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A tutti i nostri Sindaci, grazie

by / lunedì, 29 giugno 2020 / Published in Sicurezza e salute

Senza introduzioni particolari, senza tanti giri di parole, ma col solo intento di scrivere le cose così come sono andate, di vergarle sul diario di bordo; sul diario a cui avrei voluto tenere nascosto il doloroso e angosciante viaggio, che nessuno di noi avrebbe voluto compiere, ma che tutti abbiamo dovuto affrontare, anche pagandolo a caro prezzo con dolorose perdite di familiari e amici, vorrei in poche righe, chissà se ne sarò capace, riuscire a far capire anche a chi, caschi il mondo non abbandonerebbe mai il “piedistallo”, che non possiamo pensare ancora a lungo di essere noi il centro del creato, né crederci invincibili, né possiamo ripetere l’errore di sottostimare la potenza distruttiva anche delle cose più piccole. Al di là delle singole vicende che ognuno di noi si è ritrovato a vivere, infatti, questo viaggio dal nome particolare, che per moltissimi anni ancora sarà capace di rievocare tragedie e paure, ha un nome comune a tutti; un nome tecnico, un nome che trova la sua origine in un piccolissimo, microscopico, sottostimato virus: “covid19”. Dietro queste poche lettere e numeri, però, si celano realtà tristissime, momenti umanamente difficili, vissuti nascosti tra le pieghe della Vita, che hanno richiesto da parte di tutti noi l’accettazione di nuove regole, che hanno stravolto, senza ancora oggi tornare a donarci la “normalità”, il vivere comune a cui eravamo abituati. Si celano vicende che hanno portato drammatiche conseguenze sul piano sociale, lavorativo, economico e finanziario, vicende private, ma comuni a tutti; vicende in attesa di risposte, che credevamo dovessero essere urgenti, ma soprattutto appropriate e che invece, sia da parte del governo, che delle opposizioni, pare stiano diventando un semplice luogo di scontri verbali, unicamente messi in campo con lo scopo di tradurre in voti e preferenze, in occasione delle elezioni amministrative del prossimo 20 settembre, la disperazione di milioni di italiani a cui il “covid19” ha tolto tutto. Sinceramente da chi in questi mesi ha recitato la parte del buon padre di famiglia, da chi non ha mancato di rivolgersi agli italiani, praticamente a reti unificate, attingendo a piene mani ad aforismi da altri creati, qualcosina in più ce lo saremo aspettato, non fosse altro perché, a continuare nella sincerità, la recita era venuta bene. Comunque, lasciamo perdere i vertici, inadeguati oggi, esattamente come “ieri” e “l’altro ieri”, negli anni hanno dimostrato con i fatti, qualsiasi fosse stato il partito o la coalizione ad esprimerli, di non essere mai stati in grado di stare al timone, di tracciare rotte sicure e vantaggiose per il popolo italiano, cosa che, declinando sull’operato, spesso nascosto e silenzioso di chi in questa catena di comando è più vicino a tutti noi, è riuscita molto bene a tantissimi Sindaci, certamente a molti Sindaci dei nostri comuni.

I nostri Sindaci, che si sono trovati a dover gestire un qualcosa di enorme e di sconosciuto e che mai, senza dimenticare che è la conoscenza ad eliminare la paura, al contrario di chi governa il Paese, hanno cercato scuse dietro le quali nascondersi, hanno dovuto e saputo mettere buon senso e raziocino là dove la politica romanocentrica ha mostrato una volta di più di essere nelle mani di pasticcioni e incapaci. Hanno gestito la fase più difficile con l’onere e non certo con l’onore di dover applicare norme che si susseguivano in una ridda di decreti e autocertificazioni con divieti e disposizioni che variavano continuamente; non si sono mai fatti negare, ci sono sempre stati per tutti, cosa che non si può affermare per i politici di professione e dire che a un politico non si chiede necessariamente di fare del bene, ma di fare bene, di svolgere al meglio i compiti contenuti nell’incarico conferitogli dagli elettori. Anche per questo, nel momento in cui i “ringraziamenti pelosi” della politica italiota nei confronti del Servizio Sanitario Pubblico si sta traducendo in migliaia di vergognose denunce, mi sento, non tanto per dovere, quanto perché sono stati bravi, capaci e se lo meritano, di rivolgere i più sentiti ringraziamenti per quanto fatto, a tutti quei Sindaci che, trascurando lavoro e famiglia, ci sono stati vicini sin dal primo giorno di lockdown.

Esserci è diverso da essere, loro non sono gli inarrivabili politici sempre impegnati, raggiungibili solo previo appuntamento o intercessione dell’amico dell’amico, i nostri Sindaci ci sono, ci sono stati, hanno saputo esserci nel momento più difficile, hanno saputo  semplificare dove la politica romanocentrica complicava; hanno saputo rendere fruibili a tutti le necessarie informazioni che arrivavano da Roma attraverso comunicati indecifrabili e mentre si correva il rischio, nel caos generale, di dimenticarci dei bisogni dei nostri bimbi, loro, mentre l’Italia chiudeva e alzava il bianco vessillo della resa, con iniziative semplici ma dedicate, hanno saputo ancora coinvolgere i bambini delle scuole. I nostri Sindaci non hanno mai fatto mancare l’attenzione necessaria alla cura della cosa pubblica, dei luoghi sacri, come i cimiteri, inaccessibili per  le famiglie, per gli amici ed i parenti dei deceduti, ma da loro violati, per portare l’ultimo saluto, una corona o un mazzo di fiori sulla lapide di un loro concittadino. I nostri Sindaci, capaci, quando a livelli più alti il coordinamento di attività vitali sembrava essere il grande assente, di restare fermi, senza timore fra la propria gente, coordinando al meglio, con le risorse ridotte al minimo dall’ingordigia romanocentrica, tutte le attività di cui la comunità abbisognava. I nostri Sindaci, non abbandonati, volutamente nelle retrovie, fieramente nelle retrovie a organizzare i sevizi per le fasce di popolazione più fragili, nelle retrovie, là dove si trovano gli “ultimi”, dove i vigliacchi tremano, dove i coraggiosi organizzano e mettono in opera la difesa del “Campo”.

I Sindaci e tutti i loro collaboratori, che si sono spesi per la comunità, hanno riportato sotto una luce nuova il valore di un Paese, di un Comune e questo valore ci deve rendere consapevoli, che la scelta di un Sindaco non è una semplice apertura e chiusura di tornata elettorale, che vada come vada rimane scollegata dalla vita reale del Paese, ciò che tutti noi abbiamo vissuto, spero ci abbia insegnato, che dalla scelta della persona giusta a ricoprire il difficile ruolo di Sindaco, si iniziano a gettare le basi per un futuro costruttivo. Il Sindaco è il primo referente di una catena di comando che, se gestita bene, può portare grandi benefici a tutta la comunità e questo con buona pace di chi negli anni ha fatto di tutto, ahimè, anche con l’inconsapevole complicità di tanti Sindaci inadeguati, per ridurre la figura del Primo Cittadino ad una mera, ma sempre più svalutata figura istituzionale. A un Sindaco viene demandato il prendersi cura della municipalità. Cura, una parola che deriva dal latino “kav”, osservare e dal sanscrito “kavi”, saggio. La cura è responsabilità, responsabilità saggia che segue l’osservazione, cura è accudire il progetto di Vita comune, è responsabilità comune. “Un Paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”. La luna e i falò di Cesare Pavese ci ricordano sempre il valore di un Paese”.

Luisella Bondino

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