Oggi come ieri, non è mai finita per “Operazione Silenzio”
“Amici miei, trovandomi in questa tappa della storia, pagherò con la vita la lealtà al popolo. Hanno la forza, potranno sottometterci, ma i processi sociali non si fermano né con il crimine né con la forza. La Storia è nostra e la fanno i popoli. Mi rivolgo all’uomo del Cile, all’operaio, al contadino, all’intellettuale, a quelli che saranno perseguitati, perché nel nostro Paese il fascismo ha fatto la sua comparsa già da qualche tempo. La storia li giudicherà. Starò sempre insieme a voi. Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore. Viva il Cile! Via il popolo! Viva i lavoratori!”
Erano le 9:10 del mattino dell’11 settembre del 1973 quando “Radio Magallanes”, l’ultimo mezzo d’informazione ancora non oscurato dall’OPERAZIONE SILENZIO ordita dalla C.I.A., trasmise le ultime parole di Salvador Guillermo Allende Gossens, praticamente l’ultimo Presidente cileno eletto dal popolo, nel novembre 1970, senza il consenso degli Stati Uniti d’America. Ormai era la fine, le parole di Allende, seppur piene di orgoglio e di amore per la propria Terra e la propria gente, non furono profetiche, nessun uomo Libero ha mai più governato il Cile. Quel giorno gli americani uccisero definitivamente la Democrazia in Cile, lo fecero attraverso un colpo di Stato, esattamente come nel 2011 in Egitto e nel 2014 in Ucraina. L’uomo scelto da Washington, messo in pista per dare sfogo all’operazione denominata “CONDOR”, fu scelto fra i più vicini a Salvador Allende, il Giuda fu identificato nella persona di Augusto Pinochet.
Gli Stati Uniti d’America non hanno mai permesso agli Stati dell’America Latina di essere autonomi rispetto alla politiche ed ai dettami della Casa Bianca, forse, il Brasile governato da Jair Bolsonaro è oggi l’unico Stato sudamericano, non a caso sempre nell’occhio del ciclone mediatico, che più si affranca dall’egemonia statunitense. A conferma di ciò voglio ricordare alcuni degli interventi più evidenti, spesso condotti anche con raid armati, degli yankee nell’America del Sud:
- 1965-66 – Repubblica Dominicana – gli Stati Uniti lanciarono “OPERATION POWER PACK” per impedire al Presidente, eletto democraticamente dal popolo, Juan Bosch di tornare a governare dopo che era stato destituito dal colpo di Stato che aveva portato alla presidenza l’uomo voluto da Washington, Joseph Donald Reid Cabral.
- 1971 – Bolivia – il Governo degli Stati Uniti sostenne il golpe guidato dal generale Hugo Banzer che rovesciò il Governo del Presidente eletto Juan Josè Torres, successivamente rapito e assassinato.
- 1980-1992 – El Salvador – il Governo degli Stati Uniti fornì reparti speciali, armi e addestramento all’esercito salvadoregno che rovesciò il Governo di Carlos Humberto Romero. L’uomo della Casa Bianca era José Napoleon Duarte. Furono 12 anni di repressione, stragi e torture a danno dei civili, il nemico per gli americani era il “Fronte Farabundo Marti per la Liberazione Nazionale”. All’uopo venne creato il “Battaglione Atlacati” che si macchiò dei più atroci crimini di guerra, un po’ come oggi in Ucraina il “Battaglione Azov”.
- 1982-1989 – Nicaragua – il Governo degli Stati Uniti intervenne pesantemente con l’intento di ripristinare la dittatura di Anastasio Somoza. La C.I.A. per l’occasione creò il “manuale del terrore” con l’intento di istruire i guerriglieri “Contras”, che avevano sede in Honduras, sulle operazioni psicologiche da condurre nella guerra civile. Il manuale forniva indicazioni dettagliate sul come diffondere il terrore fra la popolazione, istruiva anche sul come portare a termine attentati, sul come far saltare per aria pubblici edifici, assassinare giudici, creare martiri e ricattare i cittadini.
- 1983 – Grenada – La piccola isola venne stravolta dall’operazione ribattezzata “Urgent Fury”. L’esercito statunitense la invase con l’intento di rimuovere il Governo di Hudson Austin, da poco Presidente ma inviso alla Casa Bianca per le sue idee socialiste.
