AIFA: “a ottobre quinta dose”, nel frattempo crescono le reazioni avverse gravi
Di seguito quanto sta emergendo in attesa del prossimo autunno che, guerra o no, si preannuncia molto caldo.
B.P.
Con l’attenzione temporaneamente spostata sulla guerra in Ucraina, passano in secondo piano le novità relative alla campagna di vaccinazione contro il Covid.
La quinta dose che diventa un richiamo annuale
Sull’argomento è intervenuto il Direttore Generale dell’AIFA Nicola Magrini che ha tracciato lo scenario per il prossimo futuro. Come spesso è accaduto negli ultimi mesi, le autorità sanitarie hanno preferito sbilanciarsi in previsioni poco supportate da evidenze scientifiche, le stesse che in un recente passato, troppe volte, le hanno costrette ad improvvise marce indietro. Dopo oltre due anni di emergenza sanitaria lo spartito resta così inspiegabilmente lo stesso.
Nell’intervista rilasciata a Repubblica Magrini affronta infatti il tema delle dosi di richiamo e della loro necessità. Alla domanda se per l’autunno è prevista la somministrazione del quinta dose, Magrini risponde: “Per ottobre parliamo di richiamo annuale. A quel punto avremo verosimilmente nuovi vaccini adattati alle varianti. Per chi fa il secondo richiamo oggi è previsto anche quello autunnale, con il vaccino nuovo”.
Il direttore dell’AIFA si affida quindi a sapienti giochi di parole. Non si tratterà di una quinta dose, ma di un richiamo che a quel punto diventerà annuale, ma non è chiaro a chi sarà riservata. Ai soli soggetti fragili o a tutta la popolazione ?
In pochi hanno aderito alla quarta dose
In ogni caso è utile ricordare come in tempi non sospetti, ossia a fine febbraio scorso e quindi poco più di due mesi fa, Magrini parlava già di richiamo annuale, ma riferendosi alla quarta dose e non alla quinta. “Non sarà quarta dose, ma richiamo annuale”. Quindi sono passati poco più 60 giorni e il direttore dell’AIFA ha già aggiunto una dose in più.
Nel frattempo la popolazione non sembra però accettare con troppa fiducia questi continui riposizionamenti e, per ora, solo l’8% dei cittadini Italiani ritenuti fragili ha deciso di sottoporsi al quarto trattamento. Tant’è che Magrini viene sollecitato sul punto dalla giornalista di Repubblica che si chiede come le persone potranno accettare di sottoporsi ad una serie infinita di iniezioni.
La risposta di Magrini è sorprendente: “Ognuno resta libero di scegliere, ma le evidenze sono convincenti e le iniezioni non dovrebbero spaventare nessuno, con questi aghi di straordinaria finezza, quindi indolori”. Forse il direttore dell’AIFA si è dimenticato per un attimo l’impianto legislativo messo in piedi dal Governo Draghi che obbliga di fatto i cittadini a sottoporsi a tutti i trattamenti sanitari legati ai vaccini Covid, inclusi le cosiddette dosi “booster”. Quindi non c’è libertà di scelta.
Aumenta la percentuale di effetti avversi gravi
Mentre Magrini dovrebbe invece sapere che le titubanze dei cittadini non riguardano una fantomatica paura dell’ago, bensì gli effetti avversi sul breve e lungo periodo, accertati dalla stessa AIFA nei suoi rapporti di farmacovigilanza. Per esempio la percentuale di reazioni avverse gravi sul totale delle segnalazioni è in costante aumento ed è passata dal 14,4% registrato fino al 29 settembre, al 17,8% raggiunto a marzo 2022.
E oltre ai potenziali effetti avversi c’è la questione dell’affaticamento del sistema immunitario dovuto alle ripetute iniezioni. Questione che viene sminuita senza troppe parole da Magrini: “Questa ipotesi è stata completamente esclusa, se parliamo di intervalli fra le vaccinazioni superiori ai 4 mesi”. In realtà ad oggi non è possibile escludere alcunché, per un motivo molto semplice: è la prima volta nella storia che un alto numero di persone viene sollecitato da vaccinazioni così ravvicinate tra di loro.
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