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Donne, serve il rispetto, non l’elemosina!

by / venerdì, 15 maggio 2020 / Published in Pari opportunità

L’emancipazione femminile, quella “cosa strana” di cui un po’ tutti i politici a caccia del voto delle donne si riempiono spesso e volentieri la bocca, spacciata come una delle più grandi conquiste del secolo scorso, ad oggi, se si vuole essere sincere, cosa che può riuscire bene solo a chi non ha quale scopo quello di andare a carpire preferenze elettorali con l’inganno, rimane un concetto molto astratto e pieno di contraddizioni.

In Italia, sono i dati Istat a testimoniarlo, non solo è difficile, ma come se si stesse tornando indietro nel tempo, è sempre più arduo per una madre conciliare vita professionale e cura dei figli. Dal 2004 ad oggi, fatta eccezione per le Province autonome di Tento e Bolzano e per il Friuli Venezia Giulia, è stato tutto un susseguirsi di condizioni peggiorative relative ai servizi pubblici per la prima infanzia, salvo poi scandalizzarsi, o peggio lamentare la mancanza di amor patrio, se non si fanno figli.

In Italia la notizia peggiore che una donna possa dare al proprio datore di lavoro è di fatto quella di essere in dolce attesa e se ciò non lo si vuole riconoscere, allora si è degli ipocriti! La scelta che sempre più spesso ci impongono di fare, nell’assordante silenzio delle istituzioni, esclusivamente capaci di promuovere sull’argomento spot pubblicitari conformisti e bugiardi, infatti, è quella fra lavoro o famiglia, due cose, evidentemente inconciliabili nella distorta realtà italiana, ahimè, sempre più simile a quella statunitense.

Le neomamme nel nostro Paese, dove i diritti dei lavoratori, delle lavoratrici, ma più in generale delle persone oneste, si stanno dileguando all’ombra di una politica predona, si trovano a dover far fronte ad una congenita mancanza d’informazioni adeguate, alla solitudine, alla difficoltà d’accesso alle strutture pubbliche di supporto e addirittura al pediatra di base. Il messaggio che passa è solo uno ed è tipico delle dittature capitalistiche rappresentate al meglio dai nostri “amiconi” a stelle e strisce: La maternità può attendere!

Le donne italiane per lunghi anni sono andate dietro al pifferaio di sinistra al quale oggi la Giorgia Meloni vorrebbe far concorrenza con gli stessi desueti argomenti e così, fra l’aspettarsi il miracolo che non arriverà mai e il continuare a votare chi più e meglio prometteva, ci si è ridotte ad essere niente, in troppi casi, addirittura meno che niente. Ad una donna, nel nostro molto poco normale Paese, basta ritrovarsi con un genitore o il coniuge bisognoso di cure, quando non con un figlio affetto da gravi patologie, che la tragedia si compie. La stragrande maggioranza delle aziende, quasi tutte medie e piccole, a loro volta operanti senza nessuna tutela dello Stato, anzi, da questo massacrate di tasse, infatti, sempre più spesso mettono le donne nelle condizioni di non poter più lavorare, di doversi arrendere all’evidenza che la conciliazione di famiglia e lavoro è ormai cosa divenuta impraticabile. Così, fra le sfilate delle “sardine”, le urla e gli strepiti Salvini, della Meloni, il niente di Zingaretti, Di Maio, Grillo e Berlusconi, nel nostro Paese ogni anno nascono ben 9-10 mila bambini in meno rispetto all’anno precedente ed in più ci avviamo a stabilire un nuovo record, l’ennesimo del quale non poter andare fieri, quello della più alta disoccupazione femminile d’Europa.

Ciò nonostante, tutto prosegue come prima, i partiti responsabili di tale disastro socio-economico continuano a prendere i voti e la gente, con noi donne in testa, continua a lamentarsi delle scelte politiche compiute dai loro rappresentanti. Una situazione inspiegabile, come tante altre situazioni inspiegabili tipicamente italiane.

Ciò che è evidente, a quanto pare solo per noi di Italia Terra Celtica, è l’assoluta mancanza di interventi strutturali. In Italia, mentre si sono dilapidate enormi risorse economiche per bonus di svariato genere, accoglienza di clandestini, pensioni oltremodo immeritate, sovvenzioni a fondo perduto, redditi di cittadinanza, folli remunerazioni in favore di rifugiati politici e pentiti, meglio riconosciuti come collaboratori di giustizia, non si è mai programmato un investimento strategico per le donne ed in particolare per le madri lavoratrici. Ciò che è evidente è la mancanza di rispetto da parte delle istituzioni nei confronti delle donne e delle mamme; la stessa mancanza di rispetto, però, che le stesse mostrano quando decidono di affidare la loro vita e quella dei loro figli a questa classe politica. In definitiva, la partitocrazia romanocentrica ha sempre trattato e continua a trattare la cosa con improduttivi provvedimenti una tantum esclusivamente utili all’acquisto delle preferenze elettorali, poi, le donne, ahimè, preferendo l’elemosina al rispetto, fanno tutto il resto.

Il Responsabile Organizzativo Federale

Irina Tancau

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