“Grazie” agli elettori e “Grazie” ai maghi della politica
E così eccoci qui, le elezioni ci sono state, ha vinto la destra capeggiata da Giorgia Meloni, ha perso l’altra destra, quella capeggiata da Enrico Letta, di sinistra nemmeno l’ombra, non esiste più da molti anni, ormai la politica italiana è fatta solo più da vigliacchi affaristi che, come dimostrano i fatti, negli ultimi trent’anni, non importa di quale colorazione fosse il governo, si sono venduti tutto ciò che c’era da vendere dell’Italia. Abbiamo visto e sentito Letta & C. agitare lo spettro del fascismo ed abbiamo visto e sentito la Meloni, ben accompagnata da Berlusconi e Salvini, agitare il fantasma del comunismo, tutta roba che non c’é più, magari non fosse così. Oggi si può votare chi si vuole senza che nulla cambi, il potere politico ed economico lo tengono ben stretto fra le loro manone i nostri grandi “amici” a stelle e strisce, l’Italia ormai è uno Stato finto e lo è da molti anni. Non possediamo più nulla, non una banca, non una compagnia energetica, non una di telecomunicazioni, non una moneta, non una sovranità minima che potrebbe aiutare ad identificare l’Italia come uno Stato sovrano. In una legislatura, in quattro anni e mezzo, sono volati via altri, mal contati, 10 punti di partecipazione al voto. Nessuna Regione ha retto l’urto, nemmeno quelle del Centro-Nord che nella mattinata del 25 settembre avevano fatto registrare buone affluenze e code davanti alle sezioni. Il Lazio si è fermato al 63%, a 10 punti dal risultato del 2018. La Lombardia è arriva al 70, ma la volta scorsa arrivò al 77 e poi c’é il Sud con la Campania che non ha raggiunto il 54%, la Calabria e la Sardegna che a stento si sono attestate sopra il 50%. Così, in definitiva, anche grazie alla legge che ha diminuito il numero dei parlamentari, avremo Camera e Senato che saranno il concentramento della schifezza precedente. Non poteva andare in maniera diversa, qualcuno non c’é l’ha fatta, ma i partiti, a ben vedere, sono riusciti nell’intento di scrollarsi di dosso tutti i sacrificabili, Di Maio docet, ed a riportare a Roma tutti i fedelissimi, quelli disposti a tutto pur di mantenere la poltrona.
In ogni caso, giusto per precisare, visto che nessuno l’ha fatto e nessuno lo farà, quelli che nella giornata del 25 settembre si sono recati ai seggi elettorali sono stati il 63,81% degli aventi diritto, poi, venuti a conoscenza della percentuale di schede nulle e bianche di molte sezioni, ben sapendo che il risultato non può essere indiscutibile, facendo però una semplice proiezione, sullo stile di quelle eseguite dalle agenzie demoscopiche per arrivare a fornire i risultati elettorali prima del termine dello spoglio delle schede votate, abbiamo accertato che al 36,19% degli italiani che si sono astenuti dall’esprimere una qualsiasi preferenza, va aggiunta una percentuale, che può avere una forbice che va dal 14 al16%, di elettori che hanno annullato la scheda o l’hanno riconsegnata in bianco, quindi, a ben valutare il risultato uscito dalle urne, oltre il 50% degli elettori si è rifiutato, ognuno a modo suo, di partecipare all’orgia elettorale organizzata al solo scopo di legittimare il governo che dovrà, fra vaccinazioni obbligatorie, pandemie inventate e guerra alla Russia, dare il definitivo colpo di grazia all’Italia. Quello a cui si è assistito, più che elezioni democratiche e libere, è più riconducibile ad un diligente contributo alla raccolta differenziata della carta e nulla più. E’ stata una campagna elettorale, vergognosa, organizzata per soddisfare gli interessi di Stati Uniti d’America e Unione Europea; una campagna elettorale condotta in buona parte “sotto gli ombrelloni”, nelle località turistiche, alla ricerca dell’attenzione di elettori distratti e nauseati, non a caso abbiamo ascoltato le parole di Claudio Fava, ex Presidente della Commissione Parlamentare antimafia, impegnato nelle concomitanti elezioni regionali nella sua Sicilia, leader della lista civica “100 Passi”, che sin troppo elegantemente, a giochi fatti, ha dichiarato: “Mi fermo qui. Dopo trent’anni di impegno politico mi chiamo fuori. La sconfitta elettorale non c’entra, c’entra la vita, che ti propone un tempo per tutto, basta essere capaci di ascoltarla.”
Abbiamo assistito alla presa di posizione dell’ex Senatore liberale Enzo Palumbo che, recatosi al voto, ha preteso che si registrasse la sua protesta contro questa legge elettorale.
Abbiamo ascoltato le parole di un vero giornalista, Michele Santoro, a cui l’informazione ufficiale ha spesso tappato la bocca, che così si era espresso a pochi giorni dall’appuntamento elettorale: “Io non me la sento di votare per quelli che mandano le armi in Ucraina, credo che nella società italiana vi sia un vuoto di rappresentanza totale. Io sono contro il modo in cui l’Italia sta affrontando il conflitto, l’unica strada che ho davanti a me, non avendo una forza politica che mi rappresenta, è quello di disertare. Non lo consiglio, è un atteggiamento personale, ma non posso credere in quelli che un giorno sono per non mandare le armi e il giorno dopo le vogliono mandare”. Infine abbiamo avuto conferma dell’inutilità del voto, quando il giorno dopo la sua consacrazione a futuro capo del governo, ci è toccato leggere la notizia riportata dall’Ansa, che citando fonti parlamentari riportava di una lunga telefonata fra la Giorgia Meloni e Mario Draghi. Telefonata nella quale i due avrebbero discusso delle prossime scadenze riguardanti le materie economiche a cominciare dalla nota di aggiornamento al DEF (documento di economia e finanza) in vista della preparazione dell’imminente manovra finanziaria da parte del prossimo governo.
Insomma, in ultimo voglio fare qualche “ringraziamento”:
“Grazie” ai tanti “Paragone” che hanno voluto sin da subito frammentare il voto contro la partitocrazia romanocentrica.
“Grazie” ai tanti improvvisati “maghi della politica” che non hanno capito con chi avrebbero avuto a che fare: una grande forza di persuasione dei partiti pro guerra e pro vaccinazione obbligatoria e un elettorato ormai completamente rincoglionito.
“Grazie” a chi ha tentato, credendo di superare da solo lo sbarramento del 3%, di rappresentare il malcontento degli italiani che va ben oltre il 50% degli aventi diritto di voto.
“Grazie” a chi, nel 2022 dopo Cristo, ha fatto riecheggiare ancora le parole di due fra i più importanti storici romani, Publio Cornelio Tacito e Tito Livio, anche autore dell’Ab Urbe condita, che rispettivamente scrissero: “I Celti combatterono disuniti e li unì la sorte della sconfitta. Se fossero stati indivisibili, sarebbero stati invincibili” e “L’ira è inutile se non accompagnata dalla forza.”
Il Segretario Federale
Paolo Bini