Sanità pubblica, un enorme fiume di denaro gestito dai partiti in disprezzo del diritto alla salute del cittadino.
I giudici palermitani incaricati del processo che scrisse la parola fine su quello che fu uno degli scandali più inquietanti della sanità siciliana e italiana, quello legato al nome di Michele AIELLO, imprenditore della sanità siciliana dai noti rapporti con Totò CUFFARO, ex Presidente della regione Sicilia ed ex senatore eletto nel 2006 e nel 2008 nelle liste U.d.c. dell’integerrimo Pier Ferdinando CASINI, in riferimento al sig. AIELLO scrissero: “Era un imprenditore di fatto organico all’organizzazione mafiosa e all’attività di imprenditore organico a Cosa Nostra, costituiva per Provenzano una pedina fondamentale del suo sistema di potere.”
Questo, riassunto in poche parole, il dramma della nostra sanità, il caso siciliano, ovviamente non fu l’unico, anche i più disattenti saranno certamente informati degli scandali, piccoli o grossi che ogni anno contribuiscono a devastare la sanità pubblica italiana alle prese con veri e propri razziatori nominati dai partititi romanocentrici che con il loro operato minano alle radici il diritto alla salute degli italiani. Lo scandalo siciliano non è nemmeno definibile raro, anzi, gli scandali legati al sistema sanitario sono quasi quotidiani e spaziano dagli innumerevoli fatti di malasanità ai sempre più frequenti casi di vero e proprio banditismo. Come dimenticarci, infatti, dello scandalo che coinvolse Ottaviano DEL TURCO costringendolo a dimettersi dall’incarico elettivo di Presidente della Regione Abruzzo e della “disinvolta” gestione degli interventi e dei ricoveri di cui fu teatro la clinica Santa Rita di Milano?
Non risulta evidente, forse, che il denaro, l’enorme fiume di denaro che viene stanziato in favore della sanità attira banditi, mafiosi, ladri e delinquenti di ogni risma e grado ai quali del diritto alla salute del cittadino non frega assolutamente nulla?
Non risulta, altrettanto evidente, che le pene inflitte a chi viene preso con le “mani nella marmellata”, nelle rarissime volte in cui si giunge ad una condanna, sono assolutamente ridicole ed altro non fanno che alimentare negli italiani il dubbio che la giustizia sia davvero cieca?
Non risulta evidente, che se i banditi acquisiscono la certezza dell’impunità, o mal che vada, la certezza di stare in carcere pochi mesi quando non pochi giorni, a questi non fregherà più nulla il rischiare qualche titolo su giornali e telegiornali in cambio dell’arricchimento?
Ed allora, non sarebbe il caso, visto quanto si paga di tasse, che lo Stato e le Regioni ponessero maggior attenzione nella gestione del sistema sanitario?
La salute è una sola, già i politici ce la rovinano di loro con la miriade di porcate e scelte sbagliate che ci ribaltano addosso, se poi ci aggiungiamo il fatto che per gli ospedali e le cliniche convenzionate, anziché pazienti, diventiamo tutti semplicemente numeri fonte di guadagno o di perdite, allora abbiamo veramente toccato il fondo, altroché società civile e diritti umani, qui siamo sempre più, solo ed esclusivamente nelle mani di Dio!
La sanità italiana, sempre più massacrata da sprechi insensati di denaro, solo in minima parte legati all’aumento dei costi, di fatto è stata vittima di un processo di aziendalizzazione e privatizzazione tanto assurdo e dissennato da non trovare nessuna scusante plausibile. Tale processo ha trasformato la necessità di tutela della salute pubblica in terreno di caccia per le imprese, per le grandi case farmaceutiche e per le cliniche private convenzionate. Poi, l’introduzione dei Drg (raggruppamenti omogenei di diagnosi) ha fatto il resto, infatti, tale forma di forfetizzazione del rimborso da parte delle regioni all’azienda sanitaria di una tipologia d’intervento sulla base del suo costo medio è all’origine di una serie di evidenti storture, non fosse altro perché in questo modo ciò che viene rimborsato non corrisponde mai alla spesa effettiva.
L’Associazione Italiana “Ospedalità Privata” alla fine del 2012 aveva reso pubblica l’analisi contenuta nel rapporto “Ospedali & Salute 2011” concernente l’utilizzo del denaro pubblico messo a disposizione degli ospedali pubblici. I dati pubblicati dall’A.I.O.P. risultarono a dir poco allarmanti e sarebbe un errore considerarli il frutto di una ricerca di parte. Non si può, infatti, far finta di nulla di fronte ad uno spreco certificato a livello nazionale del 29% dei fondi che non raggiungerebbero l’obbiettivo prefissato. Le strutture ospedaliere pubbliche costituiscono ben il 45% del totale delle strutture presenti in Italia e beneficiano dell’85,1% degli oltre 60 miliardi di euro che lo Stato stanzia per la spesa ospedaliera. I restanti 9 miliardi, invece, vanno alle cliniche convenzionate, alle case di cura ed agli ospedali privati accreditati. Quindi, a fronte di un grande sacrificio degli italiani che con una gigantesca colletta coatta forniscono alla sanità pubblica un fiume di denaro, abbiamo poi un servizio al cittadino che troppo spesso si rivela indegno di un Paese sedicente sviluppato e all’avanguardia.
I bilanci delle aziende ospedaliere, a dir poco sono opachi, o se preferite, poco trasparenti. Tanto per essere più chiari e per evidenziare i mali della nostra politica, che ormai da anni ha colonizzato tutti gli ospedali e trae enormi guadagni dalla gestione più o meno diretta delle strutture sanitarie private, si può senz’altro dire che in Italia risultano esserci anomalie “strane” come ad esempio un ospedale con 20 posti letto e 300 impiegati amministrativi, oppure, come quello di una clinica che ha in carico 27 cuochi pur non essendo dotata di cucina! Insomma, il ladrocinio di denaro pubblico non è nemmeno fatto in maniera furba, evidentemente c’è la consapevolezza di non rischiare nulla!
Il Segretario Federale
Paolo BINI