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Crisi globale, devastazione del pianeta e vigliaccheria italiana

by / martedì, 10 marzo 2015 / Published in Energia e Ambiente

La crisi finanziaria e la crisi economica globale predominano su ogni altra cosa, ma il qualunquismo e il pressapochismo con cui l’argomento viene trattato testimonia come il vero scopo del regime partitocratico sia quello di risolvere la cosa provocando una “guerra fra poveri”. Non solo, dietro il polverone mediatico scatenato dagli innumerevoli talk show televisivi che ci parlano dei mali della politica e degli sperperi di denaro pubblico secondo la tesi del “tanto meglio-tanto peggio”, si nasconde anche la necessità del governo, ma più in generale dell’intera classe politica ed in questo caso non solo italiana, di deviare l’attenzione dai cambiamenti climatici e dai danni che l’avidità umana sta provocando all’ambiente.

Tante parole, tante promesse, tante dichiarazioni d’intenti e protocolli firmati, ma alla fine quello che ci viene dato è un mondo massacrato in nome del denaro, utilizzato per finanziare campagne elettorali a sostegno di politici che poi permettono lo sfruttamento della Terra, dei Mari e dei Cieli senza alcun rispetto dei bisogni e delle necessità della gente.

Il cambiamento del clima e lo sfruttamento esasperato del pianeta meritano un’attenzione identica a quella destinata alla crisi economica, non solo per l’enormità del problema, ma anche perché le soluzioni alla crisi che sta devastando nazioni, aziende e famiglie devono, se si vuole dare un futuro all’uomo, prima di tutto essere sostenibili da un punto di vista ambientale.

Il cambiamento del clima terrestre non è una questione che riguarda “solo” l’ambiente, infatti, ha implicazioni economiche sempre più profonde ed è un fattore, fra i più determinanti, che contribuisce a creare le situazioni sullo sfondo delle quali scoppiano, ormai ovunque e sempre più spesso, conflitti armati a cui i governi e l’informazione occidentale cercano di trovare giustificazioni sempre più astratte e inattendibili. Gli scontri per accaparrarsi le risorse disponibili si stanno intensificando, si combatte in Asia, Africa, America latina e sempre più popoli sono costretti a trasferirsi dando origine a migrazioni di massa che generano delinquenza, sfruttamento e schiavitù. Il nostro ininterrotto ricorso ai combustibili fossili non danneggia soltanto l’ambiente in sé, ma è ormai all’origine dell’assetto politico, sia a livello internazionale, sia nell’ambito dei singoli Paesi.

Noi, per quello che possiamo, dovremmo sfilarci da questa pazzia collettiva che, partita dagli Stati Uniti d’America, sta contagiando tutto il mondo. Dovremmo, non avendo né forza militare, né peso politico per influenzare la politica espansionistica americana, almeno avere il coraggio di porci come esempio per le altre nazioni. Oggi, rifiutare di essere partecipi, sia pur per vigliaccheria, della distruzione del pianeta e del massacro di intere popolazioni, sarebbe una grande cosa, chissà che all’Italia si tornerebbe a guardare come ad un grande Paese, capace in passato di fare e determinare la storia di gran parte del mondo. Certo che per arrivare a mettersi di traverso ai tanti e sporchi interessi che accompagnano lo sfruttamento sconsiderato del pianeta servirebbe una classe politica fatta di Donne e Uomini coraggiosi, immuni alla corruzione e dalla spiccata onestà intellettuale, cosa che l’Italia non ha e dal dopoguerra ad oggi, non ha mai avuto.

Invece di combattere per conquistare l’accesso a un giacimento di petrolio o di gas, dovremmo fare a gara per potenziare e sfruttare sapientemente le energie rinnovabili, quali l’eolica, la termale e la solare e poi, non ultimo, forti dei tanti e importanti passi avanti fatti in campo tecnologico e scientifico, tornare a sfruttare l’energia prodotta attraverso le centrali idroelettriche e le centrali nucleari. La tecnologia per riuscirci esiste e migliora di continuo, ma serve coraggio, onestà e trasparenza, tutte cose sconosciute alla nostra classe politica che preferisce la vita facile, non scontrarsi con i padroni statunitensi, dire sempre di sì ai diktat dell’Unione Europea e aumentare le tasse a carico degli italiani ogni qual volta gli sprechi ai quali non sa rinunciare glielo impongono.

Il Segretario Federale

Paolo Bini

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