Emergenza tubercolosi
Qualche anno fa avevamo anche promosso incontri e convegni per parlare dell’argomento, ci eravamo avvalsi di esperti, studiosi e medici per sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica italiana, oggi, ci rendiamo conto che è stato tutto inutile. Gli italiani tendono a premiare chi gli nasconde la verità e chi gli magnifica una prossima ripresa economica, piuttosto che chi cerca di fare politica senza mentire. Di fatto la tubercolosi, una piaga mai sconfitta, è ormai diventata nel nostro Paese un’epidemia silenziosa.
La malattia infettiva, tra le più temute nel secolo scorso, comunemente indicata con l’acronimo T.B.C., provocata dal bacillo “Mycobacterium tuperculosis” o “Bacillo di Koch” (da Robert Koch che lo scoprì nel 1882), continua a mietere vittime in silenzio, però, rispetto al passato, ha spostato le sue attenzioni su classi sociali più ricche e su uomini e donne più giovani. Quindi, dagli anziani ai giovani, infatti, la fascia d’età più colpita risulta essere quella dai 20 ai 45 anni. Dalle comunità più povere a quelle più ricche.
Preoccupanti e addirittura paurosi sono i dati su scala planetaria dove un terzo della popolazione, per intenderci, più di due miliardi di persone, cova senza saperlo il batterio della T.B.C..
Ve la ricordate la S.A.R.S., la forma atipica di polmonite apparsa per la prima volta nel 2002 in Cina?
Vi ricordate la montagna di soldi spesi dall’Italia in vaccini mai utilizzati?
Vi ricordate il terrore che gli organi d’informazione, tutti, avevano seminato fra i cittadini, non solo italiani?
Bene, ora non se ne parla più, l’epidemia che doveva essere planetaria, fortunatamente non lo è stata, ma tanto per essere chiari, di S.A.R.S. si continua a morire. Ciò che invece non viene detto, ma anzi viene proprio nascosto per motivi politici, soprattutto legati al business dell’accoglienza dei profughi e che, solo in Italia, si registrano circa 5.000 casi di tubercolosi ogni anno, paragonata, come se ci fossero più di 20 epidemie di S.A.R.S. contemporaneamente.
Sarebbe ora che il nostro ministro della salute, Beatrice Lorenzin, impegnata a far quadrare i conti del governo Renzi risparmiando sulla salute degli italiani, si attivasse, innanzi tutto, imponendo una corretta informazione in favore dei cittadini e poi, ovviamente, da ministro della salute degli italiani, facendo stanziare i fondi necessari in favore delle regioni affinché la tubercolosi non torni, come tutto ad oggi lascia presagire, la malattia mortale di un tempo che fu.
Oggi entrano in Italia circa 1.000 immigrati clandestini al giorno, spesso vengono contagiati dalla T.B.C. anche i poliziotti che svolgono le loro mansioni nei centri di prima accoglienza e questo con buona pace dei tanti buonisti, soprattutto alla luce del fatto che un poliziotto costa allo Stato italiano la metà di un clandestino. Ci sono poi quelli che hanno fatto del buonismo e dell’accoglienza ad ogni costo una professione ed a loro, di ciò che questo significa in termini di salute pubblica e di sperpero di denaro pubblico, non interessa nulla, loro sono solo interessati alla spartizione della grossa torta che l’immigrazione clandestina rappresenta.
Così nel 21° secolo siamo tornati alla T.B.C., che pur essendo una delle malattie infettive più diffuse al mondo, è di fatto, come insegna il comportamento delle nostre istituzioni, tra quelle più sottovalutate. Certo, il tasso di mortalità è diminuito, ma la cosa che spaventa e che gli italiani dovrebbero sapere, è che negli ultimi anni è molto aumentata la casistica delle forme resistenti ai farmaci tradizionalmente in uso per combatterla, pertanto, per guarire è necessario ricorrere ad altre terapie più costose e con maggiori effetti collaterali, che i nostri politici vogliano trasformare anche la tubercolosi in business?
Sarebbe l’ennesima atrocità della politica italiana, ma dal dopoguerra ad oggi la partitocrazia romanocentrica ha compiuto i più indicibili misfatti e delitti, riuscendo sempre ad ottenere il perdono del popolo elettore, quindi, se l’ennesimo business dovesse passare attraverso un contagio coatto di massa non ci sarebbe nulla di cui stupirsi, piuttosto, sono gli italiani che devono pensare a loro stessi, ai loro figli, al loro futuro e lo devono fare cambiando radicalmente il loro approccio alla politica.
Il Segretario Federale
Paolo Bini