C’è chi dice NO!
Abbiamo vissuto tutti un attimo di terrore, o meglio, una giornata di paura, si sapeva, era scontato l’esito del referendum greco, eppure, sino alla fine nel nostro ridicolo Paese, abitato da milioni di personaggi ridicoli, tanti che credevano potesse vincere il si. Così non è stato, era logico che vincesse il rifiuto del popolo greco a soggiacere inerme all’usura imposta dalla B.C.E.. Era tanto logico quanto scontato, peccato, però, che il referendum spacciato dai grandi speculatori finanziari come il padre e la madre di tutte le battaglie per l’emancipazione della Grecia dall’Unione monetaria europea, fosse in realtà un quesito al quale si poteva rispondere in qualsiasi modo senza andare ad intaccare la permanenza della Grecia all’interno dell’Europa Unita. Forse tanti non se ne sono accorti, seppur era l’unica cosa da guardare, ma l’interrogativo posto ai greci non era: “Volete o no rimanere a far parte dell’Unione monetaria europea?” Bensì: “Dev’essere accettato il piano di accordo presentato dalla Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale nell’eurogruppo del 25 giugno 2015, composto da due parti che costituiscono la loro proposta?” Ora fate voi, secondo me neppure i greci hanno capito per cosa stavano votando, ma almeno, nel dubbio, hanno comunque voluto rimarcare il loro netto rifiuto a divenire schiavi dell’Europa delle Banche e delle multinazionali, invece, cosa da sempre accettata da noi italiani che al massimo sappiamo portare le nostre lamentele al bar.
Ora, fra dimissioni, rimpasti, proteste di piazza e teste chine di chi aveva promesso ai greci almeno la riconquista della dignità, ci troviamo di fronte, neppure troppo velatamente, alla reintroduzione della schiavitù per debiti, cosa che sembrava sparita dal “civile” occidente già alla fine del 19° secolo e che la Troika europea, facendo dei diritti umani lo stesso uso della carta igienica, sta bellamente reinserendo come normale modus operandi.
E’ evidente, un cieco e un sordo se ne renderebbero conto subito, l’Europa dell’euro, delle banche e degli interessi sovranazionali legati al business delle multinazionali, non ha nulla a che vedere con l’Europa dei popoli, anzi, di quest’ultima ne è la negazione assoluta. Che Europa è, l’Europa che legifera e amministra in piena autonomia slegata dal volere popolare, completamente autonoma rispetto al controllo politico che gli elettori dovrebbero poter esercitare attraverso il voto?!
A cosa servono le elezioni europee se non a dare l’illusione ai popoli di poter decidere la politica e le scelte in campo economico-organizzativo dell’Europarlamento?!
A cosa servono le promesse, le dichiarazioni, i programmi dei partiti quando in Europa a dettar legge sono i banchieri?!
O peggio, pensando a quanto troviamo sugli scafali dei supermercati, questa Europa a cosa serve quando arriva a legiferare che il cioccolato può essere definito tale senza contenere nemmeno un grammo di cacao o quando il succo d’arancia può essere venduto, così chiamato, senza necessariamente contenere arance e via dicendo in solo ossequio agli interessi delle grandi multinazionali, che spesso non sono nemmeno europee, ma non per questo non dettano legge a casa nostra in tema di consumi, normativa agroalimentare, tutela dell’ambiente e salute?!
Insomma, il popolo greco, seppur non avendo ben chiaro per cosa stava votando, un bel no sulla scheda elettorale è riuscito a mettercelo, ora i loro politici, è nostra impressione, stanno usando il risultato referendario solo per alzare il prezzo personale del convincimento, poi, il primo esempio di una nazione di schiavi in “regime democratico” sarà servito ad uso e consumo degli storici, che spero, in un prossimo futuro potranno tornare a scrivere in libertà senza dover soggiacere ai diktat di chi gestisce o finanzia il potere politico.
Il Segretario Federale
Paolo Bini