Tante leggi, nessuna garanzia
L’ Italia è il Paese che ha più leggi, sia della Comunità Europea, sia di ogni altro Stato nel mondo, eppure è noto, in Italia la giustizia è quella cosa che più di ogni altra latita ad ogni livello. Il governo non fa che legiferare, ci sono leggi per tutto, fra non molto, se si continua così, sarà normato anche l’utilizzo del cesso nelle famiglie. Oramai si è arrivati al paradosso in cui tutti noi potremmo diventare dei fuorilegge, il labirinto della giustizia è divenuto tanto complicato e inestricabile che a chiunque potrebbe capitare di finirci dentro senza più vederne l’uscita. Oltre tutto, secondo lo scellerato disegno politico, secondo l’artificiosa propaganda qualunquistica della nomenklatura romana, il delinquente tipo, quello assolutamente da fermare, da additare all’opinione pubblica come malfattore, non è chi ruba, chi spara, chi stupra, chi truffa o chi rapina, queste sono semplicemente delle persone sfortunate, afflitte da gravi problemi esistenziali, sono persone da aiutare, perdonare, capire e, soprattutto, a spese di chi lavora e paga le tasse, da rieducare, istruire e reinserire a pieno titolo nella società. Il delinquente vero, quello da mettere alla berlina, quello da scaraventare sulle prime pagine della cronaca, quello da rovinare, quello per cui non è previsto perdono, comprensione, né tantomeno reinserimento, è colui che non ci sta ad essere rapinato e derubato, è quell’egoista che difende, visto che lo Stato non lo fa, i propri beni, la propria casa, il proprio negozio o la propria famiglia con qualunque mezzo, anche, se necessario, con un’arma. Il delinquente vero è l’artigiano, il commerciante o il libero professionista, tutta gente che deve convivere con le continue e sempre più pressanti attenzioni della Guardia di finanza. In Italia, neanche al mafioso o al bandito più incallito vengono assicurati i controlli che devono invece sopportare ristoratori, albergatori, dentisti ecc.. Neanche il più recidivo dei criminali ha l’onore di vedere nella sua vita tanta gente in divisa quanta, invece, è costretto a vederne chi lavora in proprio, additato da sempre, in maniera criminale, come evasore fiscale. In Italia il delinquente, quello che deve espiare le proprie colpe, è chi ha risparmiato, chi si è comprato una casa, chi ha fatto sacrifici per far studiare i figli, chi ha tirato la cinghia, chi non ha mai chiesto niente allo Stato, chi, se non ha i soldi, rinuncia alle ferie. Questi sono i delinquenti in Italia, questi sono quelli che hanno solo doveri e nessun diritto e che oggi, dopo oltre mezzo secolo di partitocrazia, di messaggi sbagliati, di distorsione della realtà e di politica assurda, ladra e iniqua, stanno diventando una minoranza. La maggior parte, infatti, pare aver scelto, spesso calpestando la corretta educazione ricevuta dalla famiglia, di seguire l’esempio che viene dall’alto, nell’inciso: “LAVORARE POCO E SE POSSIBILE, NON LAVORARE AFFATTO,MA PRETENDERE MOLTO, SE POSSIBILE, TUTTO”. Ovviamente questo genere di comportamento determina, quando non basta più la casa popolare (pagata dai delinquenti che lavorano); quando la “Banca cattiva” non presta più i soldi per fare le vacanze in qualche costosa località esotica; quando le finanziarie, che hanno consentito l’acquisto dell’auto, della moto e di quant’altro, rivogliono i soldi, che si debba ricorrere a furti, rapine, truffe e, se si abbisogna di affetto, anche a qualche stupro, tutto, ovviamente più che giustificato da questa classe politica, che solo pochi anni fa ha plaudito simili comportamenti facendo diventare legge una porcheria come l’indulto e che oggi pare avere più a cuore le condizioni dei carcerati, piuttosto che quelle degli italiani che continuano, quando sono “fortunati”, a lavorare, pagare e mantenere migliaia di politici inadatti, incapaci e, spesso, corrotti. Ciò determina la fine dell’Italia, fine che può, forse, ancora essere scongiurata se il progetto “ITALIA TERRA CELTICA” verrà realizzato.
Ora tocca agli italiani che credono in sé stessi, che credono nel nuovo, che, attraverso un’attenta ricostruzione della storia, vogliono riscoprire l’identità perduta del loro Paese e che, soprattutto, non ci stanno più a restare inermi e inebetiti in attesa della fine.
Il Segretario Federale
Paolo Bini