A chi vogliono darla a bere?!
Ma a chi la vogliono dare a bere?!
Questa sinistra sinistrata, annacquata in un centro-sinistra che sa tanto di vecchia Democrazia Cristiana, infarcita di correnti e piccole bande sempre pronte a minacciare, su ogni provvedimento, la crisi di governo di cui fanno parte, più pericolose e agguerrite delle opposizioni che si giocano tutto, non su un progetto nuovo per l’Italia, bensì sui vecchi e desueti slogan. Chi continua a promettere meno tasse, Berlusconi e chi continua con la solita litania “Basta immigrazione clandestina”, Salvini.
A chi vogliono darla a bere?!
L’Expo milanese, reclamizzato come il più grande evento mai realizzato sull’alimentazione e la nutrizione, luogo dove mangiare costa due o tre volte di più rispetto a qualsiasi altro posto, luogo dove mezzo litro di acqua minerale costa cinque euro e un bicchiere di plastica 30 centesimi, sembrava minacciare l’implosione di tutto il sistema partitocratico su un campo minato, portato alla luce dalla magistratura, pieno di tangenti e corruzione, poi, in un attimo, apparsi i primi articoli sui quotidiani, tutto è stato messo a tacere, che dire, quando vogliono sono più veloci della luce, mica la Salerno – Reggio Calabria, in eterna realizzazione, manutenzione e ultimazione sin dal dopoguerra ed ancora oggi un enorme, chilometrico cantiere che continua a costarci milioni e milioni di euro.
Velocissimi a mettere il tappo su quanto innegabilmente è accaduto all’Expo, addirittura era rispuntato il nome di Greganti, il faccendiere rosso già noto come “compagno G” all’epoca di tangentopoli, quando, anche allora, il grande inquisitore, Antonino Di Pietro, decise di lasciar perdere e di addossare tutte le colpe a Bettino Craxi nonostante l’evidenza dei fatti dicesse ben altro.
Ora non è dato sapere ciò che è successo, l’unica cosa di cui non si può che essere certi è che l’enorme cantiere lombardo che ha partorito l’Expo ha inghiottito una fiume in piena di denaro, ha consegnato i lavori drammaticamente in ritardo, alcuni non li ha terminati e non li terminerà mai e quando tutto lasciava presagire, finalmente, un deciso intervento della magistratura teso a smantellare le “cricche” partitocratiche che si nutrono di tangenti sugli appalti, tutto, come d’incanto è svanito nel nulla. Stop! Giornali e televisioni hanno spento l’informazione come se la corruzione, la concussione e le tangenti fossero una cosa normale, una tradizione italica da rispettare, una cosa naturale come bere mangiando, una cosa che non fa notizia, quindi, una cosa di cui non parlare.
Velocissimi e maestri dell’insabbiamento questi vecchi compagni democristiani raccolti sotto il simbolo del Pd, già fecero sentire tutta la loro forza quando permisero al governo guidato da Mario Monti di mandare in porto la legge “anticorruzione” voluta dalla ministra di Grazia e Giustizia, Paola Severino. Maestri dell’insabbiamento e del raggiro perché quella legge battezzata “anticorruzione” diventa un invito a delinquere in virtù del fatto che diminuisce i tempi di prescrizione per molti reati fra cui quello di “concussione per induzione”. Una legge che già servì per salvare il potente Consorzio Cooperative Costruzione indagato per tangenti e considerato dai Pm una sorta di braccio finanziario del partitone progressista. Una legge che permise anche la prescrizione dei reati contestati a Filippo Penati, ex Presidente della Provincia di Milano, già capo della segreteria politica di Luigi Bersani.
Insomma, l’Italia “democratica” del nuovo millennio ci consegna dei nuovi intoccabili, gente a cui è permesso tutto, gente a cui non si può contestare nulla perché quando non riesce a farla franca per “vie traverse”, ha addirittura il potere di fare delle leggi che rendono inutile il lavoro dei magistrati e degli inquirenti.
Ora si tratta di capire se questa Italia ci sta bene, se vogliamo continuare a vivere nel paese della truffa, della frode e degli appalti truccati; della disoccupazione giovanile ben oltre il 40%; delle tasse insostenibili; dei servizi da terzo mondo; della delinquenza dilagante e impunita o se vogliamo dire basta e costruire un’alternativa politica nuova, democratica, federalista, fuori dal marcescente club partitocratico romanocentrico.
Il Segretario Federale
Paolo Bini