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Per la partitocrazia è più importante l’euro, per noi la vita degli italiani

by / lunedì, 13 aprile 2015 / Published in Economia e lavoro

Tutto quanto sta avvenendo intorno all’Expo milanese, il bisogno esasperato di denaro che mostra di avere il nostro governo, gli incredibili e indicibili privilegi di cui continua a godere la nostra classe politica, evidenziano come il male della corruzione in Italia non sia mai stato vinto, anzi, il disastro economico che sta dirottando migliaia di italiani verso le Caritas e le altre organizzazioni no profit anche solo per mangiare o per dormire, mostra indiscutibilmente che i pochi che negli 90 hanno pagato per essere finiti nella rete di “mani pulite” erano, se confrontati con i politici attuali, dei poveri dilettanti della truffa e del raggiro. Ora tutto è orchestrato e pianificato nei minimi particolari, l’informazione, mai deviata come oggi, è lì per proteggere e giustificare il comportamento banditesco dei partiti. Quando uno scandalo scoppia, subito ad arte viene disinnescato, ci si monta intorno un tale polverone fatto di parole, indagini e trasmissioni televisive che, non appena questo si dipana, se ci si fa attenzione, si scopre che tutto è rimasto come e peggio di prima. Ci hanno venduto la favola che abbiamo vissuto per anni sopra le nostre possibilità, però, senza dirci che in Italia un politico guadagna il doppio di un politico tedesco mentre un operaio guadagna la metà di un operaio tedesco e questo solo per fare il più banale degli esempi. Certo nel nostro Paese sono stati e sono milioni quelli che vivono, si ingrassano e arricchiscono in maniera esageratamente superiore a quello che è la decenza, ma questi sono coloro che per cariche elettive, nomine e quant’altro gravitano intorno alla politica e agli interessi pubblici. Ci sono poi i banditi, quelli di grosso calibro, ma questa è stata ed è una categoria protetta, anzi, molto spesso addirittura finanziata attraverso, leggi, leggine e decreti subdolamente nascosti tra le righe delle leggi finanziarie.

In un passato quanto mai recente sono arrivati, superando ogni vergogna, a farci vedere anche un MONTI dispiaciuto, quasi affranto, per aver dovuto con tanta violenza mettere le sue manone nelle tasche degli italiani, ci hanno fatto vedere i singhiozzi e le lacrime trattenute a fatica dalla ministra FORNERO, ma non ci hanno fatto vedere le facce di milioni di italiani a cui mancavano pochi anni o pochi mesi per andare in pensione dopo 35 anni e più di onesto lavoro e che, invece, grazie all’odiosa riforma del sistema previdenziale, passata da tutti i media come il toccasana necessario alla ripresa economica, dovranno lavorare ancora molti anni, magari anche più di 10 con buona pace dei tanti giovani disoccupati, che nel frattempo diventeranno vecchi senza occupazione. Non hanno neanche fatto vedere le facce di tanti poveri pensionati, non gente dalla pensione d’oro come Monti, Amato, Prodi, Napolitano, Ciampi e chi più ne ha più ne metta, semplicemente gente che non arriva a 700 euro al mese e che dovrà presto scegliere se pagare la tasi o fare la spesa, se chiedere prestiti alle banche e alle finanziarie o svendere la casa comprata con tanti sacrifici quando lavorava e poteva con fatica permettersi di pagare il mutuo, insomma, la solita informazione drogata e venduta ci ha fatto vedere quello che ha voluto, ma come al solito ci ha nascosto la verità!

Oggi ci dicono che la disoccupazione si attesta intorno al 13%, forse la disoccupazione formale, ma quella reale, quella annacquata e diluita in un fiume di lavori e lavoretti saltuari a tempo determinato, sfiora il 30%. Non solo, il governo non mette in campo un solo straccio di provvedimento o di riforma tesa al rilancio del Paese, preferisce farsi propaganda elettorale dilapidando 10 miliardi con l’iniqua regalia di 80 euro piuttosto che creare nuovi posti di lavoro.

Il Paese è stremato, la propaganda di regime continua a bombardare gli italiani sulle magnificenze della moneta unica che nella realtà si traducono in disoccupazione e disperazione. Cosa inevitabile, seppur nessun politico italiano lo dice, perché questo modello monetario si basa sulla stabilità dei prezzi, cioè sul contenimento dell’inflazione che tradotto significa uccidere il lavoro. La cooperazione tra tasso di occupazione e inflazione, infatti, è inversamente proporzionale e ciò è verificato dai 18 paesi a cambio fisso che hanno quale unica arma per recuperare competitività, non più l’assestamento di cambio delle monete nazionali, ma solo e unicamente la svalutazione dei salari. A ciò si deve poi aggiungere una globalizzazione selvaggia che ha portato a una forte delocalizzazione in Paesi dove i salari sono più bassi e dove i lavoratori hanno meno diritti del nostro gatto o del nostro cane.

Dati vergognosi? Certo, ma dati italiani, dati di un Paese che ancora si fa accreditare tra i Paesi democratici, dati di un Paese che risponde a tutto questo con una legge finanziaria, conosciuta per volere del nostro duce, Matteo Renzi, come legge di stabilità. Legge che secondo noi è addirittura la negazione della nostra Costituzione per la quale tanti italiani sono morti e che diventa “sacra” e inviolabile, guarda caso, solo quando Italia Terra Celtica propone di cambiarla in senso federale, cestinando il Senato, dimezzando i parlamentari e, fra le altre cose, eliminando l’ormai inutile figura del Presidente della Repubblica. Un Capo di Stato deve sempre essere eletto dal popolo e solo al popolo deve rendere conto, non alle banche, non ai finanzieri, non ai suoi colleghi politici. L’euro è importante, è vero, ma la vita delle persone lo è di più!

Il Segretario Federale

Paolo BINI

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