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Il banditismo partitocratico ci sta portando via tutto, anche la dignità.

by / giovedì, 15 ottobre 2015 / Published in Giustizia e società

Nel nostro Paese non è possibile stabilire l’incidenza reale dello statalismo nei riguardi dell’economia. Troppi vincoli politici e burocratici gravano sul nostro sistema produttivo, che per usare un eufemismo, tra gli appalti per le infinite opere pubbliche, le partecipazioni statali, le aziende private legate mani e piedi a commesse pubbliche ecc., ci regala uno scenario che può tranquillamente definirsi poco rassicurante.

La burocrazia e la politica clientelare, due cose tipicamente italiane, hanno decapitato la nostra industria, hanno smantellato il nostro sistema manifatturiero ed oggi è impossibile pensare ad un’Italia inserita fra le potenze economiche e industriali a livello mondiale.

L’assenza di deregolamentazione, la paralisi della giustizia, capace di muoversi solo ed esclusivamente per motivi politici; la catastrofe centralista e statalista perpetrata dall’attuale regime partitocratico stanno a dimostrare come nessun partito lottizzatore può modificare questa prassi da cui trae voti e potere. Tanto per essere chiari, il rinnovamento dei “vecchi partiti” si palesa oggi come la più grande contraddizione nei termini. Il malcostume non ha abbandonato la politica, anzi, continua come prima e peggio di prima. Tangentopoli non è servita a far cambiare costumi e abitudini ai nostri politici, semplicemente è stata utile al ricambio di qualche “attore” protagonista e di qualche “comparsa” nel teatrino della politica romanocentrica. Tutto il resto è rimasto inalterato, la partitocrazia, semmai, ha sviluppato nuovi, potentissimi anticorpi che gli consentono di difendersi meglio da eventuali attacchi della magistratura.

Chi pensava ad un ravvedimento dei politici, quindi, è servito. Gli inquisitori di ieri, oggi, sono tutti legati a filo doppio con la politica, abbiamo visto paladini della giustizia arrivare a fare i ministri, Di Pietro è il caso più eclatante; altri magistrati, come De Magistris, arrivare ad essere deputato e sindaco di Napoli, incorrere nel reato che è costato a Berlusconi il posto da Senatore e rimanere bellamente al suo posto fregandosene della giustizia che sino a qualche anno fa rappresentava. Oggi come ieri, la lottizzazione per tessera partitica, indipendentemente dalle competenze, è prassi conclamata. La regola “cencelliana” della vita politica italiana non è cambiata e non potrà mai cambiare perché insita nella concezione totalitaria e iperburocratica, negatrice di importanti libertà individuali, che è alla base del regime partitocratico. Ciò ha permesso, soprattutto in campo economico, che si toccassero vette incredibilmente alte di corruzione e di degrado civile. Ciò fa si che ancora oggi sia impossibile contare le carriere non meritate, i privilegi indebiti e le fortune economiche prodotte dal nostro sistema drogato di partitocrazia romanocentrica.

In questo sistema Italia l’unico modo per “arrivare” è stato ed è quello di salire su qualche carrozzone pubblico, ovviamente in cordata con i potenti di turno, sperando di farsi “infilare” in qualche consiglio di amministrazione di qualche azienda statale o a partecipazione pubblica, o in alternativa, in qualche Azienda Sanitaria o in qualche banca a tutela degli interessi partitocratici.

Il nostro è di fatto l’unico Paese al mondo dove la selezione è esclusivamente clientelare e nepotista. Insomma, sembra evidenziarsi in maniera estremamente chiara una relazione causa – effetto tra la commistione della politica con la società civile e la caduta verticale di una certa moralità dei costumi.

Questa colonizzazione impropria e illegale della società da parte della politica romanocentrica sta decretando il fallimento del Paese. I governi, quello guidato da Renzi non fa eccezione, continuano nella rapina ai produttori, dei quali con lacci e lacciuoli viene bloccata inventiva e iniziativa a fronte di richieste, sempre più pressanti, di denaro per pagare una miriade nullafacente di scaldasedie e servizi, tanto indecenti quanto inutilizzabili.

In un Paese normale, premesso che non si sarebbe mai arrivati al degrado italiano, la giustizia avrebbe da tempo fatto il suo corso, avrebbe da tempo fatto due semplici domande ai signori della Nomenklatura partitica:

1) Dove sono finiti i soldo delle tasse, quelli che avete rastrellato dalle tasche degli italiani senza nulla di proporzionale dare loro in cambio?!

2) A conti fatti, sarebbero bastati per lastricare d’oro le strade e per garantire una dignitosa pensione a tutti i lavoratori, addirittura dopo soli 25 anni di versamenti, dove li avete messi?!

 

In presenza di risposte non soddisfacenti o evasive, sarebbero seguiti arresti, condanne e confisca di beni e denari. Da noi, invece, il nulla! Anche la magistratura, a pieno titolo, fa parte del sistema partitocratico, così che di sbaraccare questa vergogna nazionale, mandando finalmente a lavorare chi sino ad oggi è vissuto nella sicurezza, nell’agio, nella ricchezza e nell’ozio a spese di chi, sempre più, è costretto a vivere nella fatica e nell’incertezza, nessuno parla.

Nessuno parla dell’improrogabile necessità di sostituire questa Italia corrotta con una nuova, giovane, Italia Terra Celtica.

Il Segretario Federale

Paolo Bini

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