Il rispetto dell’ambiente non può divenire un fatto globale, la sua rapina non avrebbe mai fine
Così, all’improvviso, la gente pare aver appena scoperto l’ambiente nel quale da sempre è vissuta, la sua fragilità e il suo bisogno di respiro e questo, mentre noi, inascoltati da tutti, certamente dalla politica, ma anche dai cittadini, dalla nostra nascita, ottobre 2005, abbiamo sempre cercato di sensibilizzare le persone sulla crisi ambientale, che oggi è divenuta triste realtà. Allora venivamo quasi guardati come dei pazzi, la cosa non interessava a nessuno, guai a parlarne nei comizi, guai a scriverne, si aveva una sola certezza, la gente non ascoltava e non leggeva. Poi, è arrivata dal nulla la “bimba” svedese, Greta Thunberg, addirittura ricevuta dai grandi della Terra, al “G20”, al Parlamento Europeo, dal Papa, ascoltata come un oracolo, sparata in tutte le case del “libero” e “democratico” Occidente attraverso televisioni indottrinate e giornalisti invasati un tanto al dollaro, arrivati addirittura a dipingerla come la nuova Giovanna d’Arco, dopo che migliaia di manifestazioni di piazza con alla testa la paladina svedese dell’ambiente avevano lasciato dietro di sé tonnellate di rifiuti prodotti dagli ambientalisti del nuovo millennio, tutti vestiti con i marchi delle grandi multinazionali dell’abbigliamento e dello sport, prodotti a nome di “Nike”, “Rebook”, “Adidas” ecc. nei paesi sottosviluppati dove il lavoro è sfruttamento, soprattutto minorile.
Nei primi giorni del 2006 noi eravamo usciti con il nostro manifesto “Fare della politica energetica e ambientale il fulcro della politica economica”, consideravamo fondamentale, ed oggi nulla è cambiato, il tema ambientale, abbiamo sempre pensato che riguardasse tutti, anche gli “ambientalisti della domenica”, però, in Italia, come in tutto l’Occidente filo americano l’ambiente è politica e la politica è business, quindi, d’ambiente si doveva e parlare solo quando faceva comodo ai padroni della politica, soprattutto si doveva, esattamente come oggi, parlarne senza toccare i temi ed i veri problemi che andrebbero, invece, affrontati.
Ora, mi permetto di chiedere alla gente normale, quella non disposta a credere che le case farmaceutiche esistano per sconfiggere le malattie; quella che non crede che le armi siano il mezzo per raggiungere la Pace; quella che non crede al volo degli asini, “Come fa una ragazzina svedese, senza avere sovvenzioni miliardarie, ad organizzare tante e simili manifestazioni, come fa ad avere a disposizione tutte le televisioni in ogni angolo di mondo controllato dagli Stati Uniti d’America?”
“Non ci sarà mica qualcuno disposto a credere che abbia fatto tutto da sola, con l’aiuto della famiglia e di qualche amico?” Provino, i sostenitori degli asini volanti ad organizzare anche solo una festa paesana di tre giorni e poi, se ancora non convinti, non stiamo neanche più a parlarne, i cervelli bruciati non sono più riutilizzabili e noi non abbiamo tempo da perdere.
L’ambientalismo portato avanti da Greta Thunberg, secondo noi, non è neanche definibile ambientalismo in quanto di chiara matrice globalista. Dietro la tematica ambientale si intravvede sin troppo chiaramente il tentativo di imporre valori che nulla hanno a che fare con l’ecologia e il rispetto dell’ambiente. Alla base delle manifestazioni a orologeria che hanno fatto conoscere Greta in tutto il mondo ci pare essere un ambientalismo che se ne frega della difesa del territorio, che non mette in discussione le vere cause dell’inquinamento a livello mondiale, un ecologismo che viene usato come strumento geopolitico, sin troppo evidentemente asservito agli interessi delle grandi multinazionali. A tal proposito basti vedere la massificante, quasi coatta, introduzione dell’auto elettrica sul mercato, un esempio forse banale, ma sicuramente opportuno, perché se a girare per le strade da almeno 5-6 anni ci fossero 2-3 miliardi di auto elettriche, oggi saremmo, non fosse altro che per lo smaltimento delle batterie, in presenza della più grande catastrofe ambientale mai vista sulla Terra, peggio del disastro nucleare di Chernobyl e delle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki.
Era scontato da tempo che al centro del problema ecologico ci sarebbe stata la crisi ambientale, solo che tale grande problematica, come tutto nell’era della pandemia virtuale, è diventata uno spot globale, capace di di incuriosire e affascinare i giovani e al tempo stesso di riservare ad una tematica, che dovrebbe impegnare tutti ad una revisione del proprio modo di concepire il mondo, quello naturale e quello sociale, assolutamente non disgiunti l’uno dall’altro, la più incosciente e dequalificata superficialità.
I valori portati avanti da Greta Thunberg, chissà se è in grado di rendersene conto, includono una visione contraria agli Stati nazionali, una visione favorevole al multiculturalismo ed anche una visione di “ambientalismo centralizzato” tale per cui, entità sovranazionali si arrogheranno il diritto, se non fermate in tempo, di imporre ai singoli Stati, ai singoli individui ed alle singole comunità, leggi in nome del rispetto ambientale in maniera dogmatica, a tappe forzate, nel rispetto di un’agenda universalista che di tutto terrà conto, ma non certamente dei bisogni dell’ambiente.
Il Segretario Federale
Paolo Bini