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Fra proclami, minacce e promesse, l’Italia sta sparendo

by / martedì, 23 giugno 2015 / Published in Politica e riforme

E così ci tocca anche questa, Renzi che se ne va a braccetto con Hollande in giro per l’Expo di Milano a distribuire ottimismo e Salvini, su ciò che resta del prato di Pontida, a minacciare l’uso della ruspa contro il governo di centro-sinistra.

Non c’è più Bossi, ormai relegato a icona per i nostalgici della Padania; non c’è più Berlusconi, più impegnato a far quadrare i conti del Milan che non a fare politica; sono spariti i vari Bersani, D’Alema e Veltroni, cancellati dal rottamatore fiorentino, ma la solfa è la medesima. Forse è peggiorata la qualità dei personaggi politici di primo piano, ma in Italia, obbiettivamente, cos’è che negli anni non è peggiorato?

Dunque, venendo meno Bossi, sono venute meno le tradizionali minacce leghiste , che normalmente, a sentire l’allora Segretario Federale, volevano sul piede di guerra un non meglio precisato numero di “doppiette bergamasche”. Ora, pare di capire che l’abbattimento del governo Renzi per il nuovo leader leghista debba passare da una gara d’appalto, da un lavoro cantierabile. Se prima c’era sempre lo spauracchio di questi bergamaschi dal grilletto facile, obbiettivamente mai visti, ora, secondo Salvini, c’è la necessità di reperire un considerevole numero di ruspe, credo ad un costo competitivo, per dare il via allo spianamento di Renzi e del suo governo. Rimaniamo tutti, poco fiduciosi, in attesa della gara d’appalto che verrà lanciata dalla sede federale leghista sita in via Bellerio a Milano.

Berlusconi non esiste più, ovviamente come politico, i suoi problemi ora sono quelli di far tornare grande il Milan e con il fido Galliani sembra proprio mettercela tutta, anche se inizialmente i risultati sono stati pessimi,  due grandi annunci, Jackson Martinez e Geoffrey Kondogbia e due grandi fregature, il primo soffiato dall’Atletico Madrid e il secondo dall’odiatissima Inter. Il Cavaliere di Arcore, tramortito da un ventennio di battaglie giudiziarie nelle più svariate aule di tribunale, impegnato a difendersi da accuse di ogni genere, alcune tanto assurde da non riuscire a capire come potesse essere processato, è rimasto il leader di partito di un partito che non c’è più e che, forse, non c’è mai stato. Gli italiani, almeno quelli sinistrati che gioivano ad ogni avviso di garanzia recapitato a Silvio Berlusconi, hanno certamente perso il loro principale argomento di cui chiacchierare al bar o a cena con gli amici; molti comici, vignettisti e satiri hanno dovuto addirittura cambiare repertorio ed alcuni di loro, che avevano costruito la carriera sulla satira politica incentrata nella derisione del leader di Forza Italia, oggi sono andati ad ingrossare le fila dei disoccupati. Insomma, l’uomo che controllava l’informazione e che per questo aveva l’informazione che in maniera quasi univoca gli “sparava” addosso quotidianamente, conta solo poco più di niente e, mentre Mediaset si accaparrava i diritti per trasmettere sulle sue pay tv le partite di Champions League per i prossimi quattro anni, lui è stato costretto ad assistere al sorpasso politico della Lega sulla sua Forza Italia che più di ogni altro partito paga l’astensionismo  elettorale degli italiani.

Bersani, D’Alema e Veltroni, spariti all’orizzonte, più che rottamati da Renzi, anche loro resi assolutamente inutili dalla mancanza di Berlusconi, li si sente ogni tanto dissentire da “questo e da quello” per poi tornare nel dimenticatoio organizzato per far svernare i leader di un tempo che non c’è più  e a poco è servito sbandierare per quasi un anno sotto il naso degli italiani il “Patto del Nazzareno”, tutti si sono resi conto che il patto non esisteva, o se esisteva, esisteva solo per chi, contro ogni evidenza, ci voleva credere. Renzi ha fatto ciò che ha voluto e quando ha voluto, fregandosene dei patti e degli strali di Brunetta.   

Ora e questo fa veramente paura, abbiamo un Presidente del Consiglio che gira per l’Italia dicendo che la crisi è passata e che già si intravvede la ripresa, per contro abbiamo negozi e attività artigianali, di piccola e media industria, che continuano a chiudere, la disoccupazione che diminuisce solo in maniera virtuale, ma che realmente continua a crescere così come il ricorso alla cassa integrazione e in mezzo a tutto ciò, un Paese straripante di individualismi, intriso di particolarismi, pronto a gettarsi tra le braccia di chi promette di più e di chi lo fa in maniera più convincente, pronto a osannare il capo di turno quasi a voler esorcizzare il momento difficile che dura ormai da un decennio abbondante e che, ad essere realisti, se nulla cambia a livello di istituzioni e organizzazione del Paese, durerà sino all’annientamento completo di quella che ormai da più di 150 anni conosciamo come Italia.

Il Segretario Federale

Paolo Bini

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