FORTE IDENTITA’ SIGNIFICA: Democrazia, Federalismo, Ripresa economica
In Europa, senza alcun dubbio, le aree che mantengono forte la propria identità sono anche quelle con una forte economia.
L’Italia è l’evidente conferma che ciò corrisponde alla realtà.
La profonda mancanza di identificazione con lo Stato e con la cultura ufficiale, dopo 150 anni di unità nazionale, infatti, accomuna tutte le genti della Padania, dell’Etruria e dell’Italia mediterranea, costituendo uno degli aspetti peculiari della questione nazionale.
Ciò determina una inevitabile disgregazione civile ed uno scivolamento ad una condizione terzomondiale che è palesemente sotto gli occhi di tutti.
Per giudicare il grado di assenza della coscienza nazionale basterebbe riflettere sull’europeismo entusiasta, ma superficiale e inconsapevole, con il quale la stragrande maggioranza dei cittadini dello Stato italiano sostiene l’adesione all’Unione Europea.
Più che un sentimento sovranazionale e federalista in positivo, questo europeismo rappresenta in negativo l’assenza di qualsiasi radicato sentimento di attaccamento nazionale ed il malcelato desiderio di scrollarsi di dosso una identità nazionale nella quale gli italiani non si riconoscono.
Il nazionalismo italico, basato su modelli presi a prestito altrove, è rimasto artificioso, astratto, altisonante, retorico, ma disperatamente vuoto. Esso non è penetrato nell’anima della gente, ma anzi ha tolto l’anima ai popoli, alle città e ad ogni tipo di comunità, sostituendola con la finzione di una cultura nazionale in stridente contrasto con la realtà.
A testimonianza di ciò vi è la facilità con cui molti vorrebbero concedere il diritto di voto e di cittadinanza agli immigrati che da Costituzione non ne hanno titolo alcuno. Se analizzata, a mente sgombra da slogan politici, tale apertura, altro non evidenzia, se non la scarsa considerazione del valore della cittadinanza che hanno molti dei nostri politici, accaniti europeisti, ma con una debolissima coscienza di appartenenza alla comunità nazionale.
In questi ultimi anni, poi, la nostra Terra è stata meta di forte immigrazione ed il susseguirsi e l’avvicendarsi di questi flussi, non solo ha comportato scelte che hanno investito il territorio, ma ha cambiato profondamente il volto e le componenti del nostro Paese, che sta cercando di trovare una nuova e propria identità. Lo sta facendo con fatica, sicuramente non aiutato dalla classe politica che ha reso, invece, possibile l’Italia della bancarotta morale, sociale ed economica.
Uno dei tratti più caratteristici dei nostri politici, indipendentemente da ciò che millantano i titoli di studio di cui sono in possesso, è infatti la loro complessiva estraneità alla tradizione culturale nazionale, la scarsa o nulla consapevolezza della vicenda storica italiana, la mancanza in sostanza di qualsiasi idea d’Italia.
Tutto ciò è stato reso possibile, tra l’altro, dal mancato ricambio. Intere generazioni di giovani sono cresciute senza punti di riferimento civili e morali, se non quelli dettati dalla famiglia, tra docenti trasformati in propagandisti di partito, dilettanti delle rivoluzioni fallite, o tra insegnanti delusi e demotivati, molti di loro, già prodotti da una scuola dequalificata che per anni ha cercato di addomesticare i ragazzi con metodi gramsciani e che oggi, in nome di un livellamento verso il basso, è fra i principali responsabili del nostro gap in seno all’Europa.
Quanto ai media, la cui strepitosa capacità di persuasione politica aumenta di pari passo col degrado del giornalismo, dovranno, è evidente, essere riformati fino al ripristino di quell’autonomia di cui oggi si gloriano nel momento stesso in cui praticano la faziosità o l’aprofessionalità. I media, come la scuola, incidono molto sulla formazione del cittadino e siccome la partitocrazia ne mantiene pienamente il controllo, anteponendo gli interessi del partito a quelli del Paese, si evince che la sola riforma della Costituzione, che dovrà comunque essere tale da trasformare l’Italia, a pieno titolo, in una Repubblica Federale, non sarà sufficiente a cambiare il Paese. Per guarirlo, per ricostruirlo geneticamente, essa non dovrà riguardare solo il dettato della Carta, ma anche la scuola e i media. Qualsiasi riforma sarà dunque vana se non coinvolgerà tutti gli italiani, se non sarà tale da restituire loro la consapevolezza dei diritti e dei doveri e quella morale, comunemente conosciuta come “morale laica”.
Per far ciò bisognerà far riscoprire agli italiani un nuovo senso di appartenenza basato, per la prima volta nella storia della nostra sventurata repubblica, su un corretto ed onesto rapporto fra istituzioni e cittadini. Tutti coloro che vivono in Italia si sentiranno così italiani, sia che lo siano per nascita o per residenza e sentiranno di appartenere alla Terra in cui vivono, lavorano o studiano.
Una corretta politica sviluppata all’interno di uno Stato Federale, che non assorbirà più alle regioni e ai comuni le loro ricchezze, renderà possibile costruire ed identificare i nuovi caratteri dell’identità nazionale attraverso un percorso storico, culturale, linguistico e filosofico, atto a mettere in risalto le caratteristiche soggettive ed oggettive delle nostre comunità, senza di queste dimenticare la storia e la cultura antica e le lingue tuttora parlate nelle varie aree geografiche del nostro splendido Paese.
Tale riforma ci porterà a conoscere meglio, individuandola nelle sue caratteristiche fondamentali, l’identità della nostra Terra, al di là del nuovo volto multietnico e multirazziale che sta assumendo e ci aiuterà a capire chi sono i nuovi italiani. Ci aiuterà a capire chi siamo, cosa vogliamo, quali sono i nostri obiettivi, le nostre speranze, i desideri per migliorare noi stessi e la realtà che ci circonda.
ITALIANO non come aggettivo ma come stato mentale in tutte le sue espressioni.
ITALIANO che vuole recuperare e valorizzare la conoscenza di un territorio morfologicamente e culturalmente complesso quale è la nostra Penisola.
ITALIANO che vede e capisce l’importante opportunità per dare alla sua Terra un’anima visibile a tutti e per conoscere quei motivi fondamentali che ci faranno sentire, per la prima volta, una comunità nazionale veramente unita nel rispetto delle rispettive diversità.
ITALIANO fiero della propria cittadinanza nella Repubblica Federale di “ITALIA TERRA CELTICA”.
Il Segretario Federale
Paolo BINI