ulteriore aggravio, fatto di nuovi stabilimenti e attività imprenditoriali di ogni tipo che chiuderanno e di altre migliaia di posti di lavoro destinati ad andare in fumo.
Una situazione, quella che stiamo vivendo, da noi di Italia Terra Celtica, prevista già nel 2005. Ricordo ancora le parole del nostro Segretario Federale, Bini, quando in occasione della presentazione alla stampa del nostro progetto politico, nell’ottobre del 2005, disse di fronte ai giornalisti: “Quello che ci apprestiamo a vivere nei prossimi anni sarà il periodo più buio e difficile dal dopoguerra, l’Italia entrerà in una crisi economica profonda mai vista, crisi determinata da anni di scelte politiche e organizzative sbagliate, prima fra tutte, la privatizzazione delle tre banche di Stato voluta da Prodi e applaudita da tutto l’apparato partitocratico”.
Bini ci aveva preso in pieno, il nostro Segretario Federale ci aveva visto così lungo che nessun giornalista ne riprese le parole, certo qualcosa scrissero, ma nulla che potesse allarmare la gente mettendola in guardia su ciò che da lì a poco gli si sarebbe abbattuto addosso.
L’estate è alle porte, a breve molti stabilimenti chiuderanno concedendo la libera uscita vacanziera a migliaia di dipendenti, ma, come ormai siamo abituati da anni, con buona pace dei tanti ottimisti ad oltranza, Renzi in testa, non tutti riapriranno e così alla fine di agosto e per una parte dei mesi autunnali assisteremo, qua e là per l’Italia, davanti a fabbriche e esercizi commerciali che non riapriranno mai più (vedi Mercatone Uno), ai soliti picchetti adorni di bandiere rosse e slogan operaisti di nessuna utilità pratica, relegati a folklore di una politica morta e sepolta sotto la montagna di denaro che le grandi lobby e multinazionali della globalizzazione garantiscono a chi ha in mano la leva del potere.
Le scelte assurde e sbagliate in tema di lavoro e di pensioni altro non fanno se non aggravare la crisi e rendere impossibile la ripresa economica. Gli ultimi governi hanno reso precario tutto, il jobs act servirà solo a dare l’illusione di un lavoro a tempo indeterminato per tre anni, ovvero per gli anni in cui i contributi saranno a carico dello Stato, poi, ci saranno valanghe di licenziamenti e qualche genio della politica che proporrà di ritornare ai contratti a tempo determinato chiamando i lavoratori interessati con il loro vero nome: lavoratori precari! Le pensioni non fanno eccezione, sono state trattate allo stesso modo, con l’arroganza tipica dei nostri politici. Riforma dopo riforma si è arrivati ormai al punto in cui versare denaro nelle casse dell’Inps è semplicemente obbligatorio, ma poi, se si vuole avere una pensione che permetta di invecchiare dignitosamente, senza essere costretti a svendere quanto ci si era comprato nei tempi in cui si lavorava, o senza essere costretti a ricorrere all’elemosina dei figli o delle Caritas, si è obbligati a ricorrere a qualche forma di pensione integrativa andando ad ingrassare banche e assicurazioni. Un po’ come accade con il canone Rai, si versa perché è obbligatorio, ma poi, se in televisione si vuole vedere qualcosa di interessante, bisogna mettere mano al portafoglio e ricorrere alle pay tv.
Insomma, quello che vedo e che tutti, sgombrando i paraocchi, possono vedere, è un vero e proprio massacro di lavoratori in atto in ogni settore del privato ed anche in parte di quello pubblico se si analizzano le condizioni di lavoro di chi svolge compiti di pubblica sicurezza.
Non esiste più un solo posto di lavoro, se non nel pubblico impiego, che possa essere considerato sicuro, la Repubblica fondata sul lavoro si è di fatto mutata nella Repubblica fondata sulla precarietà. Ciò comporta che le banche hanno ridotto al lumicino la concessione di prestiti e di mutui e, soprattutto, comporta che ne concederanno sempre di meno, perché, credo possa essere comprensibile a tutti, mancando le garanzie di un lavoro e uno stipendio sicuro, nessun istituto di credito erogherà più denaro.
Siamo destinati a raggiungere lo stallo completo in tempi brevissimi, poco possono fare le campagne governative contro gli evasori fiscali, quelli erano da ricercarsi già 40 anni fa, oggi, se si insiste troppo ciecamente su questo punto, si rischia di far chiudere migliaia di piccoli esercizi commerciali e migliaia di piccole fabbriche che a stento riescono a stare in piedi ed a pagare gli stipendi. Non solo, la “caccia alle streghe” non è mai servita a nulla se non a fare dei morti e mi auguro, che il governo e i politici italiani non abbiano in mente di fare una strage. Non converrebbe a nessuno, soprattutto non converrebbe all’Italia.
Ciò che ci vuole, invece, è un progetto chiaro, veloce da attuare come il nostro, che individua l’area di necessario risparmio per far ripartire il Paese, non nel taglio di servizi e diritti, ma nel drastico taglio delle spese legate alla politica e alla burocrazia che la circonda.
Basta con politici che diventano ricchi, non sono mica industriali o magnate del petrolio! Ci vuole una nuova classe politica che abbia voglia, come noi, di costruire un Paese sicuro, sano, libero, federale e democratico da lasciare ai propri figli.
Il Presidente Federale
Carlo Verna