Com’è strana l’Italia
Com’è strana l’Italia nell’era Renzi. Non la riconosco più, faccio fatica, soprattutto a rassomigliarla a quella descritta sui libri dove dimostriamo grande capacità nell’autoincensarci, ma anche grande stoltezza nell’ostinarci a non voler vedere e descrivere la realtà.
Sembra appassita, ingrigita, improvvisamente invecchiata. Esci la sera, non importa in quale città o paese di provincia ti trovi, e il brusio dei locali non è gioioso, guardi i passanti negli occhi, al ristorante afferri scampoli di discussioni dei commensali e percepisci preoccupazione, inquietudine, ansia. Quello che si prova, almeno per ciò che mi riguarda, è una sensazione insolita, un disagio che prima si coglieva solo in realtà lontane dalle nostre. Si capisce che le nostre città stanno morendo avvelenate da una crisi senza ritorno e sempre più assomigliano alle vecchie città dell’Est, quelle intorpidite dal comunismo, che comunicavano un’infinita, malinconica rassegnazione.
L’Italia è triste e smarrita, sino a qualche anno fa, ovunque, dopo un comizio o un incontro con la popolazione, mi confrontavo e dibattevo con il pubblico che era formato da artigiani, operai, impiegati, commercianti, pensionati, studenti e piccoli imprenditori, oggi di studenti ne incontro pochissimi; i pensionati non escono più di casa; su operai e impiegati hanno avuto il sopravvento cassaintegrati e disoccupati; gli artigiani che hanno potuto, hanno chiuso e commercianti e piccoli imprenditori, in odor di fallimento, senza più nessun interesse, hanno solo voglia di urlare e di lamentarsi, additando tutti come responsabili della loro infausta fine.
Pensare che molti di questi si sentivano intoccabili, chi diceva di avere un lavoro sicuro, chi di avere un’attività avviata da anni che non avrebbe patito la crisi ed anche gli studenti erano certi di potersi inserire nella società con un buon impiego, così come molti pensionati che manifestavano la sicurezza di potercela fare senza attingere ai risparmi o ricorrere a indebitamenti. Le cose sono andate diversamente e certamente i “troppo sicuri di ieri” sono fra i maggiori responsabili di ciò che è successo e di ciò che gli è successo. Il disinteresse per la politica e per tutto ciò che sin troppo chiaramente già si vedeva sarebbe accaduto li ha traditi. Adesso si è allo step successivo, anche la piccola e media borghesia inizia a soffrire, molti hanno già intaccato i risparmi di una vita, non per comprare una casa o un’automobile, ma per continuare a vivere dignitosamente. Però, nonostante sia evidente che presto toccherà a loro essere ridotti come i “troppo sicuri” di ieri, questi si rivelano essere i “troppo sicuri” di oggi e così a Roma continuano a far festa con i soldi degli italiani.
Ciò nonostante c’è chi i soldi continua miracolosamente a farli, seppur preferisce non esibirli nel timore di un governo e di un fisco, giustamente, recepiti come predatori. E’ l’intimidazione, che non colpisce tanto gli evasori totali e tanto meno la criminalità organizzata, quanto, soprattutto, l’imprenditoria media e piccola, i commercianti, i liberi professionisti, quella borghesia che legge i giornali, che si informa e che di conseguenza, paradossalmente, subisce più di altri la propaganda del regime partitocratico.
E allora non si può far a meno di capire che Renzi sta terminando il lavoro sporco di Monti, sta facendo precipitare l’Italia in una spirale diabolica dove chi ancora può spendere non lo fa per timore del fisco, dove la gente sente di non essere più padrona delle proprie cose e del proprio denaro, dove al di là della tranquillità apparente, c’è un Paese che sta morendo soffocato dalle tasse.
Il Segretario Federale
Paolo Bini