I nostri “amici” americani, che bello stare dalla parte dei buoni
Stiano tranquilli tutti, soprattutto gli italiani, siamo in buone mani, non c’è nulla di cui preoccuparsi.
Lo so, tale raccomandazione ai più sembrerà superflua, d’altronde gli italiani hanno da sempre mostrato un’incredibile tranquillità, tanto da sembrare assonnati mentre il potere partitocratico gli divorava risorse, denari e diritti. Gli americani, poi, non hanno bisogno di presentazioni, sono amici nostri e, cosa certa, ce lo dicono loro, ammazzano sempre e solo i cattivi.
Nessuno obbietti con i più di cento milioni di Nativi sterminati un po’ in nome di Dio e un po’ in nome del progresso, quello, probabilmente, fu solo un incidente di percorso. Un po’ come quando molti anni dopo vennero divulgati i video di soldati americani che torturavano i prigionieri di guerra, ma non come si dice facessero gli odiati nazisti, no, assolutamente no, loro, gli americani, attuavano e attuano la “tortura moderata”, insomma mica roba da Terzo Reich, solo robetta, che magari fa impazzire i più deboli, uccide i più debilitati, ma che certamente fortifica chi sopravvive seppur, magari, lascia qualcuno senza una gamba o senza un occhio, in buona sostanza nessun pericolo per nessuno, i nostri “alleati”, nonostante in un passato neanche troppo lontano risulta ci abbiano bombardato, quasi in esclusiva, insieme agli altri nostri grandi alleati inglesi, uccidono solo i cattivi, quindi, dovrebbe essere facile, basta stare buoni a casa propria come hanno fatto recentemente i libici e rispondere, ogni qualvolta interpellati, sissignore! Certamente nella speranza che nessuno gli vada a sussurrare all’orecchio che in verità siamo finti buoni perché allora sarebbe un disastro, tutti hanno potuto vedere la fine che hanno fatto Gheddafi e il suo popolo, nonostante nel panorama internazionale la Libia fosse senz’altro uno dei Paesi in assoluto meno belligerante, però, è vero, avevano tanto petrolio, decisamente troppo, forse è stato questo loro volersi arrogare il diritto di sfruttare i propri giacimenti che li ha fatti apparire come cattivoni all’occhio vigile e oltremodo attento dell’aquila americana.
Bene, abbiamo comunque scoperto che degli americani ci si può fidare, non hanno mai rispettato un trattato in tutta la loro storia, ma solo perché gli altri erano cattivi, i primi, cattivissimi, sono stati quelli comunemente conosciuti come “indiani d’America”, a loro è stato fatto firmare, pena il massacro totale, qualsiasi tipo di trattato, ovviamente per loro tutti incomprensibili nei contenuti, quindi, scritti in toto dai baldi rappresentanti del governo di Washington che, incredibile ma vero, di volta in volta, sono stati capaci di non rispettare nemmeno i trattati da loro stessi messi nero su bianco in maniera unilaterale. Brava gente, decisamente buoni, tutto ciò, infatti, evidenzia solo la loro bambinesca faciloneria.
Da allora sono passati molti anni ed in tutto questo tempo, fra gli altri, abbiamo visto il mancato rispetto del trattato col Giappone, cosa che costrinse l’impero del Sol Levante ad entrare in guerra al fianco della Germania nel conflitto mondiale che, ancora loro, gli americani, risolsero con il doppio bombardamento nucleare su Hiroshima e Nagasaki, anche quella una cosetta da nulla, assolutamente da dimenticare, seppur le stime ufficiali ci dicono che negli anni a seguire, oltre al quasi milione di morti immediati, le persistenti radiazioni atomiche furono la causa di oltre 5 milioni di decessi, cosa di poco conto, rientrante negli “inevitabili danni collaterali”, in ogni caso c’è la certezza che lo “Zio Sam” non sbaglia mai, quindi, sarebbero stati tutti cattivi, d’altronde Hollywood ci ha sempre insegnato che i giapponesi, i tedeschi e i russi erano cattivi e gli americani buoni, quindi, perché dubitare.
Gli anni passavano e i trattati venivano di volta in volta archiviati, in puro stile yankee, nei cestini o nella brace dei caminetti di quei politici illuminati di Washington che ambiscono ad una sola cosa, dimostrare a tutto il mondo quanto sono bravi, buoni, gentili e rispettosi del prossimo, però, deve essere chiaro, il prossimo deve assolutamente dire, fare, mangiare, pensare secondo il perfetto stile di vita statunitense.
Si, gli Stati Uniti d’America; si, la patria della libertà e della democrazia; si, è vero, a metà anni settanta la gente di colore non aveva ancora diritto di voto, ma ci hanno messo una pezza, dopo aver bruciato solo quelli più cattivi, dopo averli mandati su tutti i fronti di guerra possibili e immaginabili, gli hanno concesso gli stessi diritti, o quasi, dei bianchi. Poi, non stiamo a fossilizzarci, in fin dei conti prima del buon Donald Trump il mondo aveva potuto vedere all’opera il primo Presidente di colore degli Stati Uniti d’America, al secolo Barak Hussein Obama che, insignito nel 2009 del premio Nobel per la Pace, si distinse per aver fatto bombardare Afghanistan, Libia, Somalia, Pakistan, Yemen, Iraq e Siria, nonché per aver pilotato il colpo di stato in Ucraina, ma anche in questo caso, resta ferma l’inossidabile certezza su cui si fonda la nostra “amicizia” incondizionata con l’impero a stelle e strisce, quelli che si sono presi le bombe sulla testa, le loro sono sempre “bombe intelligenti”, erano cattivi così come il Presidente ucraino, Viktor Yanukovich, democraticamente eletto dal popolo e destituito a seguito dei tumulti di piazza organizzati da Washington, che non a caso ha subito approfittato per inviare marine e missili alle porte della Russia, chissà cosa sarebbe successo se Putin avesse fatto lo stesso in Messico o in un qualsiasi altro stato dell’America Latina? Che sciocco, semplicemente l’informazione yankee avrebbe informato il mondo che dei cattivoni stavano minacciando la patria della democrazia e della libertà e subito li avrebbero spazzati via, d’altronde gli “storici di corte” ci hanno costantemente detto che la ragione sta sempre dalla parte degli americani, loro sono i buoni ad oltranza, cosa conta se dalla fine della seconda guerra mondiale, sull’intero pianeta Terra, non ci sia mai stato un solo teatro di guerra che non li abbia visti come produttori, registi e attori protagonisti?!
Nessuno spero avrà l’ardire, l’impudenza, l’ingratitudine e quant’altro di brutto si possa dire, per dubitare della bontà di chi non ha mai esitato a massacrare milioni, centinaia di milioni di persone in nome della democrazia e della libertà rigorosamente a stelle e strisce. Non ci sarà dunque nessuno, mi auguro, che oggi voglia obbiettare o criticare l’assassinio del generale iraniano Qassem Soleimani, non so se i più hanno prestato attenzione alle parole del Segretario di Stato americano, Mike Pompeo, questi ha definito il raid U.S.A., che ha portato all’uccisione di Soleimani, “Perfettamente legale”, quindi, sarebbe ora di farla finita con le fantasiose teorie sul progetto di destabilizzazione del Medio Oriente da parte dello Zio Sam, le parole di Pompeo, in fondo, nascondono un messaggio che a tutti deve risultare chiaro, “Noi siamo gli Stati Uniti d’America e possiamo uccidere chiunque, in qualunque anfratto del mondo, semplicemente perché noi siamo i buoni!”
Torre C.se 07 gennaio 2020
Il Segretario Federale
Paolo Bini