I° maggio, ma ci siamo o ci facciamo?!
Ora, senza voler dare nessuna lezione ai tanti che pensano che la data del primo maggio sia stata indicata dalle istituzioni per la festa dei lavoratori in ossequio al bel tempo primaverile, o al primo giorno del mese delle rose o del rosario religioso, vorrei ricordare ai molti che ancora credono ci possa essere qualcosa da festeggiare in quella data, che ogni anno di più la festa dei lavoratori sta assumendo il significato della presa in giro per tutti coloro che un lavoro non ce l’hanno più e per tutti coloro che, riforma dopo riforma, sempre scimiottando i nostri amici americani, sono condannati all’eterno precariato lavorativo. Dunque, la “Festa dei Lavoratori”, evento festivo dalla lunga tradizione, nasce da un’idea partorita in occasione del Congresso della Seconda Internazionale Socialista tenutasi a Parigi il 20 luglio 1889. La data del primo maggio fu scelta in ricordo di una grande manifestazione operaia svoltasi a Chicago nel 1886, quando in piazza Haymarket si tenne un raduno di lavoratori e attivisti politici in supporto ai lavoratori in sciopero. Erano i tempi nei quali, soprattutto negli Stati Uniti, i lavoratori non avevano nessuna tutela, lavoravano abitualmente fino a 16 ore al giorno, rischiando e rimettendoci spesso la vita, in cambio di stipendi che, tenuto conto che vitto, alloggio e prole erano a carico dei lavoratori, avevano poco da invidiare ai compensi percepiti dagli schiavi neri nelle piantagioni di cotone. Insomma, per farla breve, la protesta operaia, che chiedeva di indicare in otto ore la giornata lavorativa, durò tre giorni, fino al quattro maggio, quando la polizia dello “Stato più libero e democratico del mondo”, caricò e massacrò i manifestanti reprimendo nel sangue le richieste dei lavoratori, che ancora oggi, negli Stati Uniti d’America, hanno tutele sociali infinitamente inferiori a qualsiasi Paese europeo. A tal proposito, solo l’Italia è molto ben avviata per raggiungere a breve, soprattutto nel lavoro, lo stile di vita a stelle e strisce che non contempla, ancora oggi nel 2022, alcun diritto per il lavoratore, anzi, per molte categorie fra le quali camerieri, barman, baristi, guardarobieri addetti alle consegne ecc. non sono nemmeno previste retribuzioni, si devono arrangiare con le mance dei clienti.
In ogni caso, dopo un anno di insensato e inspiegabile lockdown, l’Italia è tornata a festeggiare il Primo maggio, o meglio ci ha provato, I sindacalisti che contano, quelli che hanno appoggiato le decisioni governative di lasciare senza lavoro e senza reddito gli italiani che avevano rifiutato la “vaccinazione anti covid”, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, rispettivamente Segretari della C.G.I.L., della C.I.S.L. e della U.I.L., hanno parlato ad Assisi, convinti che nella cittadina di San Francesco si sarebbero risparmiati almeno gli insulti della gente, ma qualcosa è andato storto, il folto cordone di militanti, tutti lavoratori finti, gente stipendiata per fare il sindacalista e soprattutto per farlo male, sempre dalla parte dei padroni e mai dalla parte dei lavoratori, non è riuscito ad evitare che ai loro capi, apostrofati come traditori, la folla ricordasse anche il mestiere delle loro madri. Poi, sempre perché gli italiani a grandissima maggioranza si sentono un po’ americani, ci sono state le manifestazioni operaie di Torino e Trieste alle quali la Polizia ha voluto partecipare con forza, con la forza del manganello e con la violenza di chi crede gli sia dovuta la busta paga per picchiare a sangue operai che pagano, quando lavorano, le tasse perché i poliziotti, dal più “furbo” al più “scemo”, possano prendere lo stipendio tutti i mesi fino al raggiungimento dell’età pensionabile. Insomma, ormai c’è poco da festeggiare, questo primo maggio ha certificato con il manganello, di chiara ispirazione fascista, che libertà e diritti fondamentali possono venire cancellati indipendentemente da ciò che è stabilito nella nostra Carta Costituzionale. Allora mi domando: “Gli italiani sono ormai tutti rincoglioniti o ci fanno, credendo stupidamente che a lasciar fare, prima o poi le cose possano migliorare?!”
Il Primo maggio è la festa del lavoro e dei lavoratori, ma ci sembra che i lavoratori non abbiano proprio nulla da festeggiare, prima di tutto perché sono ormai un’esigua minoranza, solo il Governo riesce a negare la realtà di una Nazione fallita dove ormai quasi il 60 per cento della gente non lavora o lavora grazie a qualche agenzia interinale solo pochi mesi all’anno. Lo stato sociale è stato completamente distrutto e per i giovani che da poco sono entrati nel mondo del lavoro non esiste più alcuna speranza di potersi costruire un futuro perché non hanno nessuna certezza, quindi, nulla di duraturo su cui poter contare per prendere delle decisioni. Le Fabbriche chiudono e con loro le piccole imprese familiari, negozi, artigiani, ristoranti, alberghi, bar e palestre. Il “Governo dei Migliori”, capitanato dal “genio della finanza”, Mario Draghi, è riuscito solo a creare paura, disagio sociale, disoccupazione, povertà e disperazione e ciò nonostante, ancora, questa gente, dopo aver dato agli italiani la dimostrazione che chi veste una divisa non lo fa al servizio del popolo, bensì al servizio del potere, riesce anche a mettere la censura all’informazione libera senza che nessuno si ponga la più elementare delle domande: “Ma questa situazione, prima che degeneri o in arresti di massa, o in guerra civile, quanto potrà ancora durare?!” Capite, almeno spero, che così non si potrà continuare all’infinito, ormai l’Italia brilla solo più per gli abusi di potere del Governo, il denaro depositato in banca non può più essere utilizzato secondo le esigenze del legittimo proprietario, bensì secondo i dettami governativi; i ladri, i truffatori, i rapinatori, gli spacciatori di droga ed anche gli assassini sono ormai le uniche figure professionali tutelate dalla legge; è vietata la protesta, fatto salvo non si rivendichino diritti per gay, lesbiche e trans; è ammesso sfilare solo per affermare la salvaguardia dell’ambiente e in tali sfilate, come sino ad oggi è sempre accaduto, è accettato che si riducano piazze e strade alla stregua di porcilaie. Insomma, ma ci siamo o ci facciamo?!
Il Segretario Federale
Paolo Bini