Che tempi sono i nostri?
Viviamo sommersi dalla più grande ipocrisia istituzionale e dal più grande menefreghismo popolare, non vi è parte al mondo, almeno nei cosiddetti Paesi civili, dove non siano tornati di moda i reati d’opinione. Da noi, poi, è considerato più grave avere dei legittimi dubbi sugli accadimenti dell’ultimo conflitto mondiale rispetto a compiere il più efferato degli omicidi. Tutto ciò mentre vengono tollerati reati finanziari che costringono gli italiani ad enormi collette coatte per salvare banche in odore di fallimento e mentre lo Stato risponde alla crisi che lo sta cancellando imponendo nuove tasse, aumentando quelle già in essere ed eliminando diritti quali quello al lavoro, alla pensione, alla salute e all’istruzione. In Italia la si può far franca per ogni tipo di reato, se poi si ha l’attitudine a piangere e pentirsi, anche il peggior delitto può godere di enormi sconti di pena, l’importante è non essere accusati di revisionismo o di evasione fiscale, ovviamente se si evade poco o ancor di più, se l’evasione fiscale è solo formale, diversamente, se si è grandi evasori, se i capitali necessari alla corruzione dei politici e dei funzionari pubblici si detengono nei paradisi fiscali, allora tutto va bene, si è serviti e riveriti e magari si può anche ricevere in premio la possibilità di abitare in un prestigioso immobile dello Stato, del comune o della Regione nel centro di Roma pagando un affitto che raramente supera i 100 euro al mese.
Insomma, ovunque ci si giri, ovunque si guardi, si ha l’impressione di vivere nella peggiore delle repubbliche sudamericane dove tutto si ottiene solo ed esclusivamente grazie a favori e corruzione.
La nostra Italia, la terra promessa per migliaia di disperati che vi approdano in fuga da guerre, fame e pestilenze, si sta avviando ad essere un Paese che, nulla cambiando per economia, produttività, qualità della vita, della legge e della giustizia, dell’istruzione e della sanità, presto avrà tutte le caratteristiche necessarie per essere considerato l’avamposto africano nel Mediterraneo.
Un Paese a tutti gli effetti fallito dove la classe dirigente non viene eletta democraticamente ed alla quale non viene corrisposto un compenso pattuito con il popolo. Un Paese fallito, dove chi governa lo fa senza passare dal consenso popolare e dove stipendi, pensioni e privilegi della classe dirigente vengono decisi dalla stessa ed imposti al popolo suddito.
Siamo di fatto, se si escludono gli Stati Uniti d’America e le dittature sparpagliate fra Asia, Africa e America Latina, l’unica nazione al mondo dove il parere del popolo non conta nulla, infatti, non è un caso che signori come Renzi e Salvini vadano sbandierando orgogliosi le percentuali ottenute dai loro partiti in occasione dell’ultima consultazione elettorale, quando accadde che oltre il 60% dei cittadini aventi diritto di voto non si recò nemmeno alle urne.
Che tempi sono i nostri, come fanno ad essere definiti tempi di democrazia e libertà quando ogni giorno si massacra l’ambiente in nome del dio denaro, quando non passa giorno senza che le super potenze occidentali facciano scoppiare in qualche angolo del pianeta una guerra per soli interessi economici e finanziari?!
Dove sono i popoli, specialmente il nostro, mentre si sta compiendo l’annullamento dell’uomo e la distruzione del pianeta?!
A cosa serve passare la vita a lamentarsi se l’occupazione principale è diventata quella di stare incollati alla televisione a guardare reality, talk show politici, quiz e rimpatriate famigliari condite di lacrime, baci ed abbracci?!
Dov’è la gente mentre l’economia si sta trasformando sempre più in disciplina finanziaria e sempre meno in mercato di beni?!
Dove sono tutti i ben pensanti sempre pronti a scandalizzarsi mentre la moralità nel vivere quotidiano, nel lavoro, nelle istituzioni è sempre meno percepibile e presente?!
Dove stanno i riformisti mentre l’indifferenza tra le persone si è mutata in morbo che avanza senza ostacoli, limiti e controindicazioni?!
E i tanti “radical chic” che riempiono i salotti televisivi, cosa fanno mentre la dilagante mediocrità nei gusti e nei costumi, quotidianamente, ci ricorda che viviamo in tempi maleducati e scorbutici?
Insomma, quali sono gli insegnamenti che possiamo dire aver tratto dalla storia dell’uomo?
A voi la risposta, ma che non sia la solita stupida e insulsa litania buona sola per scusare comportamenti altrettanto stupidi e insulsi, o per nascondere dietro un mucchio di parole la propria vigliaccheria e infingardaggine.
Il Presidente Federale
Carlo Verna