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Globalizzazione: progresso o regresso?

by / martedì, 10 febbraio 2015 / Published in Economia e lavoro

La scienza e le tecnologie che avanzano portando continue trasformazioni nel nostro modo di vivere saranno veramente sinonimo di progresso?

Guardando e valutando con attenzione quanto succede in casa nostra, ma anche nel mondo, si può tranquillamente affermare che il progresso, dipanata la grande illusione che lo voleva al servizio dell’umanità, ha contribuito e contribuisce ad aumentare il divario fra le classi sociali e le diverse etnie. Ovviamente a tale conclusione si arriva contestualizzando le fasi storiche che hanno accompagnato l’uomo nella sua evoluzione e che certificano come l’avvento delle più moderne tecnologie e delle irrinunciabili “comodità”, nei fatti, lo abbiano spesso catapultato indietro di centinaia, quando non di migliaia di anni.

Troppe, anzi, esageratamente troppe, infatti, sono le persone che ancora oggi lottano per la sopravvivenza. Parte dell’umanità conduce una vita apprezzabile, alcuni nel mondo scialacquano, sprecano e conducono una vita piena di agi e vizi, altri, invece, che potrebbero star bene, vengono condizionati e limitati da ideologie politiche o fedi religiose e poi, ci sono i tanti che vivono come automi una vita priva di idee e valori, fregandosene di tutto e di tutti.

In ogni caso, tutti, dal poveraccio al ricco e famoso, sono pilotati e gestiti a piacere da pochi potenti a cui direttamente o indirettamente il mondo risponde come se si fossero sostituiti a Dio. Le grandi corporazioni e multinazionali hanno reclutato in ogni angolo del pianeta politici, intellettuali, uomini di legge, capitalisti e delinquenti, così da poter gestire la finanza, l’economia, il crimine, i servizi e le materie di prima necessità. Hanno creato il “mercato globale”, nel nome del quale si passa sopra tutto, sui diritti e sui bisogni della gente, sulle diversità culturali e di culto, sui costumi e sulle tradizioni dei popoli. Con l’aiuto e la colpevole complicità dei media stanno procedendo a spron battuto all’omologazione globale, alla cancellazione della storia e dell’identità di intere popolazioni.

Ogni Stato, apparentemente, ha costituzioni e leggi diverse, poi, le immigrazioni pilotate, dettate dalla necessità di cancellare l’identità delle Nazioni e dalla necessità di fornire manodopera a basso costo all’industria, all’agricoltura ed al crimine organizzato; il sempre crescente bisogno di scambi commerciali fra Paesi del mondo, altro non fanno che facilitare la globalizzazione a scapito delle naturali diversità che dovrebbero, invece, rappresentare le vere ricchezze del pianeta.

Ormai non si combatte guerra se dietro non ci sono gli interessi della grandi multinazionali e delle grandi banche d’affari americane che sono arrivate ad estendere i loro tentacoli su quasi tutti i governi del mondo. Non viene finanziata ricerca che non faccia comodo alle grandi case farmaceutiche o a colossi planetari come la “Monsanto”, addirittura il pensiero è sempre più globalizzato, oggi è quasi impossibile “cantare fuori dal coro”, se lo si fa, lo si fa a proprio rischio e pericolo, la “democrazia globalizzata” non permette il libero pensiero e tantomeno la libera espressione.

La globalizzazione avanza senza pietà, travolge interi Paesi, annienta interi popoli, spazza via donne e bambini, distrugge foreste e inquina cieli e mari. Quello che ci si para dinnanzi è un sistema mondiale, traslato ai tempi nostri, mutuato completamente da quello messo in piedi dagli adepti dell’aquila a stelle e strisce che nel nome del “progresso”, non esitarono a compiere il più grande genocidio della storia dell’uomo: l’annientamento dei Nativi Americani.

Certamente oggi, soprattutto da noi, i metodi usati sono diversi, per piegare le menti e annientare le volontà si ricorre alla droga, all’alcool, alla politica e all’informazione. Si danno al popolo sempre falsi problemi sui quali dibattere e sui quali litigare, si distrugge l’anima delle Nazioni devastando le famiglie, facendo in modo che queste abbiano tanti e tali problemi da non essere più unite nemmeno al loro interno.

L’Italia, grazie al governo Renzi, ma anche grazie a chi l’ha preceduto, in questo si pone addirittura come Paese capofila rispetto al resto d’Europa. Basta osservare ciò che avviene nella sanità pubblica per capire come da noi la vita non conti nulla se non produce profitto per lo Stato o per chi dallo Stato ha ottenuto concessioni che gli permettono, nel rispetto delle leggi, di arricchirsi sfruttando i problemi della gente. I dati statistici ci informano di oltre 120 decessi giornalieri dovuti a casi di “malasanità” e questo, invece di essere vissuto con allarme e sgomento; invece di far prendere a Stato e Regioni le dovute e necessarie contromisure atte a migliorare il servizio e ad assicurare alle patrie galere i responsabili di tale massacro, viene vissuto come occasione per strumentalizzare politicamente la cosa al fine di potenziare il servizio sanitario di stampo privatistico, sempre più a solo uso e consumo di chi se lo può permettere.

Ma si può anche guardare in altri settori per vedere quanto ai nostri politici interessi più riempire il proprio portafoglio piuttosto che adoperarsi per il bene comune. Gli italiani non penseranno mica sia un caso che i nostri industriali possano portare all’estero lavorazioni e produzioni di merce senza che nessuno gli chieda di pagare pegno; non penseranno mica sia dovuto al fato che ogni volta che cambia governo si debbano rivedere tutte le nomine pubbliche a partire da quelle della R.A.I.; non crederanno mica sia solo fatalità il nostro allineamento al volere dell’Europa e della B.C.E. anche contro ogni più elementare logica, a partire dalla salvaguardia del benessere del popolo italiano?!

Tutto questo è globalizzazione, che ovunque si traduce in perdita di diritti, in lavoro sottopagato, in scuole e ospedali pubblici allo sfascio, in divieto di pensare e comunicare liberamente ciò in cui si crede, in istituzioni corrotte, in assenza di sicurezza e in giustizia orientata alla politica ed alla salvaguardia del delinquente.

Nel mondo in tutto questo primeggiano gli Stati Uniti d’America, ma in Europa siamo certamente senza rivali!

Noi crediamo si possa vivere meglio e costruire uno Stato sano fuori dalla globalizzazione statunitense e liberi dalla partitocrazia romanocentrica, ma se si continua a guardare, subire, lamentarsi e non fare nulla, presto potrebbe essere troppo tardi per andare a riprenderci quello che il finto benessere proveniente da oltre oceano ci ha tolto e inesorabilmente, grazie a politici fantocci come i nostri, continua a toglierci.

Il Presidente Federale

Carlo Verna

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