Ci si deve dare una svegliata!
Ci dicono che va meglio, che un misero + 0,8% di Pil significa ripresa e poi, ci guardiamo intorno e vediamo solo miseria, una miseria che avanza incontrastata fra l’assurdo menefreghismo del popolo e la spocchia di una politica romanocentrica che, vista l’incapacità degli italiani ad organizzarsi e reagire, a ben ragione si sente intoccabile, insostituibile e invulnerabile. Siamo precipitati nel tempo degli slogan, delle frasi ad effetto, dietro le parole dei politici c’è il nulla, ma evidentemente agli italiani il nulla rappresentato dai partiti romanocentrici basta e avanza. Età pensionabile inarrivabile, pensioni da fame, tasse, privatizzazioni e povertà sono l’economia senza politica della nostra Italia, sono il frutto di 60 anni di regime partitocratico! Eppure c’è chi li vota, eppure c’è chi ancora va a votare con il “cappello in mano”, con in testa il massimo desiderio di poter poi andare a chiedere l’elemosina al politico che ha contribuito ad eleggere.
In ogni dove caliamo sul territorio le nostre manifestazioni troviamo solo gente capace di lamentarsi, di quella ce n’è una marea, ma poi, quando si tratta di passare dalle parole, dalle lamentele ai fatti, ecco che ci troviamo sempre di fronte a moltitudini di persone super impegnate, senza tempo da dedicare alla politica, all’azione e senza i 5 o 10 euro necessari a sottoscrivere la nostra tessera, cosa necessaria al finanziamento di Italia Terra Celtica che dal suo primo giorno di vita ha sempre rifiutato ogni tipo di finanziamento proveniente da qualsivoglia ente pubblico. Insomma, le cose vanno male perché a onor del vero la gente che lotta per migliorarle è una esigua e sparuta minoranza, questa è la verità, non ne esiste un’altra. La mancanza di coraggio, l’incredibile capacità di ricorrere alle scuse più assurde e disparate pur di evitare un impegno fanno parte del dna delle popolazioni italiche e poco conta se storicamente, quella che oggi è l’Italia ha dato i natali a grandi politici, artisti, poeti e condottieri. La maggior parte dei “grandi italiani” è vissuta in un’epoca in cui la nostra penisola non era ancora Italia, poi, la stragrande maggioranza dei “grandi italiani” degli ultimi 150 anni, per capirci, quelli del dopo unità, sono il frutto avvelenato della politica romanocentrica alla disperata ricerca di “figure simbolo” e di “eroi” da regalare al popolo. Non è un caso se noi possiamo vantare la classe politica più pagata al mondo e per contro la più incapace e corrotta; non è una caso se da noi esistono pensioni pubbliche da oltre 98 mila euro al mese e pensionati che a stento raggiungono i 500 euro mensili; non è colpa della sorte se da noi in occasione di una rapina mal riuscita con il bandito che ha avuto la peggio, il rapinato, ovvero la vittima, finisce sempre per aver torto e dover pagare con il carcere l’essersi difeso e con i soldoni gli eventuali danni fisici causati al rapinatore; non è per sfortuna che ogni anno centinaia di italiani perdono la vita sul lavoro; non è per strane e incomprensibili avversità che si è costretti a ricorrere sempre più spesso alla sanità privata perché quella pubblica è al collasso; non è colpa del fato se gli stipendi in Italia sono fra i più bassi d’Europa e non è nemmeno per fatalità che la nostra scuola è ormai ridotta ad un parcheggio per futuri disoccupati con la laurea ormai parificata alla “vecchia terza media”.
Nulla di tutto ciò accade per sfortuna, piuttosto il disastro che stiamo vivendo altro non è che il frutto di continue scelte politiche ed economiche sbagliate. Il popolo, però, ci ha sempre messo molto del suo, ai razziatori di partito ha sempre perdonato tutto, addirittura, milioni di imbecilli si sono anche fatti convincere di aver “rubato” la pensione dopo 35 – 40 anni di lavoro e contributi regolarmente versati; si sono fatti intortare dai “maghi della finanza”, che da anni vanno dicendo che le pensioni dei lavoratori porteranno il Paese sull’orlo del baratro. Cosa falsa, una terribile bugia dei liberisti o pseudo tali, che incassano profitti miliardari e in cambio progettano lo scenario della grande povertà futura.
Partiamo da un dato banale, vi ricordate del grande economista proveniente dalla Bocconi, il professor Mario Monti, colui che nelle vesti di Presidente del Consiglio disse no alla candidatura di Roma per le olimpiadi del 2020 fra gli applausi sperticati di tutti gli schieramenti politici e di tutti gli organi d’informazione? Bene, lo statista che ha regalato agli italiani, con la complicità del ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Maria Fornero, la più umiliante e iniqua riforma del sistema pensionistico, porta a casa, insieme alla “paghetta” da Senatore a vita (211.502 euro all’anno), anche una “pensioncina” di circa 20 mila euro al mese, pari alla pensione sociale di qualcosa di più di 40 vecchietti.
Ora c’è poco da fare, o si continua così, a sfruttare a pieno l’unica libertà lasciataci dal potere partitocratico, ovvero, quella di lamentarci, oppure ci si deve dare una svegliata! C’è da costruire un’alternativa democratica che sappia dar luogo alla rinascita federalista dell’Italia; c’è da lavorare per lasciare ai propri figli almeno una possibilità, un’opportunità che gli consenta di costruirsi una vita basata sull’onestà e sul lavoro, senza che siano costretti a vendere la propria dignità, a prostituirsi per quattro sporchi soldi alla partitocrazia romanocentrica che come un cancro sta divorando il Paese.
Il Segretario Federale
Paolo Bini