- 1989 – Panama – Nel dicembre del 1989, in un’operazione militare chiamata “Just Cause”, gli Stati Uniti invasero Panama. Il presidente George H. W. Bush lanciò l’aggressione dieci anni dopo la ratifica dei trattati Torrijos-Carter, che sancivano il trasferimento del controllo del Canale di Panama dagli Stati Uniti a Panama entro il 2000. Gli Stati Uniti destituirono il leader panamense, il generale Manuel Noriega e lo deportarono negli Stati Uniti. Il presidente eletto Guillermo Endara prestò giuramento e le forze armate panamensi furono sciolte.
- 1915 – ancora in corso – Venezuela – messo sotto embargo dal marzo 2015 quando il Presidente U.S.A., Barack Obama, dichiarò il Venezuela una minaccia alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti d’America. Da allora sono stati tentati più volte colpi di Stato, la popolazione venezuelana è stata messa alla fame, impedendo a tutti i Paesi dell’area N.A.T.O. di avere scambi commerciali con il Venezuela. Addirittura, gli Stati Uniti superarono il ridicolo quando nel 2019 si spinsero a riconoscere la presidenza dell’autoproclamatosi Presidente Juan Gerardo Antonio Guaidò Marquez, poi inabilitato a seguito del colpo di mano sponsorizzato dalla C.I.A., dal Presidente democraticamente eletto, Nicolas Maduro, ad esercitare un qualsiasi incarico pubblico per 15 anni. Oggi in Venezuela gli Stati Uniti si stanno servendo addirittura dei guerriglieri “Hezbollah” per continuare con la loro campagna di destabilizzazione attraverso attentati, omicidi e agguati.
Questo, solo per rimarcare come gli Stati Uniti d’America intendono la Democrazia e la Libertà. Nulla era ed a quanto pare è possibile fare senza che i “poliziotti del mondo”, i nostri “amici” yankee, lo vogliano o lo tollerino. Allende era il Presidente del popolo, era un socialista vero, nei suoi primi provvedimenti eliminò le sovvenzioni pubbliche alle scuole private e legalizzò l’aborto mettendosi contro la Chiesa cattolica; diede il via ad una grande riforma agraria attirando su di sé l’odio dell’alta borghesia latifondista; nazionalizzò le banche e soprattutto le miniere di rame, enorme fonte di ricchezza sino ad allora nelle mani di due aziende statunitensi, la “Kennecott” e la “Anaconda”. Milioni di poveri ricevettero cibo gratuito mentre ai bambini fu garantito il latte. Venne istituita la “Segreteria delle donne” allo scopo di occuparsi dei loro diritti e aiutarle a migliorare le loro condizioni economiche e sociali. Fu artefice di grandi stanziamenti alla scuola pubblica con lo scopo di incentivare l’alfabetizzazione, furono aumentate le pensioni ed i salari minimi. Allende divenne in breve un uomo pericoloso, le sue politiche sociali cominciavano a concretizzarsi, stava dimostrando al mondo che esisteva un’alternativa al capitalismo americano dispensatore di falsa libertà. Allende stava dimostrando che era possibile un governo socialista senza la rinuncia al sistema democratico; senza nessuna dittatura o prevaricazione. Stava dimostrando che la società civile poteva crescere nel segno dei diritti e dell’uguaglianza e questo non poteva essere tollerato dagli Stati Uniti d’America. Augusto Pinochet, invece, era l’uomo giusto, un militare pronto a tradire il suo popolo e il Presidente che l’aveva nominato Capo di Stato Maggiore; un dittatore in erba, pronto a macchiarsi per la felicità della Casa Bianca dei peggiori crimini possibili. Allende per la storia ufficiale si suicidò, il suo entourage fu arrestato, torturato e giustiziato. Giornali e televisioni vennero bombardati, i ribelli furono perseguitati, le voci dissidenti vennero censurate, il grande scrittore Luis Sepulveda venne arrestato e torturato, l’abitazione di Pablo Neruda, scomparso mentre nel suo Paese si stava instaurando la feroce dittatura di Pinochet, venne saccheggiata dagli squadristi fascisti.
Finalmente la “democrazia” a stelle e strisce poteva tornare a stare tranquilla, il socialismo era stato sconfitto, era stato dimostrato che l’unica alternativa al capitalismo poteva essere, quando Washington lo ritenesse opportuno, la dittatura dell’uomo forte, però, sempre devoto agli interessi dello Zio Sam.
Il Segretario Federale
Paolo Bini