Accettare questo stato di cose è un delitto
L’Italia è un Paese profondamente malato, ogni giorno le cronache politiche e giudiziarie lo confermano. La cura, quindi, deve essere particolarmente aggressiva e deve far si che gli italiani recuperino la fiducia nelle istituzioni. Ciò può avvenire solo attraverso un’opera di rinnovamento radicale capace di mettere fine una volta per tutte a questo secondo atto della prima Repubblica e deve necessariamente passare dall’azzeramento del costosissimo sistema partitocratico che da sempre privilegia gli interessi dei partiti rispetto a quelli del Paese.
Ciò può avvenire, però, solo se gli italiani cominciano a pensare e agire come un popolo, liberi da ideologie preconfezionate, servite loro da politologi, sociologie e nullafacenti d’ogni tipo a libro paga dei partiti romanocentrici. La gente deve smettere di lamentarsi senza fare niente per cambiare; senza fare niente per dar vita a una forte identità nazionale, necessaria per mettere fine ai soprusi di cui è quotidianamente vittima ad opera di questa classe politica.
Va costruita un nuova etica, che a prescindere dalle radici, dalle religioni e dalla storia individuale di ognuno, sappia ridare un senso alla vita e speranze ai giovani. Basta con i valori sbagliati di questa società, il denaro, il successo e la bellezza a tutti i costi portano all’individualismo, quindi, alle divisioni. Non solo, cancellano la capacità di sognare e impediscono di riflettere sul dove siamo capitati, sul come e sul perché ci troviamo in questa devastante situazione e sul cosa dobbiamo fare per riprenderci la nostra vita, la nostra libertà.
Il grosso problema dell’Italia non è dato dal fatto che i cittadini non si rendono conto di vivere in uno Stato mafioso, bensì è dato dal fatto che sanno benissimo dove vivono e lo accettano, magari lamentandosi, piangendo e imprecando, ma lo accettano!
Inevitabilmente, simile e sconsiderato comportamento, ci ha portati ad avere il peggior governo e il peggior parlamento della storia della Repubblica. Mai come oggi le massime istituzioni del Paese sono state infarcite di indagati, condannati, arrestati, riciclati e candeggiati. Abbiamo Senato e Camera eletti con una legge elettorale dichiarata incostituzionale; un governo eletto da nessuno, ma nominato nel suo maggior rappresentante, Matteo Renzi, dall’ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, anche lui eletto, come il suo successore, da parlamentari che secondo la Corte Costituzionale con sentenza del 04 dicembre 2013, occupano poltrone che non gli spetterebbero. Non solo, il 04 aprile 2014 la Cassazione ha convalidato la sentenza della Corte Costituzionale condannando il Ministro degli Interni e il Presidente del Consiglio per lesione del diritto di voto rimarcando come la legge elettorale, meglio nota come “porcellum”, facesse venir meno la rappresentanza democratica.
Mai come oggi ci si dovrebbe tutti rendere conto che abbiamo perso cose che l’umanità ha costruito e conservato per millenni, cose che strutturavano la persona, davano ad ognuno identità e posto al mondo e guidavano nella crescita le nuove generazioni.
La richiesta di prestazione individuale e di successo tendente all’assoluto , quantificabile subito in termini direttamente economici espressi in denaro; la spinta caotica e smisurata alla competizione; il costante suggerimento di attese senza limiti toglie spazio e tempo ad ognuno di noi, fa aumentare le tensioni, lo stress e, soprattutto, va nella direzione di ciò che vuole la politica partitocratica: annienta il popolo! Lo divide, lo frantuma, lo condiziona sin dall’età scolastica, gli impedisce di pensare al presente, di agire in questo tempo con la memoria viva del passato e con lo sguardo rivolto al futuro.
Futuro che non può prescindere da Italia Terra Celtica, sempre che l’ambizione dei più sia quella di rimanere uomini liberi, non schiavi di stipendi da fame, di pensioni vergognose, di una classe politica che, nonostante sia la più pagata al mondo, non perde occasione di dimostrare tutta la sua incapacità.
Il tempo per cambiare potrebbe già essere scaduto, ma non provarci nemmeno è un atto delittuoso!
Il Presidente Federale
Carlo Verna